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Parte la sfida delle banche digitali e l’Italia è seconda solo al Regno Unito

Le banche digitali, con servizi esclusivamente da app e smartphone, sfidano il sistema bancario tradizionale in tutta Europa favoriti dal progresso tecnologico e dalla pandemia. A fronte di un calo strutturale di ricavi e margini, che nell’ultimo decennio ha portato gli istituti di credito a ridurre sportelli e personale, le challenger banks spingono sull’acceleratore, crescendo e raccogliendo capitali.

Ad analizzare gli scenari del mondo Fintech è l’area studi di Mediobanca che ha dedicato un report alle 96 challenger banks del Vecchio Continente, dove l’Italia si piazza sul podio, al secondo posto, con 12 operatori dopo il Regno Unito (37) e insieme alla Francia (12). A seguire, Germania (8) e Spagna (7). Nel paniere considerato, circa il 65% è nato dopo il 2013 mentre solo 9 società sono quotate in Borsa, di cui una italiana (illimity Bank).

Caratterizzate da una forte connotazione tecnologica, assenza di filiali fisiche e costi inferiori per i clienti, queste banche nel 2021 hanno più che raddoppiato la raccolta di fondi in venture capital, arrivata a 3,5 miliardi di euro (+129,5%), con ulteriori 1,8 miliardi nel primo semestre 2022. I ricavi 2020 sono cresciuti del 3,9%, a 7,9 miliardi, con un picco di +24,8% per le neobanks (costituite dopo il 2010) e un +19,9% segnato da realtà appartenenti a grandi gruppi bancari. Il risultato netto aggregato nel 2020 è peggiorato del 12,7%, in linea con le performance delle banche dell’eurosistema. In questo contesto, le 12 realtà italiane segnano una crescita dei ricavi 2021 del 22,8%, a 513 milioni, con un miglioramento del risultato netto (+63%) e del risultato operativo (+75,2%), dopo aver superato “brillantemente il primo anno pandemico” con un balzo del margine di intermediazione del 42,2% nel 2020.

In aumento anche la forza lavoro: +18% nel 2020 sul 2019 e +5,7% nel 2021. Gli operatori italiani – secondo il report – appaiono tuttavia di dimensioni minori e presentano valori inferiori alla media per ricavi e totale attivo. Il Paese si posiziona inoltre nelle retrovie per utilizzo dei servizi bancari online: 45% degli italiani contro una media Ue del 58% e punte del 90% nei Paesi del Nord, che spiccano anche per una bassa densità di filiali rispetto alla popolazione. Più in generale, la profonda ristrutturazione dei modelli distributivi tra il 2010 e il 2020 ha portato a una riduzione del personale bancario del 14,8% in Italia (-34,4% in Spagna, -26,4% nel Regno Unito e -13,9% in Germania) e del 30% degli sportelli (-48,3% nel Regno Unito, -48,1% in Spagna, -36,8% in Germania).

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