Costituzione senza interprete e garante
L’illegale lo facciamo subito. Per l’anticostituzionale ci vuole un pochino di più.
Henry Kissinger
Che la situazione in Albania sia allarmante si sa ormai da un bel po’ di tempo. Lo sanno i cittadini albanesi. Lo sanno anche nelle cancellerie di molti Paesi, che ne constatano le conseguenze. Tra le più problematiche ci sono i traffici illeciti, l’esportazione della criminalità organizzata e l’aumento accentuato dei richiedenti asilo. Lo sanno benissimo anche alcuni alti rappresentanti delle istituzioni dell’Unione europea, nonostante certe loro dichiarazioni pubbliche. Una situazione che si aggrava pericolosamente e quotidianamente, tra l’altro e soprattutto, dalla corruzione capillare e diffusa e dalla connivenza della criminalità organizzata con i più alti livelli del potere politico.
Ma da qualche settimana a questa parte, la situazione in Albania si è aggravata ulteriormente e molto seriamente. Purtroppo si sta cercando di nascondere questa nuova realtà, le cui ripercussioni potrebbero risultare seriamente problematiche. Chiudere gli occhi e far finta di niente significa contribuire a reggere il gioco pericoloso di coloro che sono i veri responsabili. Significa, tra l’altro, paralizzare delle importanti e vitali funzioni dello Stato e tanto altro.
Si tratta della Corte Costituzionale albanese. O meglio, e più esplicitamente ancora, si tratta ormai dell’incapacità di questa Corte di deliberare. La ragione: il mancante numero dei giudici costituzionali per raggiungere il quorum necessario previsto dalla legge. La Costituzione albanese prevede che la Corte Costituzionale sia composta da nove membri, nominati con un mandato di nove anni, non rinnovabile. Essi vengono nominati dal Presidente della Repubblica e approvati dal Parlamento. La Costituzione prevede anche che un terzo dei membri della Corte venga rinnovato ogni tre anni.
Da qualche tempo e per vari motivi, il numero dei giudici della Corte Costituzionale stava diminuendo. Sia per esaurimento del mandato, sia per dimissioni. Questa realtà è stata discussa a più riprese. L’opposizione, gli esperti costituzionalisti e gli analisti politici hanno analizzato la situazione, ne hanno denunciato quanto stava accadendo e quello che poteva succedere, nel caso non si fossero prese le dovute e necessarie misure previste dalla Costituzione e dalle leggi in vigore. Ma nonostante tutto, le istituzioni responsabili non hanno sbloccato questa grave situazione che stava precipitando, fino ad arrivare, nelle ultime settimane, al blocco delle funzioni della Corte Costituzionale. Il colpo di grazia lo ha dato il processo della verifica e della selezione dei giudici, prevista dalla riforma della giustizia. Una riforma che, nonostante le premesse e le “buone intenzioni”, sta bloccando il sistema stesso. E quello che è peggio e molto grave è che il sistema della giustizia sta passando sotto il controllo diretto del primo ministro. Il lettore de “Il Patto Sociale”, dal 2016 in poi, è stato spesso e a tempo debito informato di tutto ciò.
Sono in tanti, giuristi e costituzionalisti, ad essere convinti che una simile situazione si poteva evitare. Ovviamente, se non ci fosse l’intenzione [nascosta] di arrivare a questo punto. E cioè di bloccare la capacità della Corte Costituzionale di deliberare, con tutte le debite conseguenze. I posti vacanti creati si potevano riempire, senza urtare con quanto prevede anche la riforma della giustizia. Gli specialisti ne hanno spiegato come. Ma coloro che dovevano agire non lo hanno fatto. Avranno avuto le loro “buone ragioni”.
Adesso l’Albania ha una Costituzione, ma non ha più l’interprete e il garante della Costituzione. E cioè la Corte Costituzionale. Così è stato stabilito dalla Costituzione stessa. Adesso in Albania si possono approvare leggi, come prima, con solo i voti della maggioranza governativa. Ma l’unica istituzione che dovrebbe verificare, interpretare e garantire la loro costituzionalità non si può esprimere più. Le conseguenze di una simile situazione possono essere veramente gravi. Soprattutto se si tiene conto della volontà espressa del primo ministro di controllare tutto e tutti. Gli esempi non solo non mancano, ma, purtroppo, stanno aumentando con il tempo. Adesso il primo ministro può passare ogni legge in Parlamento, quelle previste con una maggioranza semplice. E nel caso ci siano delle violazioni della Costituzione, nessuno può fermare l’attuazione di quelle leggi anticostituzionali. La situazione sta diventando veramente preoccupante.
Tornando alla Corte Costituzionale, chi verificherà, valuterà e deciderà sulle presunte violazioni delle leggi? Chi valuterà la (mancata) costituzionalità degli accordi presi dalle istituzioni con altre istituzioni? Siano quelle locali e/o internazionali. Chi, in ultima istanza, difenderà i diritti dei cittadini, in tutti i casi previsti dalla Costituzione? Spingendo il ragionamento sull’assurdo, si potrebbe arrivare ad una bizzarra e altresì pericolosa situazione. Nel malaugurato caso l’Albania, per volere del presidente, del primo ministro e/o di chi di dovere, possa essere orientata verso un conflitto armato, o un qualsiasi altro atto che potrebbe rappresentare alto tradimento, chi lo può stabilire? Perché la Corte Costituzionale non funziona più!
Chi è responsabile di una simile e grave situazione, oltre al primo ministro? Dove sono gli ambasciatori e/o gli “esperti locali e/o internazionali” che hanno assistito e redatto, dall’inizio, la riforma della giustizia? Dove sono adesso tutti coloro che hanno ignorato quanto dicevano gli specialisti dell’opposizione e i più noti giuristi albanesi? Dove sono adesso tutti coloro che hanno ignorato quanto consigliava la Commissione di Venezia (Commissione europea per la Democrazia attraverso il Diritto) sulla riforma della giustizia? Arrivando addirittura a “tradurre erroneamente” i testi e oltrepassare le loro responsabilità e diritti istituzionali! Sono diversi i casi evidenziati, dei quali il lettore de “Il Patto Sociale” è stato sempre informato. Perché adesso si nascondono e non hanno il coraggio di assumersi le proprie responsabilità?! Grazie al loro “supporto”, ormai il primo ministro controlla la Procura a tutti i livelli e l’intero sistema della giustizia. Non ha detto una parola però, su quanto sta succedendo con la Corte Costituzionale. Proprio lui, che in ogni sua “esaltazione verbale” si vantava ed elogiava il successo della sua riforma di giustizia. Proprio di quella riforma che ha causato anche questa insolita, unica nel suo genere e allarmante situazione con la Corte Costituzionale oggi, e con la Corte Suprema domani.
Chi scrive queste righe pensa che questa situazione possa aggravare anche il percorso europeo dell’Albania. Perché quelli che decideranno, nell’Unione europea e nei singoli Stati dell’Unione, sull’apertura dei negoziati con l’Albania, come Paese candidato all’adesione all’Unione europea, non sono i leccapiedi e gli “eunuchi” del primo ministro albanese. Non sono neanche certi rappresentanti diplomatici in Albania e/o alcuni alti rappresentanti delle istituzioni dell’Unione europea.
Nel frattempo la Costituzione albanese è rimasta senza il suo interprete, il suo garante e il suo guardiano: la Corte Costituzionale. E chissà per quanto tempo?!