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Anziani fragili abbandonati a se stessi e alle loro famiglie

«Dovremmo chiederci tutti perché la questione dell’assistenza agli anziani non autosufficienti (3,8 milioni di persone) non assuma mai il carattere di un’emergenza, una priorità della politica» si chiede Ferruccio De Bortoli in un editoriale sul Corriere della Sera, riferendo che «se sommiamo agli anziani fragili l’insieme delle famiglie coinvolte e gli operatori professionali arriviamo a una platea di circa dieci milioni di persone» e sottolineando anche che «altri Paesi hanno adottato da tempo una legge in materia: la Germania dal 1995, la Francia dal 2002, la Spagna dal 2006.

L’ex direttore di Corriere e Sole24Ore richiama l’attenzione sul fatto che «non c’è ancora un servizio domiciliare pubblico progettato per la non autosufficienza. Quelli esistenti, pur lodevoli, hanno altre priorità. I 2,7 miliardi stanziati dal Pnrr non servono per la domiciliarità bensì per attività di controllo e monitoraggio (una visita al mese). Non è stata cambiata l’indennità di accompagnamento (528 euro mensili) graduandola ai bisogni delle famiglie. Oggi è incredibilmente uguale per tutti. Anche per chi ha redditi elevati. Non si regolarizza l’esercito delle badanti e dei badanti (il doppio dei dipendenti del Servizio nazionale) per premiarli impiegandoli in modo regolare. C’è solo un bonus temporaneo di cui beneficia solo il 2 per cento degli anziani. Una badante o un badante spesso è un lusso». Poi punta il dito: «La realtà amara è che non vi sono risorse sufficienti. Ma si stenta a dire la verità. Perché sarebbe oscena. E imbarazzante non solo per i governi che si sono succeduti ma anche per la società nel suo complesso».

«Avere in casa una persona non più autosufficiente, magari colpita da deficit cognitivi, costretta a letto, non più in grado di lavarsi, costituisce il più micidiale acceleratore della povertà» fa presente De Bortoli. E conclude: «L’estesa rete del welfare privato, il mondo delle fondazioni sono alleati preziosi se vi è una sufficiente volontà politica oltre a una maggiore pressione dell’opinione pubblica. La nostra società invecchia inesorabilmente e sarebbe addirittura crudele che scaricasse il problema, ancora una volta, sui giovani, peraltro pochi, specie non abbienti. Non è improponibile l’idea di un’assicurazione obbligatoria opportunamente incentivata. Ma al di là dei temi assistenziali ed economici, vi è una grande questione di civiltà. Chi non è autosufficiente, non assistito adeguatamente e solo, non è più un cittadino. Fragile due volte. Invisibile».

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