Bugie e inganni per annientare un porto strategico millenario
Ogni mattina si apre e si espone la propria merce per ingannare la gente;
e a sera si chiude, dopo aver ingannato per tutto il giorno.
Jean de La Bruyère
Gianni Rodari è uno scrittore di favole e filastrocche, molto noto non solo in Italia ma anche nel mondo. I suoi libri sono stati e rimangono tuttora tra i più letti e non solo dai bambini. Da quelle favole e filastrocche possono e devono imparare tutti, piccoli ed adulti. Il suo valoroso lavoro, la sua fantasia, la sua immaginazione e bravura per la scelta dei personaggi delle favole e delle filastrocche, la sua intelligenza, sono state premiate nel 1970 con il prestigioso premio Hans Christian Andersen. Una delle sue filastrocche che punzecchia la bugia ed i bugiardi è la ben nota Il Paese dei bugiardi (da Filastrocche in Cielo e in Terra; 1972; n.d.a.). Gianni Rodari descriveva un paese dove gli abitanti erano tutti bugiardi, frutto della sua immaginazione. Era veramente uno strano paese. Si, molto strano, come lo descrive maestosamente l’autore. “C’era una volta, là/dalle parti di Chissà,/il paese dei bugiardi./ In quel paese nessuno/diceva la verità,/non chiamavano col suo nome/nemmeno la cicoria:/la bugia era obbligatoria”. Così viene presentato quel paese, dove “la bugia era obbligatoria”. Sì perché nel Paese dei bugiardi anche “Quando spuntava il sole/c’era subito una pronto/a dire: ‘Che bel tramonto!’”. E quando “Di sera, se la luna/ faceva più chiaro/di un faro/si lagnava la gente:/ Ohibò, che notte bruna/non ci si vede niente’”. Era un paese dove “Se ridevi ti compativano:/“Poveraccio, peccato/che gli sarà mai capitato/di male?”. E dove se piangevi dicevano: “Che tipo originale/sempre allegro, sempre in festa./Deve avere i milioni nella testa”. Era uno strano paese quello dei bugiardi dove “Chiamavano acqua il vino,/seggiola il tavolino/e tutte le parole/le rovesciavano per benino”. Ed in quel paese “Fare diverso non era permesso/ma c’erano tanto abituati/che si capivano lo stesso”.
Ma poi, per fortuna, come ci racconta Gianni Rodari, “Un giorno in quel paese/capitò un povero ometto/che il codice dei bugiardi/non l’aveva mai letto,/e senza tanti riguardi/se ne andava intorno/chiamando giorno il giorno/e pera la pera,/e non diceva una parola/che non fosse vera”. Ma come si potrebbe permettere un ometto simile dire certe cose nel paese dei bugiardi?! Non dovrebbe essere stato sano di mente. Ragion per cui gli abitanti di quel paese “Dall’oggi al domani/lo fecero pigliare/dall’acchiappacani/e chiudere al manicomio”. Perché “È matto da legare: dice sempre la verità”. E non a caso l’autore aveva scelto l’acchiappacani a fermare l’ometto. Proprio quella persona che nel paese era incaricata a catturare i cani randagi. Quel povero ometto, chiuso in manicomio diventò subito oggetto di studio, un caso interessante, per i medici. Rodari ci racconta: “…verranno da distante/cinquecento e un professore/per studiargli il cervello”. Ma il caso dell’ometto suscitò la curiosità popolare nel paese dei bugiardi. Tant’è vero che “l’Uomo-che-diceva-la-verità” fu messo in esposizione a pagamento nel “giardino zoo-illogico”. Anche in questo caso la fantasia di Rodari ha evidenziato che l’ometto non era neanche un animale da essere chiuso ed esposto in un “giardino zoologico”. No, lui, caso strano e curioso era stato messo “in una una gabbia di cemento armato” dentro ad un “giardino zoo-illogico”. Cioè in un posto dove chiudono non gli animali, ma, peggio ancora, le persone illogiche! Guarda caso però, “…una cosa più sbalorditiva, la malattia si rivelò infettiva”. Ebbene in seguito nel paese dei bugiardi cominciò a diffondersi “il bacillo della verità”. Risultò perciò invano ogni tentativo dei “Dottori, poliziotti, autorità” che “tentarono il possible per frenare l’epidemia”. Macché! In più l’autore ci garantisce che “Dal più vecchio al più piccolino la gente ormai diceva pane al pane, vino al vino, bianco al bianco, nero al nero”. Non solo, ma loro finalmente liberarono l’ometto e lo elessero presidente. E, alla fine, Gianni Rodari ribadisce convinto che “…chi non mi crede non ha capito niente”.
