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Ambiente tema centrale delle elezioni del 2024 nel mondo. Incognita intelligenza artificiale sulle campagne elettorali

Nel 2024 metà della popolazione mondiale andrà alle urne e a quanto pare la questione ambientale sarà una delle issue più rilevanti in tutte le consultazioni.

Nella più popolosa democrazia del mondo, l’India, il premier uscente (e favorito nei pronostici) Narendra Modi si barcamena tra la spinta verso le fonti energetiche rinnovabili e l’accelerazione nell’estrazione di carbone, mentre lì accanto, nel Pakistan, la contesa elettorale si gioca anche sui problemi del cambiamento climatico resi evidenti dalle piogge torrenziali che nel 2022 hanno provocato 8 milioni di senza casa. L’Indonesia nell’eleggere il suo prossimo presidente dovrà scegliere se proseguire lungo la diminuzione della deforestazione, la sua foresta pluviale è tra le più grandi al mondo, oppure no: Prabowo Subianto, ex genero del dittatore Suharto e uno dei candidati con maggiori chances di spuntarla, è contrario alle politiche in difesa dalla deforestazione. C’è poi la possibilità che negli Usa Donald Trump riesca a guadagnarsi l’epiteto che a suo tempo Indro Montanelli affibbiò ad Amintore Fanfani – «rieccolo!» – e riproponga quelle politiche che il suo successore e rivale Joe Biden ha sconfessato, come il ritiro dell’adesione statunitense dagli accordi di Parigi decisa da Obama nel 2015, col conseguente impegno cioè ad agire per contenere l’aumento di temperatura entro +1,5° rispetto all’epoca pre-industriale.

Sulle elezioni pesano sempre più, peraltro, i timori di registi occulti che tramite i social media diffondano fake news. Negli Usa già durante le primarie per il Partito repubblicano sono partite telefonate in cui una voce che sembrava della di Biden ma era invece opera dell’intelligenza artificiale invitava gli elettori a disertare la votazione per scegliere chi tra Trump e i suoi competitors debba rappresentare il Gop nella corsa alla Casa Bianca. Un report dell’americana Advance Democracy segnala il possibile utilizzo diffuso dell’intelligenza artificiale anche per orientare gli elettori, in un senso o nell’altro, facendo leva su tematiche ambientali. Sander van der Linden, docente di Psicologia sociale a Cambridge, creatore del primo strumento psicometrico che verifica se sia possibile che le reti neurali generino disinformazione, ha confermato su Wired quanto sostenuto un’altro studio pubblicato su Science. L’algoritmo GPT-3 produce notizie false più convincenti rispetto agli umani: «Nel 2024 vedremo più deepfake, clonazione vocale e manipolazioni prodotte dall’AI. La disinformazione generata dall’intelligenza artificiale arriverà alle elezioni vicino a noi e probabilmente non ce ne renderemo nemmeno conto».

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