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L’Onu vuole schierare gli osservatori in Libia

Una missione internazionale di osservatori in Libia per spingere al rispetto di un cessate il fuoco ad alto rischio di essere spazzato via da nuovi venti di una guerra. E’ l’iniziativa senza precedenti che ha preso il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, inviando una lettera ai Paesi membri dell’organizzazione mondiale per chiedere di nominare loro osservatori da inviare, ma senza armi, nel Paese nordafricano in preda a un caos intermittente ormai da un decennio.

Secondo informazioni rilanciate da media internazionali, tra cui il Guardian, la missione dovrebbe controllare il rispetto sia della tregua concordata a ottobre, sia del quasi ignorato embargo sulle armi. La presenza degli osservatori punta anche a spingere i leader politici del Paese a mettere a punto un meccanismo per eleggere un nuovo governo.

E’ la prima volta che l’Onu intraprende la via di iniziative ‘sul terreno’ per garantire il rispetto della tregua concordata dopo il fallito assalto del generale Khalifa Haftar a Tripoli, la capitale libica dove è insediato il premier dimissionario ma sempre in sella Fayez al-Sarraj. Attualmente in Libia le Nazioni Unite hanno solo una piccola missione ‘politica’ con 230 rappresentanti, l’Unsmil.

Tenendo conto degli appoggi soprattutto di Emirati Arabi Uniti e dell’Egitto ad Haftar, e di quelli della Turchia e del Qatar a Sarraj, l’invito di Guterres a nominare osservatori disarmati è rivolto a “blocchi regionali” oltre che ad altre organizzazioni internazionali come Unione africana, Ue e Lega araba.

Il tempo in Libia, come sempre, stringe: il cessate il fuoco del 23 ottobre include una clausola che impone a tutte le forze straniere di lasciare il Paese entro tre mesi, quindi già non oltre il 23 gennaio, ma finora non vi è alcun segnale che ciò stia avvenendo.

L’Onu stima infatti che attualmente sono sul terreno circa 20.000 militari o mercenari, fra l’altro ufficiali turchi e professionisti russi del gruppo privato “Wagner”. E ancora a fine dicembre, ad esempio, Tripoli ha rifiutato di aprire la strada costiera che va da Sirte a Misurata, come invece previsto dagli accordi, perché Haftar sta ammassando truppe nell’area.

Il fronte che dopo la ritirata del generale spacca in due la Libia corre da Sirte verso sud. Ed è proprio da questa città sull’omonimo golfo che cominciano i tre settori – per un totale di 564 km quadrati di terreno – da affidare alla missione di monitoraggio.

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