Ha una laurea solo il 20,1% degli italiani, contro una media europea del 32,8%
Cresce il divario tra l’Italia e l’Europa nei livelli di istruzione: nel nostro Paese solo il 20,1% della popolazione di 25-64 anni possiede una laurea contro il 32,8% nell’Ue. Le quote di laureati sono più alte al Nord (21,3%) e al Centro (24,2%) rispetto al Mezzogiorno (16,2%) ma comunque rimangono lontane dai valori europei. Le laureate nelle discipline scientifiche sono la metà dei colleghi maschi: 1 laureato ‘Stem’ su 3 è maschio contro 1 ragazza su 6. E’ ampia la distanza dagli altri paesi europei anche nella quota di popolazione con almeno un diploma: il 62,9% contro 79% nell’Ue27. Come è alta la quota di giovani che abbandonano gli studi: nel 2020 in Italia è pari al 13,1%, per un totale di circa 543mila giovani, in leggero calo rispetto all’anno precedente. Nonostante l’Italia abbia registrato notevoli progressi sul fronte degli abbandoni scolastici, la quota di giovani che abbandona troppo presto gli studi resta tra le più alte dell’Ue.
Un quadro drammatico quello fornito oggi dall’Istat nel Report “Livelli di istruzione e partecipazione alla formazione”, relativo al 2020. In particolare, l’abbandono scolastico caratterizza i ragazzi (15,6%) più delle ragazze (10,4%) e per queste ultime si registra una diminuzione anche nell’ultimo anno (-1,1 punti). Tra i giovani con cittadinanza non italiana, il tasso di abbandono precoce degli studi è gravissimo se è vero che risulta più di tre volte superiore a quello degli italiani: 35,4% contro 11%. Peraltro, mentre tra il 2008 e il 2014 si era registrato anche tra gli stranieri un significativo calo degli abbandoni precoci; negli ultimi sei anni la riduzione coinvolge solo cittadini italiani. L’incidenza di abbandoni precoci tra gli stranieri nati all’estero varia molto a seconda dell’età di arrivo in Italia. Tra quelli arrivati entro i 9 anni di età, la quota è pari al 19,7%, sale al 33,4% tra coloro che sono giunti tra i 10 e i 15 anni e raggiunge il 57,3% per chi è entrato in Italia tra i 16 e i 24 anni.
Lo studio conferma che la dispersione scolastica è fortemente condizionata dalle caratteristiche socio-economiche della famiglia di origine: incidenze molto elevate di abbandoni precoci si riscontrano infatti dove il livello d’istruzione o quello professionale dei genitori è basso L’abbandono degli studi prima del diploma riguarda il 22,7% dei giovani i cui genitori hanno al massimo la licenza media, il 5,9% di quelli che hanno genitori con un titolo secondario superiore e il 2,3% dei giovani con genitori laureati.
Anche la partecipazione degli adulti alla formazione è più bassa della media europea: nel 2020, la partecipazione degli adulti a un’esperienza di apprendimento recente in Italia è inferiore al valore medio dell’Ue27 (7,2% contro 9,2%) e a quello di Francia (13%), Spagna (11%) e Germania (7,7%). Come pure è minima la partecipazione dei disoccupati alla formazione continua mentre è massima tra gli occupati; in Europa avviene esattamente il contrario. “Il rapporto Istat sui livelli di istruzione in Italia per il 2020 conferma le criticità da anni riscontrate e alle quali il Pnrr con le riforme e gli investimenti previsti intende porre rimedio, speriamo con successo”, afferma il segretario confederale della Cisl, Angelo Colombini. Per la Cgil nazionale, “è un quadro emergenziale quello delineato quest’oggi dall’Istat, un quadro che rende evidente quali siano le misure da attuare con urgenza: innalzare l’obbligo scolastico e mettere in campo un sistema di formazione permanente che consenta a tutti di continuare ad apprendere e ad ampliare le conoscenze, le capacità e le competenze”.