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Come si può credere ad un ciarlatano?

Tenete sempre divisi i furfanti. La sicurezza del resto della terra dipende da ciò.

Jean de La Fontaine

“Sempre il mondo fu pien di vendifrottole, che van spacciando le più strane iperboli.” Così comincia la favola Il ciarlatano del noto scrittore francese Jean de La Fontaine. Una favola in cui, con la sua ben nota maestria, l’autore ci racconta come un ciarlatano andava in giro e cercava di convincere tutti che lui era capace di “render dotti i più massicci zotici”. Aggiungendo “O contadino o tanghero ignorante, in breve tempo io ve lo cambio in Dante”. Proprio così! “Signori sì, dicea, datemi un asino, un asino ferrato ed io più classico vel do di quanti sono all’Accademia”. La notizia venne portata anche al re il quale, curioso di quello che gli avevano raccontato, ordinò subito di portargli quella persona. Una volta davanti a lui, il re disse: “Dottore eccellentissimo, ho nelle stalle un asinel d’Arcadia, che voglio addottrinar nella retorica”.  Il re era pronto a pagare per quel servizio, “a patto che in dieci anni su una cattedra ei mettesse la bestia atta a discutere”. Ma se invece non ci riuscisse lui “sarebbe impiccato in luogo pubblico spacciatamente e senza cerimonie con appesa alla schiena la retorica, ch’ei va vendendo come roba onesta, e con orecchie d’asin sulla testa”. Uno dei gentiluomini della corte, sentendo il dialogo tra il re e colui che cercava di far credere agli altri che era una persona dotta e sapiente, un simile di Cicerone, disse ridendo, ma convinto, al ciarlatano: “…in man del giudice ti vedremo a tempo debito”. Aggiungendo che “…dev’esser stupendo lo spettacolo d’un uom sì dotto e di cotanto peso che danza al vento ad una corda appeso”. E diede al ciarlatano anche un consiglio: “Quando sarai nell’oratorio, un tenero discorso in bello stil cerca di stendere coll’arte bella delle tue metafore, classico testo che potrà servire ai falsi Ciceroni in avvenir”. Ma lui, il ciarlatano, il “falso Cicerone”, accettò la proposta del re, pensando fra sé e sé: “Dieci anni? eh, eh!… prima che scada il termine, saremo morti il re, l’asino od io. […] Per quanto non ci manchi il ben di Dio, e si mangi e si beva di gran gusto, su tre, in dieci anni, morir uno è giusto”. La favola finisce così e Jean de La Fontaine ha lasciato in sospeso cosa è accaduto con il ciarlatano. Una cosa è certa però, che quell’asinel d’Arcadia, scelto dal re per essere “addottrinato nella retorica”, è rimasto sempre un asino!

Si, aveva ragione Jean de La Fontaine, il mondo è sempre pieno di vendifrottole, di imbroglioni, di ciarlatani che “… van spacciando le più strane iperboli”. Individui che non solo non credono a quello che dicono, ma spesso e come se niente fosse, dicono in seguito proprio il contrario di ciò che hanno detto prima. Purtroppo anche il primo ministro albanese, fatti accaduti, fatti documentati e pubblicamente denunciati alla mano, ne è uno di loro. Si, proprio lui che, come il ciarlatano della sopracitata favola di Jean de La Fontaine, afferma e dichiara cose, essendo però consapevole di mentire, di ingannare e di raccontare frottole. Ma lo fa sempre per qualche “guadagno”, lo fa soprattutto per spostare l’attenzione pubblica e mediatica dalle sue grandi e continue difficoltà in cui si trova. Difficoltà causate dagli innumerevoli scandali milionari che si susseguono e che coinvolgono direttamente e/o indirettamente il primo ministro albanese, sempre fatti accaduti, documentati e pubblicamente denunciati alla mano. E non di rado, anche ultimamente lui, il primo ministro, nega e/o contraddice, senza nessuna dovuta spiegazione istituzionalmente, quanto aveva dichiarato in precedenza. Oppure sta zitto e si “nasconde” per qualche tempo, a seconda delle tante sue bugie e dei tanti suoi inganni. Il nostro lettore è stato spesso informato di questa deformazione caratteriale del primo ministro albanese. Anche durante queste ultime settimane.

