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Ursula von der Leyen nuova presidente della Commissione europea

Ursula von der Leyen, 60 anni, tedesca, protestante luterana, 7 figli, della CDU di Angela Merkel, già ministro della Difesa, sarà la nuova presidente della Commissione europea, in sostituzione di Jean-Claude Juncker, cristiano-sociale lussemburghese. È stata eletta martedì sera, 16 luglio, dal Parlamento europeo con 383 voti a favore, con un scarto di soli 9 voti sui 374 necessari per avere la maggioranza. I voti contrari sono stati 327 e gli astenuti 22. I timori della vigilia su di una possibile bocciatura sono svaniti, ma il risultato finale dimostra una spaccatura anche all’interno dei gruppi politici.  Dei socialisti mancano almeno 40 voti e non tutti i liberali hanno votato a favore. Il Ppe ha votato compatto per Ursula, pare con qualche leggera sbavatura individuale. La Lega ha votato contro, come i Fratelli d’Italia, mentre i Grillini hanno votato a favore, insieme al Pd e a Forza Italia. Tra il gruppo dei Conservatori e Riformisti solo i polacchi hanno votato a favore.  L’elezione comunque conferma l’esistenza di una maggioranza anti sovranista centrata sui tre gruppi politici maggiori. I Verdi, non avendo ottenuto dalla candidata l’impegno per ridurre del 55% le emissioni di gas serra (lei si è limitata al 50%), le hanno votato contro e hanno criticato in aula l’insufficiente – a loro dire –  politica ambientalista. Per avere un’idea del fenomeno dei “franchi tiratori” è sufficiente constatare il divario fra la somma dei seggi dei gruppi Ppe, S&D socialisti e Renew europe liberali, che si sono dichiarati a favore della candidata tedesca (444 deputati) e i voti realmente ottenuti: 383. E’ presto per dire che quella appena apertasi sarà una legislatura debole, vista la scarsa maggioranza ottenuta con la scelta della presidenza. Bisognerà attendere l’elezione dei Commissari e verificare il loro spessore di competenze e di  personalità prima di pronunciarci sulle possibili qualità dell’esecutivo, ma è indubbio che un segno di debolezza, più che dalla composizione della stessa Commissione, è rappresentato dalle striature divisorie esistenti all’interno dei gruppi politici. L’esempio fornito dal gruppo socialista nel corso della votazione non è consolante. A nulla è servita l’azione del presidente Davide Sassoli per riportare il gruppo all’unità prima del voto. D’altro canto anche la sua elezione, avvenuta al secondo scrutinio, dimostra una certa assonanza con quella della Von der Leyen. E’ riuscito con 345 voti, undici in più rispetto alla maggioranza di 334 voti richiesti. La votazione della Presidente della Commissione  ha ripetuto la debolezza della maggioranza che si era già presentata con la votazione del presidente del Parlamento. Se molti commentatori continuano ad affermare che la situazione è tranquilla perché i sovranisti sono stati battuti, c’è legittimamente da chiedersi, tuttavia, se questa tranquillità in realtà non sia che un puro auspicio. Il discrimine non è rappresentato soltanto dal populismo sovranista contro una certa visione del processo europeo di integrazione, ma può manifestarsi su tutta una serie di problemi di gestione delle istituzioni e di scelte programmatiche importanti,  come una politica estera, di difesa e di sicurezza comuni, che segnerebbe una svolta politica qualitativamente molto importante per l’avvenire dell’UE e dei suoi Stati membri. Non sarà una legislatura tranquilla. Vorremmo che non fosse una legislatura che si perde in una dialettica politica inconsistente, che si divide su tanti argomenti e sulle numerose scelte, che invece richiedono unità di visione e maggioranze consistenti. Indicazioni più certe arriveranno nei prossimi giorni, quando i governi dei Paesi membri presenteranno le candidature dei Commissari. Prima di metà settembre Von der Leyen dovrà assegnare i portafogli. E tra metà settembre e metà ottobre avranno luogo a Bruxelles le audizioni dei candidati commissari da parte delle competenti commissioni parlamentari. Si prevede che tra il 21 e il 23 ottobre il Parlamento si riunisca a Strasburgo per la votazione definitiva dell’insieme della nuova Commissione europea. Il Consiglio, invece, darà il via libera il 17 ottobre e la nuova Commissione di Von der Leyen si insedierà ufficialmente tra il 1° e il 4 novembre. Si concluderanno così le molteplici procedure scaturite dalle elezioni del 26 maggio per consentire al nuovo esecutivo ed alle altre istituzioni dell’Unione (Presidenza dell’UE, Alto Rappresentante per la politica estera e Vice Presidente della Commissione, Banca Centrale europea) di iniziare una nuova fase politica, caratterizzata, senza alcun dubbio, dai marcati risultati elettorali: sovranisti, nazionalisti, europeisti, di destra, di sinistra, ambientalisti, globalisti, antiglobalisti, ecc. Risultati spesso contradditori e in ogni caso, tendenti a non rispettare la tradizione – come il rifiuto del principio dello “spitzenkandidat”- e a giocare in proprio su ogni argomento. La nuova presidente, per fortuna nostra, ha le idee molto chiare sull’avvenire nostro e dell’Unione. Essere uniti, accettare il dialogo ed i compromessi che ne derivano, considerare l’Europa una società aperta e fondata su regole e sulla democrazia, aprirsi al nuovo senza essere sottomessi alle tecnologie, ma usarle per la maggiore libertà di tutti e per far emergere quanto di buono l’umanità sa esprimere, nel rispetto della sua dignità di persona e nella consapevolezza che il benessere va condiviso con chi ne ha meno o non ne ha affatto. L’Italia non ha ancora scelto il suo candidato Commissario, pur pretendendo il settore della Concorrenza. Il ministro degli Affari esteri, Moavero Milanesi, ha una grande e lunga esperienza del settore, avendo svolto la funzione di membro del gabinetto prima, e di Capo gabinetto poi, del Commissario italiano alla Concorrenza. Ha anche scritto un libro che rappresenta un punto di riferimento specifico per i cultori della materia. Ma ha il demerito di non essere iscritto alla Lega o al partito dei Grillini. Vedremo come andrà a finire, con il governo che si è spaccato anche sul nome della Presidente Ursula von der Leyen. Italia debole, in un’Europa meno solida e coesa.!

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