Flash

Si potrebbero evitare 4 tumori su 10 ma il 50% non accetta l’invito a fare lo screening

Molti tumori sono prevenibili e gli screening possono letteralmente salvare la vita. Eppure, un italiano su due non effettua i test che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) offre gratuitamente per tre neoplasie – il cancro al seno, al colon-retto e al collo dell’utero – e ancora troppi ignorano il dato che ben il 40% dei decessi per cancro può essere prevenuto attraverso i corretti stili di vita. A rilanciare il forte invito alla prevenzione è stato, dal Festival di Sanremo, il ministro della Salute Orazio Schillaci, mentre l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) ha annunciato l’avvio di una grande campagna.

“Oggi abbiamo a disposizione gratuitamente lo screening per tre tipi di tumore e stiamo lavorando per ampliare le possibilità, ma farli è fondamentale perché con lo screening si individua prima la malattia e si può far sì che venga completamente curata. Farlo sapere agli italiani è fondamentale perché purtroppo, ancora oggi il 50% non risponde quando arriva la domanda di effettuare lo screening”, ha detto Schillaci. E la scelta di lanciare questo messaggio proprio dal Festival della canzone non è stata casuale: “Credo sia un valore aggiunto perché si arriva in tutte le case e si parla ai giovani, come agli adulti e agli anziani. Era giusto lanciare da qui un messaggio importante sulla prevenzione oncologica”. Prevenire, ha ribadito, “è fondamentale, perché circa il 40% dei tumori può essere evitato con corretti stili di vita”. E proprio alla prevenzione punta la nuova campagna degli oncologi Aiom, che partirà nelle prossime settimane: un grande progetto di sensibilizzazione per migliorare l’adesione al test contro il cancro al colon-retto, che prevede spot, opuscoli, una campagna social ed il coinvolgimento delle farmacie. In Italia è il secondo tumore più frequente dopo quello alla mammella, con 48.100 casi nel 2022, ovvero +4.400 in 2 anni. Eppure, 7 italiani su 10 non aderiscono allo screening e non eseguono il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, che il Ssn offre gratuitamente ogni due anni a tutti i 50-69enni.

È dimostrato che il test è in grado di ridurre la mortalità di circa il 30%. Non solo. Proprio questa neoplasia è stata l’esempio dell’efficacia dei programmi di prevenzione: nel 2020, i tassi di incidenza erano in diminuzione del 20% rispetto al picco del 2013. Ma lo stop agli screening durante la pandemia ha vanificato i risultati ottenuti. A questo si aggiungono le forti differenze tra le Regioni: oggi, afferma il presidente Aiom Saverio Cinieri, “assistiamo ad un’epidemia di nuove diagnosi. Ma se al Nord il 45% dei cittadini esegue il test del sangue occulto, al Centro è il 31% e al Sud soltanto il 10%. Inoltre, solo 5 Regioni superano il target del 50% di adesione: Veneto, Trentino, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna e Friuli”. La prevenzione è dunque prioritaria: “Nel 90% dei casi – spiega Sara Lonardi, direttore Oncologia 3 all’Istituto Oncologico Veneto di Padova – tale tumore si sviluppa da lesioni precancerose. Per questo lo screening è così efficace: ci permette di rimuovere i polipi prima che diventino neoplastici”.

Ma un grande peso hanno anche gli stili di vita. Tra i fattori di rischio, conclude Filippo Pietrantonio dell’Oncologia Gastroenterologica all’Istituto Tumori di Milano, «rientrano proprio gli stili di vita scorretti: sedentarietà, fumo, sovrappeso, obesità, consumo eccessivo di farine e zuccheri raffinati, carni rosse, alcol, insaccati e ridotta assunzione di fibre vegetali”.

Mostra altro

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio