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Arrampicarsi sugli specchi

Vorrei voler, Signor, quel ch’io non voglio.

Michelangelo Buonarroti; da “Rime; sonetto 87”

Così comincia il sonetto 87 delle Rime, scritto da Michelangelo Buonarroti, il grande artista del Rinascimento, che era anche un poeta. Un sonetto che esprime i dilemmi e le debolezze, compreso anche “ogni spietato orgoglio”, che tormentano l’animo umano. Rivolgendosi al Signore il poeta confessa che “I’ t’amo con la lingua, e poi mi doglio c’amor non giunge al cor”. Egli, consapevole di tutto ciò, ha bisogno della grazia divina “che scacci ogni spietato orgoglio”. Bramoso della luce del Signore, il poeta esprime un desiderio e una preghiera: “Squarcia ’l vel tu, Signor, rompi quel muro che con la sua durezza ne ritarda il sol della tuo luce, al mondo spenta!”.

Dilemmi e contraddizioni che tormentano tutti durante la vita, per vari motivi. Sia le persone semplici che quelle che hanno ed esercitano potere. Anzi, soprattutto questi ultimi. Perché con il potere che hanno e con le loro decisioni potrebbero fare anche del male. E quel male, per vari motivi, lo possono fare consapevolmente. Oppure perché costretti. Ma se costretti, poi ne soffrirebbero dai tormenti, incapaci di reagire. Ragion per cui chiedono al Signore: “Vorrei voler, Signor, quel ch’io non voglio”. Proprio così; vorrebbero volere quello che non vogliono. O che non hanno voluto! Esprimendo anche il loro pentimento per quello che hanno fatto.

Purtroppo in Albania coloro che attualmente hanno ed esercitano potere decisionale non solo non si pentono, ma continuano disperatamente determinati a fare del male. Anzi, a passare di male in peggio. Il primo ministro albanese è uno tra quelli. Ormai si sta comportando sempre più confusamente e sta agendo in preda alla disperazione, ma sempre più isolato e abbandonato. Ormai sembra che lo stiano abbandonando anche coloro che fino a poche settimane fa lo appoggiavano pubblicamente. Compresi anche i soliti “rappresentanti internazionali”. Ma questo non vuol dire che i danni e le dirette conseguenze del suo operato sarebbero meno preoccupanti. Anzi, i danni causati dalla disperazione e dal panico di coloro che hanno ed esercitano il potere possono essere ben peggiori. La storia sempre ci insegna. Disperato com’è dagli innumerevoli e continui fallimenti, dalla grave ed allarmante realtà nella quale si trova il paese, dai clamorosi scandali che lo coinvolgerebbero, direttamente e/o indirettamente, e forse anche dai “prezzi” che dovrebbe pagare alla criminalità organizzata e ai clan occulti per i “servizi resi”, il primo ministro albanese si sta discreditando pubblicamente sempre di più, ogni giorno che passa. Tra l’altro, e suo malgrado, adesso lui sta pagando anche il conto per tutte le bugie, gli inganni e le promesse fatte e mai mantenute. Adesso, tra l’altro e ogni giorno che passa, si sta pubblicamente demolendo e discreditando tutta la falsità del suo operato. Operato basato consapevolmente, come scelta strategica, sull’immagine e non sulla sostanza, sulla facciata, sulle messinscena, sui “successi virtuali”. Ormai sono di dominio pubblico tutte le sue innumerevoli contraddizioni con quanto ne ha dichiarato precedentemente. Ormai sono di dominio pubblico le sue innumerevoli e quotidiane bugie e inganni. Ormai stanno venendo a galla tutte le sue manipolazioni. Lui che, ad oggi, è stato sostenuto fortemente in tutto ciò anche da una potente e ben pagata propaganda, che passa spesso anche i confini del paese, adesso è in difficoltà.

