Oltre 1400 le specie di pipistrelli. Infettive, se l’uomo va a distruggere i loro habitat
Su Sette del Corriere della Sera la virologa Ilaria Capua ricorda che in natura esistono oltre 1400 specie di pipistrelli (come paragone ci sono 38 specie di felini, dal leone al micetto, e 36 di canidi, dal lupo al chihuahua) e che sono animali davvero peculiari: mammiferi che volano (una caratteristica più unica che rara), possono avere anche oltre un metro e mezzo di apertura alare o pesare meno di due grammi; alcuni mangiano la frutta, altri succhiano il sangue dal bestiame, altri ancora sono insettivori e mangiano le zanzare.
«I pipistrelli – scrive Capua – ospitano e trasportano i Coronavirus (Sars Cov1 ed il progenitore di Sars Cov2, che ha causato il COVID) oltre al Coronavirus mediorientale (MERS), ai Lyssavirus, responsabili di alcune forme di rabbia, ma anche virus molto aggressivi come Nipah e Hendra che arrivano all’uomo dopo un passaggio dal pipistrello rispettivamente nel suino e nel cavallo.
Proprio in questi giorni (novembre ndr) si parla di un’epidemia di virus di Marburg in Ruanda ed anche questo virus, insieme con il suo cugino virus di Ebola, sono mantenuti in natura dai pipistrelli che in alcune zone dell’Africa vengono cacciati e poi mangiati. Questi due cuginetti appartengono alla famiglia Filoviridae e sono fra i virus più letali che conosciamo. Alcune varianti virali arrivano a toccare tassi di mortalità del 90% nell’uomo: se si infettano 100 persone, 90 muoiono».
La scienziata avverte ancora che «molti focolai di queste brutte malattie che sono ospitate dai pipistrelli avvengono nel Sud del mondo oppure nel Sud-est asiatico, lì dove la povertà fa da regina e le norme igieniche non esistono. Esiste però la possibilità che queste infezioni raggiungano le grandi città e poi salgano sulle ali di un aereo grazie ad un passeggero infetto. Ed ecco che un’infezione presente in una caverna della giungla africana può arrivare in occidente». E suggerisce: «Dobbiamo soltanto lasciarli in pace. Le attività di deforestazione e di crescita degli insediamenti urbani verso le foreste, o verso zone segregate come le caverne, fanno sì che i pipistrelli entrino sempre più a contatto con gli esseri umani e con gli animali domestici con la conseguenza che le occasioni di spillover si moltiplichino in maniera esponenziale. In sintesi: se noi lasciamo in pace loro, loro lasceranno in pace noi».