Europa

Quale Europa e con quali costi

La validità di un progetto politico non può risultare vincolata al mero conteggio tra il “dare ed avere” relativo alla contabilità della singola nazione.

La progettualità politica ed istituzionale non può venire valutata in termini semplicemente economici e finanziari ma determina i propri effetti scaturendo da visioni di medio e lungo termine, come tale non può essere soggetta a semplice parametro in grado di valutarne il “peso” monetizzabile nell’immediatezza.

Il solo prestigio riconosciuto dalla comunità internazionale ad una istituzione specialmente se internazionale risulta valutabile con estrema difficoltà in termini monetari come la stessa capacità di influenzare le politiche di sviluppo internazionali a favore degli Stati membri.

Tuttavia è possibile apprezzarne il valore e quindi darne un valutazione grazie ad un “plus aggiuntivo” rispetto alle potenzialità della singola nazione, grazie ad un maggiore credito riconosciuto ad una impresa nazionale proprio grazie alla appartenenza alla istituzione europea.

In questo contesto allora ogni finanziamento destinato alla istituzione sovranazionale si ripaga con il plus di cui sopra. Ma le cose cambiano radicalmente quando la stessa Istituzione destinataria dell’impegno finanziario rappresenta la vera causa del declino economico nazionale. Un risultato determinato dalla elaborazione di politiche che non tengono in alcuna considerazione il momento storico (conseguenze della ondata pandemica ed impegno nella guerra russo ucraina), come tantomeno ci si interroga sulle priorità dei comuni cittadini adottando una deriva ideologica ambientalista. Per non dimenticare la assoluta mancanza di una strategia di politica estera la quale conferma una incolmabile lacuna culturale e si preferisce demandare il tutto alla Nato.

In questo contesto, allora, ecco come i conti economici diventino l’unico parametro verificabile nella valutazione complessiva di una adesione.

La terribile contabilità del dare ed avere fotografa il bilancio passivo per il nostro Paese nei confronti dell’Unione Europea mai equamente compensato in termini di una riconosciuta centralità.

La superiorità morale attribuita in modo assolutamente arbitrario, ed in considerazione dei risultati ottenuti al pensiero europeo, non regge minimamente alcun confronto con la semplice contabilità finanziaria scaturita dal rapporto tra i due soggetti politici.

Da europeista mi aspettavo che l’Unione si manifestasse come un fattore moltiplicatore delle risorse politiche, economiche e finanziarie dei singoli Stati che la compongono, mentre la cruda realtà dei numeri dimostra esattamente il contrario.

Mostra altro

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio