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Anas non basta, lo Stato si intasca altre autostrade

Il crollo del Ponte Morandi ha portato a una sanzione di 8 miliardi incassata dai Benetton. Già, perché l’idea che i privati non sappiano gestire le autostrade e la voglia dei grillini allora al governo di riportarle sotto la mano pubblica ha portato alla revoca della concessione ai Benetton, con relativo indennizzo – 8 miliardi appunto – dovuto a norma di legge.

Crollato il grillismo al governo resta tuttavia in piedi la statalizzazione delle Autostrade, tramite la costituzione della Spa pubblica Autostrade dello Stato, interamente partecipata dal Mef e sottoposta al controllo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che gestirà le reti autostradali a pedaggio. Insomma, come i Comuni fanno cassa sugli automobilisti grazie ai pedaggi per entrare in centro (Milano) e per posteggiare (praticamente qualsiasi città), così lo Stato intende far cassa grazie ai pedaggi autostradali. Man mano che le concessioni oggi in essere a varie società per varie tratte autostradali la nuova società rileverà quelle stesse tratte che non saranno più affidate in concessione a privati. In Spagna le concessioni autostradali a privati hanno portato Florentino Perez, che gestisce appunto autostrade, a fare della squadra del Real Madrid un brand di valore economico assoluto (con ricadute positive anche sugli affitti a breve, altro tabù in Italia, nella zona contigua allo stadio dove gioca il Real), ma come si dice: mogli e buoi dei Paesi tuoi.

Lo Stato peraltro già detiene alcune autostrade e la nuova società dovrebbe inglobare Anas, che oggi appunta gestisce le autostrade già in mano pubblica: le Autostrade meridionali, i trafori del Frejus e del Monte Bianco, Cav (autostrade venete) e Sitaf, nonché Cal, società concedente delle lombarde Brebemi, Teem e Pedemontana di cui Anas è azionista.

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