E con la stessa facilità, leggerezza, sfacciataggine e irresponsabilità, con la quale il primo ministro mente ed inganna, ma anche nega quanto ha detto in precedenza, lui si vanta delle sue amicizie con determinate persone molto altolocate in altri Paesi e/o nelle istituzioni internazionali, soprattutto dell’Unione europea. Ma quelle del primo ministro albanese sono solo e semplicemente delle “amicizie” di convenienza, congiunturali, ma mai delle vere amicizie. E non poteva essere altrimenti, vista la persona e considerando chi sono gli altri suoi “amici”. E, guarda caso, quasi sempre si tratta di persone note come autocrati, che con la democrazia hanno poco a che fare. Oppure si tratta di alcuni alti rappresentanti, sia governativi/statali di alcuni singoli Stati, che di determinate istituzioni importanti internazionali, compresa la Commissione europea, i quali si permettono di oltrepassare i propri obblighi istituzionali. La saggezza secolare del genere umano, dalla quale bisogna sempre imparare, ci insegna che similes cum similibus congregantur, e cioè che i simili si accompagnano tra di loro.

Da anni ormai il primo ministro albanese si vanta pubblicamente della sua “amicizia” con il presidente della Turchia. E, fatti accaduti alla mano, si sa, sia nella sua madre patria, sia a livello internazionale, chi è e cosa rappresenta l’attuale presidente turco. Si sanno anche i suoi rapporti con i principi della democrazia. Il nostro lettore è stato informato a tempo debito durante questi anni degli appoggi che il primo ministro albanese ha avuto dal suo “caro amico”, il presidente della Turchia. Il nostro lettore è stato informato anche della attuazione in questi ultimi anni, da parte del presidente turco, della cosiddetta “Dottrina Davutoğlu”. Una dottrina che prevede e cerca di mettere in atto una politica attiva per garantire l’influenza della Turchia su tutti i territori dell’ex impero ottomano, Albania compresa. Il nostro lettore è stato informato anche delle “condizioni” poste al primo ministro albanese dal suo “caro amico”, il presidente turco, per quanto riguarda i rappresentanti di un’organizzazione guidata da un suo ex stretto collaboratore, il quale ormai è un suo nemico. E tra “amici” ci si intende. Ragion per cui il primo ministro albanese ha ordinato la chiusura di alcune scuole finanziate dall’organizzazione. Ha ordinato anche la consegna, in palese violazione con le convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo, di cittadini turchi, oppositori del presidente. Alcune di quelle “condizioni” poste dal presidente turco al suo “caro amico” albanese si riferiscono anche alla comunità musulmana in Albania e ai suoi dirigenti.

La storia ci insegna che i rapporti tra l’Albania e la Serbia, soprattutto dall’inizio del secolo passato ad oggi, sono stati tutt’altro che buoni. Rapporti condizionati anche dalle mire espansionistiche della Serbia sui territori abitati dalla popolazione albanese, soprattutto in Kosovo, ma non solo. Il nostro lettore è stato informato anche di questo. Così come è stato informato dei “rapporti di amicizia” tra il primo ministro albanese ed il presidente della Serbia durante questi ultimi dieci anni. Rapporti tra simili perché, sempre fatti accaduti alla mano, il presidente della Serbia, l’ex ministro della propaganda del regime di Slobodan Miloscevic, è considerato un autocrate, con stretti contatti anche con determinati gruppi della criminalità organizzata. Come, tra l’altro, il suo simile, il suo “amico”, il primo ministro albanese. Rapporti che hanno avuto la loro espressione anche con un’iniziativa regionale nota come Open Balkan (Balcani aperti; n.d.a.). Un’iniziativa che cerca di garantire il controllo della regione dei Balcani occidentali dalla Serbia. Un’iniziativa che ha avuto solo l’appoggio della Serbia, dell’Albania e della Macedonia del Nord, mentre gli altri Paesi balcanici l’hanno rifiutata. Si tratta di un’iniziativa che cerca di annientare l’attuazione di un’iniziativa dell’Unione europea, nota come il Processo di Berlino. Anche di questa iniziativa regionale il nostro lettore è stato spesso e dettagliatamente informato. Ma guarda caso però, il primo ministro albanese, un “convinto e ben determinato sostenitore” dell’iniziativa Open Balkan, all’inizio del luglio scorso, proprio quando si trovava in grosse difficoltà a causa degli scandali in corso, quello degli inceneritori soprattutto e per altre ragioni pubblicamente sconosciute, da buon ciarlatano qual è, ha smentito e ha negato se stesso e quanto aveva dichiarato pubblicamente e con tanto entusiasmo. Per alcuni giorni ha dichiarato il fallimento dell’iniziativa balcanica. Ma i suoi “amici”, soprattutto il presidente serbo, sono rimasti tranquilli, facendo pubblicamente capire che niente era e poteva essere cambiato e che il primo ministro albanese non l’aveva sul serio. E, conoscendolo bene, hanno avuto ragione. In realtà il progetto Open Balkan è stato ideato e reso pubblico tramite un articolo lungo e dettagliato di George Soros, già nel 1999. E si sa che Soros è colui che da anni sta apertamente appoggiando il suo “beniamino”, il primo ministro albanese. Non a caso, in tutte le riunioni riguardanti l’iniziativa Open Balkan, è stato presente il figlio di George Soros. E, guarda caso, nonostante il Soros figlio non avesse nessun “titolo” istituzionale per essere presente in quelle riunioni, era la persona davanti alla quale tutti gli altri stavano “sugli attenti”. Chissà perché?!  Si tratta però di colui che, da alcuni mesi, sta gestendo le attività di suo padre e che non nasconde “l’amicizia” con il suo “caro fratello”, il primo ministro albanese.

