Gli infettivologi lanciano l’allarme sul pericolo di infezioni batteriche
Su 9 milioni di ricoveri in ospedale in Italia, ogni anno si riscontrano da 450.000 a 700.000 casi di infezione e le infezioni ospedaliere hanno un’incidenza maggiore di altre malattie non infettive. E’ quanto emerge dai dati illustrati da Marco Tinelli e Massimo Galli al Congresso AMIT a Milano, nel corso del quale hanno avvertito che «nel 2050 le infezioni batteriche costituiranno la principale causa di decessi» e spiegato che «qualunque tipo di infezione, dalle più banali come semplici infezioni cutanee o urinarie, a infezioni gravi, quali polmoniti e sepsi, può essere causato da batteri antibiotico-resistenti. Sembra un paradosso, ma anche una persona che non abbia mai assunto antibiotici corre il rischio di avere un’infezione da batteri resistenti».
Gli infettivologi riuniti a congresso hanno convenuto che sia «fondamentale impostare anche una gestione della terapia secondo uno schema di salvaguardia dell’armamentario terapeutico disponibile sia per i vecchi che per i nuovi antibiotici a disposizione del clinico» con l’obiettivo di «impostare una corretta gestione degli antibiotici, la cosiddetta “antibiotic stewardship”». La SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali) insiste anche sulle buone prassi di igiene e da tempo propone esercitazioni pratiche sul corretto lavaggio corretto delle mani. «Secondo una ricerca europea – già segnalata durante il congresso del 2015 dal dottor Tinelli – l’Italia è il paese europeo in cui si fa meno uso di salviette bagnate con l’alcol. Il non lavarsi correttamente le mani aumenta la probabilità di contagio del 50%.”
«Attualmente sono in corso sperimentazioni cliniche su ben 42 nuovi antibiotici ad uso sistemico di cui 17 sono per il trattamento delle infezioni più pericolose», fanno sapere in AMIT, e «alcuni di questi farmaci presto entreranno nel mercato dopo l’approvazione di EMA ed AIFA».
Gli infettivologi guardano anche ai farmaci antimicrobici cosiddetti “biologici” sono molecole proteiche complesse, prodotte in laboratorio da colture cellulari che funzionano legandosi a recettori dei microrganismi e modificando così l’evoluzione della malattia in senso favorevole. Sono essenzialmente anticorpi monoclonali (il loro meccanismo nelle malattie infettive si basa nel bloccare le attività di virus e batteri), alcuni ormoni, fattori di crescita, enzimi e terapie geniche. Essi sono stati utilizzati con successo soprattutto in oncologia e nelle malattie autoimmuni. Altro campo di sviluppo sono i nuovi vaccini, attualmente nella cosiddetta fase due di ricerca (durante la quale un farmaco si valuta su un ristretto numero di pazienti altamente selezionati affetti dall’infezione per la quale esso è testato). Sono in corso di valutazione vaccini per il Mycobacteriumtuberculosis, lo Streptococco di gruppo B, il Clostridium difficile, lo Stafilococco aureo e l’Escherichia coli. Tutti questi nuovi farmaci potranno essere utilizzati sia singolarmente ma anche in associazione, ad esempio con i classici antibiotici, al fine di potenziare al massimo l’attività anti infettiva attraverso l’utilizzo di più molecole dirette verso bersagli differenti, con lo scopo di eradicare definitivamente l’infezione.