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Pechino discute con la Libia dell’insediamento di sue aziende

l ministro dell’Economia e del Commercio del Governo di unità nazionale della Libia (Gun), Muhammad al Hawaij, ha impartito istruzioni per fornire tutto il sostegno necessario alle aziende cinesi interessate a operare nel mercato libico. E’ quanto emerge dall’incontro tra il ministro Hawaij e l’incaricato d’affari cinese in Libia, Liu Jian, tenuto lunedì 22 aprile con l’obiettivo principale di rafforzare le relazioni economiche e commerciali tra i due paesi. Una nota del dicastero del governo libico con sede a Tripoli, riconosciuto dalle Nazioni Unite, precisa che al colloquio erano presenti anche il direttore del dipartimento del Commercio estero e della Cooperazione internazionale del ministero, il vice direttore generale dell’Autorità di vigilanza sulle assicurazioni e un rappresentante del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale.

Durante l’incontro si è discusso dell’attivazione e del sostegno del Consiglio degli imprenditori libico-cinesi per facilitare il lavoro del settore privato, consolidare la cooperazione economica e commerciale, promuovere gli scambi di visite e istituire comitati di cooperazione congiunta nei due paesi. Da parte sua, l’incaricato d’affari di Pechino ha espresso il forte desiderio delle imprese cinesi di riprendere le loro operazioni in Libia e di contribuire alla realizzazione di progetti di investimento. Il diplomatico ha inoltre proposto di stabilire canali diretti di comunicazione tra l’ambasciata cinese e le istituzioni affiliate al ministero dell’Economia e del Commercio, organizzare visite e incontri bilaterali coinvolgendo imprenditori, camere di commercio e camere congiunte, al fine di creare vere opportunità di partenariato nel settore privato libico.

Intanto, nell’est del Paese nordafricano diviso in due amministrazione politiche rivali, un consorzio guidato dalla Cina ha recentemente espresso interesse per la ricostruzione di Derna, la città libica devastata dalle inondazioni della tempesta subtropicale provocata dal passaggio del ciclone “Daniel”. Ali al Saidi, ministro dell’Economia del cosiddetto Governo di stabilità nazionale (Gsn) designato dalla Camera dei rappresentanti, il parlamento eletto nel 2014 e con sede nell’est, aveva ricevuto nei mesi scorsi una delegazione del Bfi Management Consortium, alleanza che secondo il quotidiano libico “Libya Herald” annovera la China Railways International Group Company e la britannica Arup International Engineering Company. “L’economia libica richiede un deciso impulso verso l’apertura agli investimenti come alternativa alla dipendenza dallo Stato”, aveva affermato Al Saidi, sottolineando che i progetti attualmente in fase di proposta “avranno un impatto significativo sul miglioramento dei servizi forniti ai cittadini”.

A fine ottobre 2023, il ministro libico “orientale” Al Sidi aveva dichiarato a “Radio France International” che “la Cina è oggi la potenza effettiva che potrebbe costruire ponti, infrastrutture e strade in brevissimo tempo”. Secondo il ministro, la Cina starebbe finanziando in Libia un progetto da 30 miliardi di dollari (28 miliardi di euro) per costruire metropolitane proprio attraverso il consorzio Bfi. “In realtà si tratta di informazioni esclusive che nessuno conosce tranne il mio ministero e le parti coinvolte nell’accordo”, aveva aggiunto Al Sidi. Fonti libiche di “Agenzia Nova” a Tripoli, tuttavia, hanno riferito che allo stato attuale non risultano avviati investimenti cinesi nel comparto delle infrastrutture nordafricane.

Sarebbe sbagliato sottovalutare il ruolo che la Cina ha giocato e sta ancora giocando in Libia. Prima della guerra civile del 2011, la cinese China National Petroleum Corp disponeva di una forza lavoro in Libia di ben 30 mila operai e tecnici cinesi, riuscendo ad incanalare oltre il 10 per cento delle esportazioni di greggio “dolce” libico. Ma è soprattutto nel settore delle infrastrutture, marchio di fabbrica dei progetti di Pechino “chiavi in mano”, che la Cina ha puntellato la sua presenza in Libia. Ai tempo dell’ex Jamahiriya del colonello Muammar Gheddafi, China Railway Group aveva avviato nell’ex Jamahiriya tre importanti progetti del valore totale di 4,24 miliardi di dollari. Il caos della guerra civile ha bloccato tutto, ma una possibile stabilizzazione (o partizione) del Paese potrebbe far ripartire i progetti.

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