Ovviamente il Paese dei bugiardi era semplicemente un’invenzione creativa, una scelta originale di Gianni Rodari per meglio stigmatizzare le bugie ed i bugiardi. Ma da quella filastrocca ci si impara tanto. Ovviamente nella vita reale non ci sono Paesi dei bugiardi, bensì bugiardi che cercano ed, alcune volte, anche ci riescono a mentire ed ingannare gli altri, approfittando per se stessi. E se quei bugiardi ed ingannatori abbiano poi anche dei poteri istituzionali e se capitasse che loro siano anche delle persone irresponsabili, allora le conseguenze potrebbero essere veramente gravi. Sì perché, come la storia, anche quella di questi ultimi decenni ci insegna, le bugie diffuse con “maestria” riescono a convincere ed ingannare, soprattutto quelli che non giudicano e pensano con il proprio cervello. E soprattutto attualmente, quando l’opinione individuale, ma anche quella collettiva, si condiziona, si crea e si propaga tramite i media e la rete. Chissà cosa avrebbe scritto Gianni Rodari su questa realtà, ancora non conosciuta allora da lui. Ma di certo ne avrebbe scritto e ci avrebbe avvertito, a suo modo intelligente, di fare molta attenzione.
Fatti accaduti, documentati, testimoniati ed ufficialmente denunciati alla mano, una delle persone che ha, esercita e purtroppo abusa di un sempre più pericolosamente ampio potere istituzionale è anche il primo ministro albanese. Sono tantissimi i fatti realmente accaduti che lo confermerebbero. Sono tanti gli scandali che lo vedrebbero coinvolto direttamente e/o tramite chi per lui. Anche quelli delle ultime settimane. Il nostro lettore è stato informato durante questi ultimi anni, con la dovuta, necessaria ed obbligatoria responsabilità e oggettività su non pochi scandali ed abusi di potere da parte del primo ministro albanese e dei suoi più stretti collaboratori. Soltanto durante queste ultime settimane molti altri sconvolgenti fatti sono stati resi pubblicamente noti in Albania. Dati e fatti documentati che coinvolgerebbero, sia istituzionalmente, sia personalmente il primo ministro. Soltanto durante queste ultimissime settimane il nostro lettore è stato informato di alcuni simili e clamorosi scandali (Un imbroglione che confessa, poi nega ed in seguito elogia altri, 17 ottobre 2022; Si sa di chi è la colpa, 7 novembre 2022; Scontri diplomatici e governativi sui migranti, 14 novembre 2022; Irresponsabile abuso di potere e scandali molto altolocati, 21 novembre 2022). La scorsa settimana l’autore di queste righe informava il nostro lettore, fatti alla mano, che anche lo scontro diplomatico e governativo tra l’Albania ed il Regno Unito sugli allarmanti flussi migratori arrivati in Inghilterra, era semplicemente un misero diversivo per spostare l’attenzione pubblica da due scandali, tuttora in corso: quello degli inceneritori e del porto di Durazzo. Chi scrive queste righe, su quest’ultimo, affermava che “…lo scandalo del porto di Durazzo, oltre ad essere un clamoroso ed irresponsabile abuso di potere, oltre ad essere anche uno spaventoso e preoccupante affare corruttivo miliardario, rappresenta soprattutto un atto di alto tradimento degli interessi nazionali”. Per giovedì scorso, 24 novembre, era previsto che il primo ministro riferisse in Parlamento sullo scandalo del porto di Durazzo. E così è stato. L’autore di queste righe però avvertiva che il primo ministro in Parlamento di certo cercherà “…come suo solito, di scaricare su chiunque altro le sue colpe, i suoi irresponsabili e clamorosi abusi di potere, la responsabilità per la diffusa corruzione e per le preoccupanti conseguenze e ripercussioni della connivenza del potere politico con la criminalità organizzata e con certi raggruppamenti occulti.” (Irresponsabile abuso di potere e scandali molto altolocati, 21 novembre 2022). E proprio questo è stato verificato giovedì scorso, durante un lungo intervento del primo ministro. Ha cercato di incolpare gli attuali dirigenti dell’opposizione ed alcuni media e giornalisti non controllati da lui, usando un banalissimo linguaggio da coatto, come fa sempre quando si trova in difficoltà. Il primo ministro ha ingiuriato ed etichettato loro come “senza patria e né religione”, come “sfacciati” ecc.. Ma invece, dati e fatti accaduti ormai da alcuni anni alla mano, il vero “sfacciato senza patria e né religione” è proprio lui. Il vero, consapevole e diretto responsabile dello scandalo miliardario del porto di Durazzo, con ogni probabilità e non solo istituzionalmente, è proprio il primo ministro albanese. Ed il tempo, un vero galantuomo, come sempre lo testimonierà.
