Europa

Truffe e certificazioni anti-truffa: le due facce dell’ambientalismo

La regressione neopagana ad un uomo che è succube della natura anziché padrone in grado di sfruttarla genera truffe. L’anno scorso l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha assegnato sanzioni relative a 36 pratiche scorrette per 72.135.700 euro e a 10 pratiche di inottemperanza per 16.270.000 a società, enti e aziende che hanno attuato il greenwashing, che cioè attraverso la pubblicità o le etichette hanno spacciato per rispettosi dell’ambiente prodotti che così virtuosi non erano.

Lo scorso marzo l’Unione europea ha approvato una direttiva per utilizzare il termine “green” nei “green claims”, cioè negli slogan pubblicitari, al fine di contrastare e porre fine alle false dichiarazioni a tutela dei consumatori. Quindi d’ora in poi le etichette dei prodotti senza questa definizione non possono circolare nel mercato dell’Unione europea ed appositi organismi di parte terza (come la EthicsGo fondata a Verona nel 2015 e primo esempio in Italia di organismo che, nelle parole del fondatore Giuseppe Patat, «accerta la sostenibilità di prodotti riguardati dal cibo all’abbigliamento, alla cosmesi, dall’economia e finanza al marketing in ogni settore») vengono chiamati a certificare che la produzione in conformità dell’ambiente che le aziende indicano per i propri prodotti sia effettivamente praticata e non solo millantata.

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