Adesso il primo ministro può usufruire delle sue bugie, dei suoi inganni, della sua disperazione e del “mondo di mezzo”. Lo sta dimostrando anche in questi giorni con l’accordo sulla Riforma elettorale, firmato il 5 giungo scorso dai rappresentanti della maggioranza e dell’opposizione nel Consiglio Politico. Il nostro lettore è stato informato subito e per due settimane consecutive, di quell’accordo e delle sue conseguenze. Accordo che, vista la realtà vissuta in Albania, dove adesso una nuova e pericolosa dittatura è operativa e funzionante, potrebbe permettere al primo ministro un terzo mandato. L’autore di queste righe è stato e rimane convinto che il contenuto di quell’accordo non garantisce elezioni democratiche, libere ed oneste. Proprio quelle elezioni, di cui hanno adesso un vitale bisogno l’Albania e gli albanesi. L’accordo sulla Riforma elettorale non è tale però. Quell’accordo, e soprattutto il modo come è stato raggiunto, ha ricordato all’autore di queste righe la montagna che, dopo tanto chiasso, partorisce un topolino, espresso maestosamente dalla fiaba di Esopo (Dittatura sostenuta anche dai ‘rappresentanti internazionali’…;8 giugno 2020). Riferendosi a tutti coloro che hanno contribuito alla firma di quell’accordo, compresi i soliti “rappresentanti internazionali”, l’autore di queste righe scriveva: “Tutti, però, hanno fatto e stanno facendo finta che l’Albania sia un paese dove quella Riforma consoliderebbe ulteriormente la democrazia (Sic!). Invece ciò che, in realtà, potrebbe consolidare la Riforma elettorale sarebbe la nuova dittatura restaurata ormai in Albania, permettendo un terzo mandato all’attuale primo ministro!”. E poi proseguiva: “…invece, con la Riforma elettorale, nelle condizioni particolari in cui si trova l’Albania, quell’approccio è stato sbagliato già in partenza. Perciò anche il prodotto finale non poteva essere quello dovuto e necessario per il paese. Nel caso dell’Accordo sulla Riforma elettorale, tenendo presente la drammatica situazione, causata, controllata e gestita da una nuova e pericolosa dittatura, negoziare, o meglio mercanteggiare, come è stato fatto, significherebbe semplicemente ignorare la sostanza e trattare dei dettagli tecnici!” (Dannosa ipocrisia in azione, come un déjà vu; 15 giugno 2020).

Il primo ministro albanese però, cercando a tutti i costi di vincere un terzo mandato e noncurante di tutto il resto e di tutte le conseguenze, adesso sta ignorando anche quanto è stato sancito dal sopracitato accordo. La scorsa settimana ha pubblicamente proposto e chiesto dei cambiamenti alla Costituzione per permettere poi una sua “vittoria a tavolino”. Un obiettivo quello, alla base del quale è la sua sopravvivenza politica e non solo, che viola però palesemente quanto previsto dalla stessa Costituzione. Tutto ciò, mentre la Corte Costituzionale, da circa tre anni ormai, non è più funzionante. Un blocco programmato e attuato volutamente e con cura, che ha permesso al primo ministro di controllare personalmente, e/o da chi per lui, tutto il sistema della giustizia. E guarda caso, la scorsa settimana, mentre il primo ministro presentava i suoi cambiamenti della Costituzione, “inaspettatamente” hanno dato le loro dimissioni tre candidati giudici per le vacanze nella Corte Costituzionale. Il che bloccherebbe ulteriormente, almeno per altri sei mesi, la funzionalità della Corte stessa. Il che permetterebbe al primo ministro di andare avanti, non ostacolato, nella sua folle e disperata corsa verso un terzo mandato. Una realtà, questa degli ultimi giorni, che sta evolvendo di ora in ora. Il nostro lettore sarà sempre informato sugli ulteriori ed inevitabili sviluppi.

Chi scrive queste righe è convinto che il primo ministro albanese, nella sua folle e disperata corsa verso un terzo mandato, è capace di tutto. Lui adesso si sta arrampicando sugli specchi. Chi scrive queste righe è stato sempre convinto che il primo ministro avrebbe ignorato anche le “tecnicalità” sancite dall’Accordo del 5 giungo scorso. Il primo ministro però non si pente di tutto quello che ha fatto. E perciò non chiederà mai: “Vorrei voler, Signor, quel ch’io non voglio”. Forse però chiederà al Diavolo di aiutarlo a realizzare il suo desiderio: ”Vorrei voler quel ch’io voglio! E lo voglio avere, costi quel che costi!”. Chissà però se il Diavolo lo aiuterà?! Anche perché lui non rispetta i patti. Nemmeno quelli con un primo ministro.

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