Flash

La cyberguerra potrebbe combattersi in fondo ai mari

Anche i mari sono cablati. Sì, perché il 97% dei dati che possiamo consultare sul web, secondo quanto stima l’Information Technology & Innovation Foundation, viaggia lungo oltre 400 cavi a fibra ottica che corrono per 1,2 milioni di chilometri del globo terraqueo e che per la maggior parte si trovano sui fondali marini. Facebook – scrive Panorama – ha cavi per 91mila chilometri, Google per oltre 100mila, Amazon 30mila e Microsoft 6mila. Dal 2017 al 2026 il mercato dei cablaggi dovrebbe passare da un valore di 10,3 miliardi di dollari a uno di 30,8.

Il problema è che i cavi sui fondali sottomarini sono alla mercé di attacchi e di questi tempi si teme che la Russia possa mandare i propri sottomarini a provvedere alla bisogna: la marina inglese sospetta che molti sottomarini avvistati in giro per gli oceani del mondo stiano mappando le reti che connettono il mondo stesso. A Panorama, Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi, ha spiegato che l’attacco ai cavi è relativamente agevole, ove si disponga di strumenti adeguati quanto a distanze e profondità da affrontare, perché si può operare in acque internazionali fuori dalla giurisdizione di qualsiasi Stato.

L’Italia è lo snodo da cui passa l’80% del traffico voce tra Mediterraneo e America e Telecom Italia Sparkel gestisce cinque stazioni in Sicilia, dove approdano 18 cavi sottomarini. Palermo è lo snodo di un cavo di 28mila chilometri, il Flag Europa-Asia, che connette Giappone e Regno Unito, mentre a Mazara del Vallo transita il SeaMeWe3 che copre i 39mila chilometri che separano Germania e Australia. Il problema, avverte chi si occupa di questioni strategiche come le telecomunicazioni, è che la rete appare piuttosto vulnerabile di fronte a potenziali male intenzionati.

Mostra altro

Articoli Correlati

Vedi anche
Chiudi
Pulsante per tornare all'inizio