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Basta un clic per ingaggiare un killer? No, non è così facile

Sul web finiscono imbrogliati anche i male intenzionati. Andando a verificare una leggenda metropolitana, il New York Times, ha verificato che la possibilità di assoldare un sicario dietro compenso (ovviamente in criptovalute) attraverso il darknet sono molto minori di quel che la credulità popolare tramanda. La testata ha scovato diversi siti, a partire da Azerbaijani Eagles, un portale accessibile solo usando Tor (rete creata dalla US Navy nel 1998 utilizzando la tecnologia onion routing sviluppata per garantire l’anonimato sulle reti di computer e accessibile a tutti dal 2006) che promette di eliminare “un bersaglio” per 5.000 dollari oppure di farlo menare per bene per 2.000 dollari (per 50.000 dollari il sito promette di torture colui che poi verrà ammazzato).

Vero è che il dark web, cioè la parte più remota del deep web che a sua volta è la parte meno agilmente accessibile di internet, è il regno della criminalità (si stima vi navighino 4 miliardi di persone), ma ma non risulta un solo omicidio che sia stato ricondotto dagli inquirenti ad un sicario assoldato con queste modalità.  Il New York Times ha anche intervistato i gestori di alcuni di questi siti. Ad esempio i proprietari di “Darkmamba” sostengono che provare l’autenticità del loro servizio è per loro piuttosto complesso perché «operano in modo da non lasciare tracce”, soprattutto usando la ricina: il veleno reso popolare dalla serie TV Breaking Bad.

Va da sé che il fatto che un sito che promette di ingaggiare un assassinio non sia affidabile non esenta da responsabilità (penali) chi cerchi un killer online. In Italia ma anche in Svizzera, le cronache pullulano di notizie di persone che hanno effettuato ricerche simili e si sono ritrovate sia imbrogliate (hanno pagato per un servizio che non è stato loro reso) sia indagate (perché il loro proposito omicida è comprovato nei fatti dall’ingaggio su internet).

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