Riunione del Consiglio europeo di Sofia
Confermata la prospettiva europea per i Balcani
Il Consiglio europeo, vale a dire l’incontro al vertice dei Capi di Stato o di Governo dei Paesi membri dell’Unione europea, alla presenza dei leader dei sei partner dei Balcani occidentali – Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, ex Repubblica jugoslava di Macedonia e Kosovo – si è riunito a Sofia il 17 maggio scorso, concludendo i suoi lavori con una dichiarazione congiunta relativa al sostegno inequivocabile alla prospettiva europea dei Balcani occidentali. “Oggi abbiamo ribadito il nostro impegno reciproco a favore della prospettiva europea per l’intera regione. Come ho dichiarato durante la mia recente visita nella regione – ha dichiarato il presidente Donald Tusk – l’Unione europea è, e rimarrà, il partner più affidabile per l’insieme dei Balcani occidentali. E in termini molto concreti abbiamo discusso di come migliorare i collegamenti con la regione dei Balcani occidentali e al suo interno”.
E’ stato adottato anche il “programma delle priorità di Sofia”, allegato alla dichiarazione, nel quale sono delineate nuove misure per una cooperazione rafforzata con la regione. Si tratta in particolare del rafforzamento del sostegno allo stato di diritto e alla buona governance, di un maggiore impegno per la sicurezza e la migrazione, dello sviluppo socioeconomico con particolare attenzione ai giovani, dell’incremento della connettività, di un’Agenda digitale per i Balcani occidentali e del sostegno alla riconciliazione e alle relazioni di buon vicinato nei Balcani occidentali. “Non vedo per i Balcani occidentali – ha aggiunto Tusk – altro futuro se non l’UE. Non c’è alternativa, non esiste un piano B. I Balcani occidentali sono parte integrante dell’Europa e fanno parte della nostra comunità”. Ed ha continuato: “Abbiamo discusso su come migliorare i collegamenti con e all’interno della regione dei Balcani occidentali, ovvero le connessioni umane, economiche, digitali e infrastrutturali. Ad esempio – ha continuato il Presidente del Consiglio Ue – abbiamo concordato di raddoppiare Erasmus-più per consentire a un maggior numero di giovani di studiare nell’UE”, di lavorare “per l’abbassamento delle tariffe di roaming” e di cercare di “creare condizioni più favorevoli per gli investimenti privati fornendo migliori garanzie bancarie”. Nonostante l’incoraggiamento che i leader europei hanno espresso ai Paesi dei Balcani occidentali per proseguire il cammino delle riforme orientate all’Ue, non sembra ci sia molto spazio per un ingresso imminente dei sei Paesi nel blocco dell’UE. Secondo la “Strategia europea per i Balcani occidentali”, diffusa dalla Commissione europea lo scorso febbraio, Serbia e Montenegro dovrebbero essere tra i primi, “entro il 2025”, a entrare, mentre per gli altri quattro Paesi l’ingresso potrebbe essere previsto per più tardi. Il tutto a condizione che siano soddisfatte una serie di condizioni che riguardano la legalità, lo stato di diritto, la lotta alla corruzione, etc. E proprio su questi punti, e anche su altre varie motivazioni, più o meno legate alle specificità o alle problematiche nazionali dei Paesi europei, sembra che si concentri lo scetticismo dei leader – e quello, più velato, dello stesso presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Negli ultimi 15 anni”, ha detto Macron ai giornalisti durante il summit di Sofia, si è percorsa una strada che “ha indebolito l’Europa, pensando tutto il tempo che sarebbe dovuta essere allargata”. Dopo l’allargamento a Est avvenuto nel 2004, che ha visto l’ingresso di dieci Paesi in un colpo solo, con situazioni economiche e sociali molto differenti tra loro, e con non pochi problemi riguardanti la coesione, non sembra giunto il momento di aprire nuovamente e immediatamente le frontiere a nuovi Paesi, che tra l’altro presentano situazioni problematiche riguardanti la legalità, la corruzione e lo stato di diritto. Le condizioni non sono ancora mature per avere garanzie in ordine a questi punti. Lo stato di diritto se non c’è, o se è traballante, non può essere realizzato con un colpo di bacchetta magica. La corruzione, come in Albania ad esempio, non può essere cancellata con una dichiarazione di buona volontà. Una posizione più attenuata è stata espressa dal Ministro Gentiloni per il “rapporto speciale” che l’Italia ha con i Balcani, “basato su storia, economia e geografia” oltre al fatto che il nostro Paese è “uno dei principali partner economici (della regione) insieme alla Germania”. Nonostante tutti i distinguo sull’imminenza o meno dell’ingresso – e quelli riguardanti una proroga nel tempo sono maggioranza – la strategia dell’UE resta confermata: i sei Paesi partner dei Balcani hanno una sola prospettiva: l’Europa. Prima risolveranno i loro punti critici, meglio sarà per tutti.