L’immobiliare cinese Ebergrande bussa a New York per ridurre i debiti da saldare
Il colosso immobiliare cinese Evergrande ha avviato a New York la procedura per la ristrutturazione del debito offshore e non comporta un’istanza di fallimento, come lo stesso gruppo ha comunicato attraverso una nota alla Borsa di Hong Kong.
Gravata da debiti per oltre 300 miliardi di dollari, la società ha chiesto al tribunale di Manhattan la ristrutturazione di 19 miliardi di dollari di debito estero, sulla base del capitolo 15 del codice fallimentare degli Usa, che protegge le società non statunitensi in fase di ristrutturazione dai creditori intenzionati a promuovere azioni legali.
Evergrande sta negoziando da quasi due anni con i propri creditori dopo essere risultato inadempiente sul pagamento del debito nel 2021 a causa di una crisi di liquidità. Il default ha avuto inevitabili ripercussioni sull’intero settore immobiliare cinese, che rappresenta poco meno di un terzo del prodotto interno lordo nazionale.
Negli ultimi mesi non sono mancati momenti di tensione durante le trattative tra Evergrande e i creditori stranieri, in particolare quando nel marzo dello scorso anno la compagnia ha annunciato il sequestro di 2 miliardi di dollari di beni da parte di banche cinesi che avrebbero dovuto restare a disposizione degli obbligazionisti esteri.
Alcuni creditori, inoltre, hanno contestato la permanenza alla guida del gruppo del presidente Hui Ka Yan.