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La Banca mondiale finanzia l’elettrodotto tra Italia e Tunisia

Il progetto Elmed, il piano per costruire un’interconnessione elettrica tra Tunisia e Italia, è stato al centro delle discussioni tra la ministra tunisina dell’Industria, delle Miniere e dell’Energia Fatma Thabet Chiboub e i vertici della Banca mondiale. Durante l’incontro, cui hanno partecipato Ahmadou Moustapha Ndiaye, direttore regionale per il Maghreb e Malta, e Paul Noumba, direttore esecutivo per il Nord Africa e il Medio Oriente, è emersa l’importanza di Elmed come “ponte energetico” tra le due sponde del Mediterraneo.

Elmed collegherà i sistemi elettrici dell’Europa e del Nord Africa, grazie alla sinergia e alla cooperazione tra Terna, gestore della rete italiana, e Steg, la controparte tunisina. La Banca mondiale ha approvato un finanziamento di 268,4 milioni di dollari per sostenere questo progetto strategico, destinato alla costruzione di una stazione di conversione e al rafforzamento della rete elettrica tunisina. Inoltre, il progetto è parte del Country Partnership Framework (Cpf) tra Tunisia e Banca mondiale per il periodo 2023-2027.

Il progetto Elmed prevede un investimento totale di circa 850 milioni di euro, di cui oltre 300 milioni finanziati dal Connecting Europe Facility (Cef), il fondo dell’Unione europea per lo sviluppo delle infrastrutture energetiche. La Commissione europea ha dimostrato l’importanza strategica di Elmed, destinando oltre la metà del budget disponibile del bando 2022 al progetto. L’elettrodotto si estenderà per circa 220 chilometri, collegando la stazione elettrica di Partanna, in Sicilia, a quella di Mlaabi, nella penisola di Capo Bon in Tunisia. Di questi, circa 200 chilometri saranno coperti da un cavo sottomarino, con una potenza prevista di 600 megawatt e una profondità massima di circa 800 metri lungo il Canale di Sicilia. Un’infrastruttura di questa portata non ha precedenti in termini di coordinamento tra gestori di rete, istituzioni, banche e territori coinvolti.

Il progetto Elmed punta a garantire una maggiore sicurezza, sostenibilità e resilienza nell’approvvigionamento energetico, favorendo anche l’incremento degli scambi di elettricità prodotta da fonti rinnovabili tra Europa e Nord Africa. Questo si inserisce nella più ampia strategia energetica della Tunisia, che mira a ridurre le emissioni di carbonio del 45 per cento entro il 2030 e a promuovere la crescita economica attraverso investimenti in tecnologie pulite. La Tunisia sta accelerando il suo percorso verso un futuro energetico sostenibile, con l’obiettivo di portare l’energia rinnovabile al 35 per cento del consumo totale entro il 2030, rispetto all’attuale 7 per cento. A tal fine, l’esecutivo tunisino sta incoraggiando investimenti sia nazionali che internazionali, in collaborazione con il settore privato, per sviluppare progetti in linea con l’accordo di Parigi sul clima.

Durante l’incontro, Ndiaye ha ribadito l’impegno della Banca mondiale a sostenere la Tunisia nella sua transizione energetica, mentre Chiboub ha sottolineato l’importanza del supporto tecnico e finanziario internazionale. La Tunisia ambisce a garantire un approvvigionamento energetico sicuro e accessibile per tutti, mentre sviluppa infrastrutture per l’uso di energie rinnovabili nel settore pubblico, come edifici e illuminazione municipale. Infine, il governo tunisino ha raccomandato la creazione di un decreto che obblighi le istituzioni pubbliche all’uso delle rinnovabili, con un potenziale risparmio energetico di oltre 200 milioni di euro e una riduzione delle emissioni di gas serra pari a 147mila tonnellate di CO2 equivalente.

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