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Veneziani: il Metaverso è una schiavitù reale

«Il paradiso in terra ha assunto oggi le vesti del mondo virtuale, evoluzione di internet e si riassume in una parola magica anzi in una bacchetta magica: metaverso», scrive Marcello Veneziani su Panorama recensendo il saggio di Eugenio Mazzarella, edito da Mimesis ‘Contro Metaverso’. «Un “semplice” social network si trasforma in un universo parallelo in cui immergersi e abitare – scrive ancora Veneziani entrando nel merito del libro – La metanoia, ovvero la trasmutazione, l’accesso al cambiamento è permesso a chi si spoglia di sé e assume le vesti di un avatar, e va a vivere in questo altro mondo, ma restando comodamente sul sofà di casa. Finto viaggiare, finta socialità, vera solitudine domestica. Poi per edulcorare la pillola con le solite rassicurazioni buoniste e umanitarie, ti dicono che il teletrasporto restando a casa avvantaggia le persone svantaggiate, i disabili. Ma il problema è che rende disabili coloro che non lo sono, e disabilita al mondo reale per spostarsi nel mondo irreale. L’alibi dei disabili è un po’ come gli scafisti e le ong che per sbarcare clandestini si fanno scudo dei bambini. In Metaverso scompare anche la differenza tra vivi e morti, si può vivere in video oltre la morte; ma vale anche l’inverso, morire in vita, perdere se stessi e traslocare in questo altrove virtuale. Dietro tutto questo, ha ragione Mazzarella, si cela una pulsione neo-gnostica che disprezza il corpo, ha in odio la carne, detesta la realtà, la natura e i loro limiti. Sono evidenti i rischi di alienazione, dipendenza e perfino di schiavizzazione, abitando in questa materia senza materia, a suon di chip e di byte. Si perde la distinzione tra reale e virtuale, tra umano, macchina e natura. A tale proposito, fa bene il filosofo a smascherare l’abuso di termini chiave nell’infosfera come intelligenza artificiale: non c’entra nulla l’intelligenza che è intuizione, sensibilità, umanità, capacità di leggere dentro (intus legere) con la computazione automatizzata e artificiale. E’ un nome improprio per falsificare la realtà. L’intelligenza non è sostituibile. Nel mondo della tecnica vige però la legge di Gabor: ciò che si può fare, si deve fare, e comunque si farà. E potremmo aggiungere un corollario: se non lo fai tu, prima o poi lo faranno altri, in altri paesi, e si prenderanno loro i vantaggi. Dunque è vano opporsi? La questione non è arrestare o frenare questi processi ma saperli bilanciare: a chi sostituisce il mondo reale coi mondi virtuali, si può opporre la riscoperta del mondo reale, tra storia e natura, tradizione e civiltà. Altri mondi abita già l’uomo in natura e in cultura, con il corpo, la mente e l’anima. Non lasciamoli atrofizzare».

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