Ma cos’è lo scandalo miliardario del porto di Durazzo? Da molti dati e fatti accaduti, documentati e ormai denunciati alla mano, risulta essere un diabolico, ben ideato e tuttora in attuazione progetto che ha come obiettivo finale la trasformazione di un vasto spazio, dove attualmente si trova il porto, in un’area dove si costruiranno edifici multipiani, alberghi di lusso con dentro anche dei casinò. Dai pochissimi documenti ufficiali resi ad ora pubblici, risulterebbe che si tratta di un’area di 812600 m2. Il “Progetto”, che prevede anche la costruzione, nell’area dove attualmente si trova il porto, di una marina per yacht ed altre imbarcazioni turistiche di lusso, è diviso in due fasi. Prima la demolizione dell’attuale porto, con tutte le sue gravissime conseguenze economiche, commerciali e non solo e la costruzione, al suo posto, degli appartamenti, alberghi di lusso e della marina. Poi, in seguito, la costruzione del porto commerciale in un’altra area, nel nord di Durazzo. Dai dati resi pubblici, ma che cambiano di volta in volta e a seconda delle difficoltà in cui si trovano il primo ministro e i suoi più stretti collaboratori e consiglieri, di madre lingua albanese e di altre, si tratterebbe di un progetto di oltre 2 miliardi di euro. Si tratta però e purtroppo di un progetto del tutto non trasparente e che cambia, almeno come risulta da quelle pochissime informazioni ufficiali che, ad oggi, sono state rese pubbliche. Come le cangianti dichiarazioni del primo ministro, le relazioni ed altri documenti del ministero delle Infrastrutture e dell’Energia, direttamente coinvolto nel “Progetto” del porto di Durazzo, nonché del ministero delle Finanze e di altre istituzioni governative. Si tratta di un progetto che ha come un “illustre investitore”, secondo il primo ministro albanese, un miliardario dagli Emirati Arabi Uniti. Ma. guarda caso, da poco meno di due anni, da quando il “Progetto” è stato reso noto, con un tono trionfante, personalmente dal primo ministro albanese, gli “investitori” non sono più gli stessi. Perché sono state cambiate le società che dovrebbero attuare il “Progetto”. Ma, cosa ancora più grave, anzi molto grave, è che tutte quelle società, che sono come le matrioske russe, sono tutte registrate nei paradisi fiscali. E non a caso sono state fatte simili e continue “acrobazie”. Non si sa niente sia delle capacità finanziarie, sia degli azionisti di quelle “società fantasma’. Solo questo eclatante fatto sarebbe bastato per capire di che genere di “Progetto” si tratta. E basterebbe anche per capire in quale scandalo è stato direttamente, istituzionalmente, ma anche personalmente, coinvolto il primo ministro albanese.
Il nostro lettore è stato anche precedentemente informato di questo scandalo (Peccati madornali e abusi peccaminosi, 25 gennaio 2021; Clamoroso abuso miliardario in corso, 21 febbraio 2022; Volgari arroganze verbali balcaniche e verità che accusano, 28 giugno 2022 ecc..). Ma siccome sono tanti i dati ed i fatti che testimoniano la gravosità dello scandalo del porto di Durazzo, l’autore di queste righe continuerà, anche nelle prossime settimane, a trattare ed informare il nostro lettore, sempre con la dovuta, necessaria ed obbligatoria responsabilità e oggettività.
Chi scrive queste righe, riferendosi al detto latino fallacia alia aliam trudit – un inganno tira l’altro, è convinto di tutte le bugie e gli inganni del primo ministro albanese per riuscire ad annientare un luogo strategico e millenario, qual è il porto di Durazzo, per poi approfittare di ingenti somme lui, altri suoi famigliari e alcuni suoi stretti collaboratori. Sono i fatti accaduti che lo testimoniano.
A chi scrive queste righe il primo ministro albanese sembra quell’imbroglione che, come scriveva Jean de La Bruyère, ogni mattina apre ed espone la propria merce per ingannare la gente e a sera chiude, dopo aver ingannato per tutto il giorno. Chissà cosa avrebbe scritto Gianni Rodari di un bugiardo ed ingannatore innato come il primo ministro albanese?!