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Con 9 anni di ritardo apre l’aeroporto nuovo di Berlino

È fatta, certo, ma non poteva accadere in un periodo peggiore: la grande opera incompiuta di Berlino l’aeroporto Willy Brandt, dalla sigla BER, è finalmente entrato in funzione, inaugurato da due atterraggi paralleli di Easyjet e Lufthansa. Dopo 14 anni di lavori di costruzione e innumerevoli rinvii, il momento non poteva essere meno propizio: la pandemia colpisce soprattutto il trasporto aereo, e la piccola cerimonia, in stile Covid, taglierà il nastro ad uno scalo che nasce a mezzo servizio (nelle migliori previsioni).

Il nuovo aeroporto della capitale tedesca, che sostituirà i due scali di Schönefeld e Tegel, è stato a lungo sotto i riflettori, non solo in Germania. Clamoroso fu l’improvviso rinvio di un’inaugurazione praticamente già pronta, nel 2012, dopo aver già mostrato la nuova struttura alla stampa di tutto il mondo. Difetti tecnici, cui seguirono un mare di polemiche e tante rogne per l’allora sindaco di Berlino, Klaus Wowereit. Con i tempi sono lievitati, inevitabilmente, anche i costi: un investimento di 6 miliardi a fronte di una previsione di 2-3. “Noi ingegneri tedeschi ci siamo vergognati molto”, ammette il direttore generale Lütke Daldrup, citato dalla Welt.

Ma il nuovo BER si farà perdonare, riuscendo ad accogliere un adeguato numero di passeggeri: quando si tornerà alla normalità prepandemica – le previsioni per il traffico aereo suggeriscono la data del 2024 – l’aeroporto sarà in grado di accogliere 40 milioni di passeggeri in tre dei suoi terminal. I due che sostituisce ne accoglievano fino a 34 milioni.

Al momento, le compagnie aeree hanno ovviamente ridotto moltissimo l’attività e sono fra le principali vittime dell’impatto economico del coronavirus. Una circostanza che si rifletterà subito anche sui numeri del Willy Brandt, che è entrato in servizio “regolarmente” proprio nel giorno in cui è scattato il semi-lockdown, il 2 novembre. E dunque mentre il governo sconsiglia viaggi nella maggior parte del mondo – anche l’Italia è entrata quasi interamente nella lista dei Paesi a rischio – e vieta i pernottamenti turistici negli alberghi su base federale. Easyjet prevede quindi 180 voli a settimana (fra Tegel e Schonefeld di voli nel 2019 ne offriva 250). E stazionerà qui per ora solo 18 aerei, invece di 34. Lufthansa non ha suoi aerei in questo scalo, e pianifica per ora solo 30 voli al giorno, la metà rispetto ai tempi pre-Covid. La filiale Eurowings, ne prevede 70 a settimana, e Ryanair taglia del 40% l’offerta rispetto all’anno scorso.

Il sindaco Michael Mueller non si lascia comunque abbattere: “Abbiamo visto con Tegel e Schoenefeld che gli aeroporti guadagnano”, ha detto alla Dpa. Adesso siamo in una fase particolare, ha concluso, “ma quando la crisi sarà superata, il nuovo aeroporto guadagnerà esattamente come quelli vecchi”. Prima però dovrà far rientrare le spese.

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