Von der Leyen contro Erdogan: per la Ue Cipro è una sola ed è tutta unita
I ciprioti “meritano di vivere in un Paese riunito in condizioni di pace, convivenza, stabilità e prosperità”. Lo ha sottolineato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, in occasione del 50mo anniversario dello sbarco delle forze turche nell’isola. La questione di Cipro “è una questione europea”, ha aggiunto von der Leyen secondo quanto riferiscono i media di Nicosia. L’Ue, ha concluso von der Leyen, continuerà a sostenere gli sforzi di riunificazione in conformità con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha rilasciato una nota in occasione dell’anniversario dello sbarco, avvenuto nel 1974, in cui rende omaggio “a coloro che hanno perso la vita nel conflitto” e chiede un accordo di pace “in linea con il piano approvato dalle Nazioni Unite”. “Noi onoriamo coloro che sono scomparsi. E ci battiamo per uno Stato europeo unificato, basato sulle risoluzioni delle Nazioni Unite. Senza truppe di occupazione straniere”, ha dichiarato Mitsotakis, citando il poeta greco-cipriota Leonidas Malenis per descrivere Cipro come “una foglia verde-oro gettata sul mare”.
La riunificazione è “l’unica strada percorribile per Cipro”, ha dichiarato il presidente cipriota, Nikos Christodoulides, in occasione dell’anniversario dello sbarco delle forze turche nell’isola, avvenuto 50 anni fa. “Non esiste nessun’altra opzione”, ha precisato il capo dello Stato parlando con i giornalisti a Nicosia nel giorno in cui l’omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, ha fatto invece visita nell’autoproclamata repubblica turca di Cipro del nord per le celebrazioni dell’anniversario. Come riporta l’agenzia di stampa “Anadolu”, Erdogan è partito il 20 luglio dall’aeroporto Ataturk di Istanbul ed è atterrato all’aeroporto Erklan, dove è stato accolto dal presidente de facto dell’autoproclamata repubblica cipriota del nord, Ersin Tatar, con una cerimonia di benvenuto a cui ha preso parte anche il premier Unal Ustel, insieme a rappresentanti istituzionali e diplomatici turchi.
La Turchia definisce lo sbarco di 50 anni fa una “operazione di pace”: il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha scritto su X che Ankara “continuerà a difendere i diritti e gli interessi di Cipro”, sottolineando che “la pace e la tranquillità raggiunte sull’isola durano da mezzo secolo”. “Oggi commemoriamo anche i nostri martiri e veterani che hanno sacrificato la loro vita per l’esistenza dei turco-ciprioti, e che sono parte integrante della nostra nazione”, ha aggiunto Fidan.
La Turchia “è aperta al dialogo per garantire la pace e arrivare a una soluzione permanente a Cipro”, ha detto Erdogan in occasione della sua visita. Come riporta la stampa turca, Erdogan si è detto “onorato” di celebrare la ricorrenza che “ha permesso al popolo turco-cipriota di ottenere la libertà”. “Ricordo con misericordia e gratitudine i nostri eroici martiri che hanno dato la vita per mantenere in vita il Paese. Possano le anime degli uomini coraggiosi caduti per il nostro Paese, la nostra bandiera, la nostra indipendenza e il nostro futuro riposare in pace”, ha affermato il presidente turco nel suo discorso. “La Turchia e la repubblica turca di Cipro del nord sono fianco a fianco. La nostra presenza qui oggi dimostra l’importanza che la nazione turca attribuisce alla causa di Cipro”, ha sottolineato Erdogan.
Il presidente della Turchia ha spiegato che gli anni compresi tra il 1963 e il 1974 sono stati per i turco-ciprioti “un periodo pieno di sangue, lacrime e oppressione”. Secondo Erdogan, infatti, “il popolo turco-cipriota è stato escluso dallo Stato di cui è stato fondatore e partner, subendo un’oppressione disumana”. “Nel 1974, gli attacchi contro l’esistenza dei turco-ciprioti hanno raggiunto il loro apice. Esattamente 50 anni fa, il 20 luglio 1974, come patria e Paese garante abbiamo agito secondo i nostri diritti e doveri derivanti dagli accordi internazionali, con la responsabilità posta sulle nostre spalle dalla storia. Quel giorno abbiamo dimostrato al mondo intero che i turco-ciprioti non sono soli e non saranno mai lasciati soli”, ha affermato il presidente turco, ricordando che la cosiddetta “operazione di pace” a Cipro “ha salvato i turco-ciprioti dall’oppressione, ha portato loro libertà e prosperità e ha consentito di guardare al futuro con fiducia”. “Oggi celebriamo il 20 luglio come un simbolo della protezione dei diritti sovrani e dello status paritario del popolo turco-cipriota in linea con i suoi ideali di pace e stabilità”, ha sottolineato Erdogan. Il presidente turco ha poi accusato l’amministrazione della Repubblica di Cipro – riconosciuta a livello internazionale – a considerarsi come “l’unico sovrano dell’isola di Cipro”. “I greco-ciprioti non hanno intenzione di condividere il potere politico e la prosperità economica, che comprende le risorse naturali dell’isola, con i turco-ciprioti”, ha affermato Erdogan.
L’isola di Cipro è oggi spartita dalla cosiddetta linea verde monitorata dall’Onu, che divide in due la nazione: a sud la Repubblica di Cipro riconosciuta dalla comunità internazionale, e nella parte settentrionale l’autoproclamata repubblica turca di Cipro del Nord. Nel 1974, la Turchia invase l’isola a seguito di un colpo di Stato militare che depose l’allora presidente cipriota, l’arcivescovo greco-ortodosso Makarios, alterando gli equilibri faticosamente raggiunti con il Trattato di Zurigo e Londra del 1960 tra il Regno Unito – ex potenza coloniale -, la Grecia e la Turchia, a cui le due comunità isolane facevano riferimento per lingua, cultura e politica. La comunità greco-cipriota costituiva all’epoca all’incirca il 78% dell’intera popolazione, mentre quella turca il 22%. Con quel Trattato si legittimava l’intervento militare di ciascun garante in caso di sensibile alterazione dello status politico dell’isola.
L’intervento militare turco, ritenuto dalla Grecia e dai suoi sostenitori un’invasione, fu denominato da Ankara “Operazione di pace a Cipro”. Dopo una serie di negoziati, si è giunti a un cessate il fuoco che tuttavia non ha impedito alla Turchia di assumere il controllo di una superficie pari a circa il 36% dell’isola cipriota. La linea del cessate il fuoco dell’agosto 1974 è diventata la zona cuscinetto delle Nazioni Unite a Cipro (linea verde). Nel 1983 la repubblica turca di Cipro del Nord ha poi dichiarato l’indipendenza, anche se la Turchia è l’unico Paese che ne riconosce l’effettiva legittimità. La comunità internazionale considera questo territorio come parte della Repubblica di Cipro occupato dalla Turchia. L’occupazione è considerata illegale ai sensi del diritto internazionale, anche perché Cipro è diventato nel frattempo un Paese membro dell’Unione europea.
Come riporta il quotidiano turco “Daily Sabah”, oggi rappresenta una fonte di tensione anche il controllo della zona economica esclusiva offshore dell’isola di Cipro, di cui oltre il 40% è stato rivendicato dalla Turchia. Ankara continua a non riconoscere la legittimità dell’amministrazione greco-cipriota e mantiene ancora nel nord circa 35mila militari. A causa degli embarghi internazionali, tutti i voli per l’autoproclamata repubblica di Cipro del nord devono effettuare almeno uno scalo in Turchia.