L’intelligenza artificiale rende obsoleti 34mila lavoratori negli Usa
Sostituendosi a circa 34mila lavoratori nel primo mese del 2024, l’intelligenza artificiale ripropone per l’ennesima volta il dibattito tra i luddisti, che contrastano lo sviluppo tecnologico in nome della tutela dei posti di lavoro, e chi invece pensa che dalla ruota in poi l’uomo si è liberato della fatica e ha potuto dedicarsi ad altri lavori proprio grazie allo sviluppo tecnologico.
Fatto sta che secondo i dati di Layoffs.fyi, che tiene traccia dei licenziamenti nel settore, 138 aziende tecnologiche, tra cui Microsoft, Snap, eBay e PayPal, hanno licenziato personale perché superfluo vista la possibilità di far svolgere le stesse mansioni ad apparecchiature tecnologiche. Secondo gli analisti, l’ultima ondata di licenziamenti dimostra che le aziende stanno rimodulando le proprie risorse per investire in nuove aree come l’IA generativa, ovvero quel ramo dell’intelligenza artificiale che si prefigge di creare sistemi informatici in grado di generare autonomamente immagini, suoni e altro ancora, mostrando al contempo agli azionisti una continua attenzione alla disciplina dei costi.
“Le perdite di quest’anno sono apparse più strategiche che stagionali: il 2022 e il 2023 hanno visto il “ridimensionamento” della forza lavoro dopo la pandemia, ma i tagli nel 2024 sono stati accompagnati da “assunzioni attive”, ha spiegato Daniel Keum, professore associato di management alla Columbia Business School, al Financial Times, specificando che le aziende stanno rivalutando le aree prioritarie di investimento e tagliando le posizioni nelle divisioni costose ma non essenziali, come la piattaforma di streaming video Twitch di Amazon, che quest’anno ha perso centinaia di posti di lavoro. “Chiunque lavori nel settore tecnologico o dei videogiochi in questo momento è in qualche modo preoccupato per i licenziamenti, per se stesso o per qualcuno che conosce”, ha dichiarato Autumn Mitchell, tester del controllo qualità presso la filiale di Microsoft ZeniMax. “Vedi un’azienda che annuncia dei licenziamenti e pensi: “Ecco, a chi toccherà la prossima settimana?””.
Ma questo potrebbe essere solo l’inizio. Secondo Brent Thill, analista di Jefferies, le aziende tecnologiche stanno valutato la loro forza lavoro, alla ricerca di un’organizzazione più snella “I licenziamenti continueranno e potrebbero peggiorare. È diventato contagioso”. “Abbiamo bisogno di diventare più efficienti. Ciò significherà modificare le priorità finora esistenti, investendo allo stesso tempo in alcuni rami nuovi”, ha dichiarato questo mese Daniel Ek, amministratore delegato di Spotify. Meta – che ha tagliato più di 20.000 posti di lavoro dalla fine del 2022 in seguito alle lamentele degli investitori sui miliardi di dollari destinati alla costruzione di un “metaverso” – ha dichiarato questo mese che le aggiunte nette di personale per l’anno in corso saranno “minime”, anche se effettuerà “investimenti significativi” nell’IA generativa.
La società di software SAP ha invece presentato a gennaio una “trasformazione aziendale” che prevede la soppressione di circa 8.000 posti di lavoro, in quanto l’azienda si concentrerà maggiormente sull’IA. L’azienda ha dichiarato che alla fine del 2024 il personale sarà “simile ai livelli attuali”. Diverso il caso della società di photo-messaging Snap che, mentre lotta per riprendersi dal crollo della pubblicità digitale, ha annunciato di voler tagliare un decimo della sua forza lavoro globale. In quest’ultimo caso, ha detto Keum, si tratta della risposta a una “crisi esistenziale”, ovvero che riguarda la possibilità che la società esista ancora nei prossimi anni. “Si tratta di un tipo di licenziamenti molto diverso” ha concluso rispetto agli annunci di di Amazon, Meta, Google.