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Il calo demografico colpisce anche Asia e Africa

Uno studio dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme), apparso sulla rivista The Lancet, stima che, seppur meno che nella misura drammatica dell’Occidente, anche in Asia e, in misura minore, in Africa si registrerà un calo delle nascite. Entro il 2050 – afferma la ricerca –  “oltre tre quarti (155 su 204) dei Paesi non avranno tassi di fertilità sufficientemente elevati per sostenere la dimensione della popolazione nel tempo; questa percentuale aumenterà fino al 97% (198 su 204) entro il 2100”. La dimensione globale del fenomeno è “catturata” da due dati. Il tasso di fertilità globale – il numero medio di nascite per donna – è sceso da circa 5 figli nel 1950 a 2,2 nel 2021. Oltre la metà di tutti i Paesi e territori (110 su 204) è “al di sotto del livello di sostituzione della popolazione pari a 2,1 nascite per donna”.
Nei prossimi decenni, secondo lo studio, “si prevede che la fertilità globale diminuirà ulteriormente, raggiungendo un tasso di circa 1,8 nel 2050 e 1,6 nel 2100, ben al di sotto del livello di sostituzione. Si prevede che entro il 2100 solo sei dei 204 Paesi e territori (Samoa, Somalia, Tonga, Niger, Ciad e Tagikistan) avranno tassi di fertilità superiori a 2,1 nascite per donna”. In 13 Paesi, tra cui Bhutan, Bangladesh, Nepal e Arabia Saudita, si prevede che i tassi scenderanno addirittura al di sotto di un figlio per donna.

«Stiamo affrontando un cambiamento sociale sconcertante», ha affermato l’autore senior dello studio, il professor Stein Emil Vollset dell’Ihme, evidenziando che tra i problemi da mettere in conto vi sono «la forza lavoro in diminuzione e la crescente pressione sui sistemi sanitari e di sicurezza sociale dovuto all’invecchiamento della popolazione». La forbice tra Paesi si allargherà drammaticamente. Già oggi il mondo cresce a velocità diverse. Nel 2021, il 29% dei bambini del mondo è nato nell’Africa sub-sahariana. E il disequilibrio crescerà: entro il 2100, si prevede che la percentuale aumenterà fino a oltre la metà (54%) di tutti i bambini. Secondo i ricercatori, il doppio binario avrà inevitabili ricadute “politiche”, perché «la popolazione più giovane e in più rapida crescita del pianeta» si addenserà «in alcuni dei luoghi politicamente ed economicamente più instabili». «Una volta che la popolazione di quasi tutti i Paesi diminuirà, il ricorso all’immigrazione aperta diventerà necessario per sostenere la crescita economica“, è la conclusione di Natalia Bhattacharjee dell’Ihme, coautrice del rapporto.

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