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Nuovi ostacoli alle esportazioni israeliane di gas naturale

Due eventi  accaduti nelle ultime settimane minacciano di ridurre significativamente la possibilità, da parte di Israele, di esportare gas naturale. Il primo è la recente vittoria elettorale di Erdogan in Turchia che, grazie all’accrescimento dei suoi poteri, potrebbe decidere di ridurre, se non addirittura eliminare, la possibilità di un gasdotto sottomarino da Israele alla Turchia. Il secondo è il rapporto iniziale sulle nuove riserve di gas al largo della costa egiziana che minacciano l’accordo esistente per esportare gas da Israele verso l’Egitto, così come il piano di Israele di utilizzare le strutture di liquefazione dell’Egitto per esportare gas liquido in Europa. L’economia israeliana non può assorbire un volume di gas abbastanza grande nei prossimi anni per giustificare gli investimenti di capitale necessari per lo sviluppo della base Leviathan. Se l’accordo sull’esportazione di gas con l’Egitto non si concretizzerà, i partner del gas dipenderanno dal piccolo accordo di esportazione con la Giordania, visto come unica ancora di salvataggio. Ciò metterebbe in pericolo lo sviluppo del Leviathan, lasciando Israele senza un backup sufficiente in caso di un’interruzione prolungata dell’approvvigionamento di gas dalla base di Tamar. Perché la situazione creatisi possa risolvere sarebbe opportuno che le compagnie del gas spingessero per la rapida attuazione dell’accordo di esportazione con l’Egitto mentre la carenza di gas egiziano continua. A sua volta, il governo israeliano dovrebbe lavorare alla questione dietro le quinte nella misura necessaria.

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