Ma il primo ministro albanese ha avuto degli “ottimi rapporti di amicizia” anche con alcuni degli ormai ex presidenti del Consiglio dei ministri dell’Italia. Prima con Massimo D’Alema e poi con Matteo Renzi. Con il primo avevano organizzato diverse attività comuni, tutte “sostenute” dalla fondazione della quale l’ex presidente del Consiglio era anche presidente. Il primo ministro albanese è stato “fiero” dei rapporti anche con Matteo Renzi. Non a caso ha pubblicamente appoggiato nel 2014 la campagna elettorale del suo “caro amico”. Il primo ministro albanese chiedeva allora agli albanesi con cittadinanza italiana e con diritto al voto di votare per il partito di Renzi. Allora il primo ministro albanese dichiarava: “L’Italia sicuramente cambierà presto e in meglio, grazie all’energia e al coraggio straordinario di Matteo Renzi”! Ebbene, vinte le elezioni e diventato presidente del Consiglio dei ministri, Renzi è arrivato a fine dicembre 2014 in una visita ufficiale in Albania. Una visita che il suo omologo ed “amico” albanese ha usato bene dal punto di vista propagandistico. Il primo ministro albanese, durante la conferenza stampa comune, tra tanto altro, ha fatto anche una proposta a Renzi. Una proposta che aveva qualcosa suggerita dal suo subconscio, una specie di lapsus freudiano. “Vorrei dire al Presidente del Consiglio italiano di investire in Albania perché qui non abbiamo sindacati…”. Cioè lui, il primo ministro, si vantava che in Albania non c’erano i sindacati per difendere i diritti dei lavoratori e perciò si potevano fare “dei buoni affari” (Sic!). Il primo ministro albanese ha molto “beneficiato” spesso degli appoggi dei massimi rappresentanti della sinistra politica italiana. Con uno di loro, un ex ministro degli esteri ed attualmente rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico, addirittura avevano “contrabbandato vaccini” durante il periodo della pandemia (Un imbroglione che confessa, poi nega ed in seguito elogia altri; 17 ottobre 2022).

Il primo ministro albanese si sta vantando adesso anche della “stretta amicizia” con la sua “giovane e grande sorella dell’Albania”, la presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia. La scorsa settimana il nostro lettore è stato informato della “visita privata” di Meloni e della sua famiglia nella residenza governativa sulle rive ioniche dell’Albania, ospite del primo ministro. L’autore di queste righe si chiedeva: “Chissà però perché la Presidente del Consiglio ha deciso di incontrare il suo “amico” autocrate?!” (Una visita dall’‘amico’ autocrate che doveva essere evitata; 23 agosto 2023). Ed ancora non ha una risposta a quella domanda. Ma la delusione rimane.

Chi scrive queste righe è convinto che il primo ministro albanese, quel bugiardo ed imbroglione, trovatosi in grandi e continue difficoltà, cercherà di ingannare tutti, “amici illustri” compresi. Farà di tutto per riuscire ad avere degli “appoggi amichevoli” che servono a lui per sopravvivere politicamente e non solo. Chi scrive queste righe si chiede però come si può credere ad un simile e ben noto ciarlatano? Si, aveva ragione Jean de La Fontaine. Il suo consiglio “Tenete sempre divisi i furfanti. La sicurezza del resto della terra dipende da ciò” è sempre valido.

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