Europa

Piano Ue: partenariati con l’Africa per limitare le partenze di migranti

Un’accelerazione sulla collaborazione con i Paesi terzi, come la Tunisia, il Marocco o la Libia, per limitare le partenze dei migranti. “Partnership e cooperazioni vantaggiose per tutti”, che punteranno alla lotta contro i trafficanti di esseri umani e ad accordi sui rimpatri. In cambio, aiuti consistenti per il rilancio economico o l’ampliamento dei canali legali per l’immigrazione. Ciascun progetto sarà tagliato su misura, a seconda delle esigenze. Quello con Tunisi, dove di recente si è recata anche il ministro Luciana Lamorgese, è a buona maturazione e potrebbe essere tra i primi. Il fine è “prevenire la perdita di vite e ridurre la pressione sulle frontiere esterne”. Il piano europeo per il vertice dei leader del 24 e 25 giugno punta tutto sull’azione esterna.

Nella prima bozza di conclusioni vista dall’agenzia Ansa – un canovaccio in attesa delle osservazioni dalle capitali – non ci sono infatti accenni alla spinosa questione dei ricollocamenti. Ma oggi a Barcellona i premier Mario Draghi e Pedro Sanchez hanno cementato la loro alleanza in vista del summit e rilanciato con una “richiesta urgente all’Europa di giungere ad una risposta comune, bilanciando i principi di umanità, solidarietà e responsabilità condivisa”, oltre ad insistere sulla necessità di portare a compimento il Patto su immigrazione e asilo, tenendo “in conto la visione dei Paesi di primo ingresso”.

Un tasto su cui ha martellato anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in un’intervista al quotidiano catalano El Periodico. Il tema, già sollevato da Draghi all’ultimo vertice, è stato tenuto intenzionalmente a distanza dalle mani europee, per evitare di avvelenare il dibattito. “Il dossier è troppo tossico”, continuano a ripetere molti diplomatici a Bruxelles, meglio provare a rallentare gli arrivi e riprendere in un secondo momento le annose discussioni sull’equilibrio tra responsabilità e solidarietà. Il tema più difficile in assoluto per l’Unione.

Nelle settimane passate Roma aveva avviato negoziati con Parigi e Berlino per un meccanismo temporaneo sui ricollocamenti, una sorta di soluzione ponte in attesa dell’adozione di accordi più stabili, a 27. Ma le discussioni si erano arenate perché l’Italia non sembra aver mostrato la “flessibilità” sperata a muoversi su altri aspetti del Patto, come ad esempio i movimenti secondari verso il Nord Europa dei cosiddetti dublinanti. Un flusso continuo che pone Germania e Francia tra i primi in Ue per richieste d’asilo, ben avanti all’Italia. Ma è possibile che, anche in vista della conferenza di Berlino sulla Libia del 23 giugno, proprio alla vigilia del vertice qualcosa si stia muovendo. E Draghi potrebbe avere anche una leva. Nella bozza preliminare delle conclusioni del vertice è previsto infatti un tema centrale per Berlino: il rifinanziamento dell’accoglienza dei profughi siriani in Turchia (durante la crisi migratoria del 2015-2016 era stata proprio Merkel la promotrice dell’accordo con Ankara per arrestare il flusso sulla rotta del Mediterraneo orientale fino alla Germania). E c’è fermento intorno alla cifra che ancora deve essere svelata dalla Commissione europea. Non dovrebbe discostarsi molto dai precedenti 6 miliardi stanziati per l’EU-Turkey statement del 2016. Molti Stati membri insistono che l’intero importo arrivi dal bilancio europeo. E c’è chi teme che prosciughi gli 8 miliardi del nuovo strumento per lo sviluppo e cooperazione internazionale (Ndici). Insomma, è probabile che a Berlino servano alleati.

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