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Nove assoluzioni e quattro condanne per il crac di Banca Etruria

Nove assoluzioni con formula piena e quattro condanne a dieci mesi di reclusione con la non menzione: è il verdetto di primo grado del tribunale di Arezzo, presieduto dal giudice Angela Avila, in composizione monocratica, per il processo, nell’ambito dell’inchiesta sul crac di Banca Etruria, che riguarda il filone della truffa. Imputati erano ex dirigenti e funzionari dell’istituto di credito aretino, accusati di aver truffato i risparmiatori non informandoli sui rischi delle obbligazioni subordinate emesse da Bpel in due tornate, nel luglio e nell’autunno del 2013, e poi azzerate dal decreto Salva banche.

Assolti perché il fatto non sussiste e non è stato commesso alcun reato gli imputati principali: gli ex dirigenti Luca Scassellati, Federico Baiocchi Silvestri, Samuele Fedeli e Luigi Fantacchiotti, che dovevano rispondere di istigazione alla truffa, per i quali il pubblico ministero Julia Maggiore aveva chiesto condanne tra 3 anni e 2 anni e mezzo perché, secondo l’accusa, avrebbero pressato i direttori delle filiali a vendere le obbligazioni subordinate a un pubblico indistinto. Degli altri nove imputati, direttori di filiali e impiegati che materialmente vendettero i titoli ai risparmiatori, accusati di truffa aggravata e per i quali era stata chiesta la condanna a un anno e mezzo di reclusione dalla Procura diretta dal procuratore capo Roberto Rossi, cinque dipendenti della banca sono stati assolti con la stessa formula dei quattro dirigenti, mentre quattro funzionari sono stati condannati a dieci mesi con la non menzione.

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