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Crescente spopolamento come sciagura nazionale

Ti verrà addosso una sciagura che non saprai scongiurare;
ti cadrà sopra una calamità che non potrai evitare.
Su di te piomberà improvvisa una catastrofe che non prevederai.

Bibbia; Isaia (47,11)

Proprio così! Il profeta Isaia affermava che non era lui, ma il Signore, “il nostro redentore che si chiama Signore degli eserciti, il Santo di Israele” che ammoniva la “vergine figlia di Babilonia” e le ordinava: “Scendi e siedi sulla polvere […]. Siedi a terra, senza trono […].Siedi in silenzio e scivola nell’ombra, figlia dei Caldei, perché non sarai più chiamata Signora di regni”. Proprio quella figlia di Babilonia, alla quale il Signore aveva affidato il suo popolo prediletto. Ma la Signora dei Regni non rispettò e non onorò la Sua fiducia. Perciò il Signore, amareggiato e deluso dal suo comportamento, le disse severamente: “…tu non mostrasti loro pietà; perfino sui vecchi facesti gravare il tuo giogo pesante”. Il profeta Isaia affermava anche che ella si illudeva che l’incarico dato dal Signore sarebbe durato per sempre e ne abusava. Ma al Signore non sfugge niente e le disse: “Tu pensavi: Sempre io sarò signora, sempre. Non ti sei mai curata di questi avvenimenti, non hai mai pensato quale sarebbe stata la fine”.

Un’eloquente allegoria, una significativa e sempre valida lezione questa che ci viene dalle Sacre Scritture. Una lezione anche, e soprattutto, per coloro ai quali è stata data la responsabilità e la fiducia di governare e di prendersi cura di un popolo. A nessuno, in ogni tempo, niente è dato per sempre. Neanche il potere di governare. E men che meno di abusare con quel potere dato. Una significativa lezione che dovrebbe essere un forte e severo ammonimento, anche per coloro che stanno consapevolmente e gravemente abusando del potere politico in Albania. Proprio loro che hanno, o meglio, dovrebbero avere la responsabilità e l’obbligo di gestire, nel miglore dei modi, la cosa pubblica e le sorti del popolo, ma che non lo hanno fatto e continuano a non farlo. Anche a tutti loro spetterà la stessa sorte della “Figlia di Babilonia”.

Una delle più gravi sciagure che potrebbe colpire l’Albania nei prossimi decenni sarebbe quella legata al continuo e massiccio spopolamento in atto da alcuni anni. Uno spopolamento che più di un fenomeno non ben gestito, risulterebbe essere la conseguenza diretta di una ben ideata strategia. Strategia che non è la prima nel suo genere. Il nostro lettore ha avuto modo di informasi la scorsa settimana, in occasione della commemorazione del “Giorno della Memoria”, che una simile strategia è stata concepita e adottata durante il secolo passato dalla Serbia contro la popolazione albanese del Kosovo. Strategia aggiornata a più riprese e tuttora in atto.

Tenendo presente tutto quanto è accaduto e sta accadendo durante questi ultimi anni in Albania, la vissuta e sofferta realtà, alcune rivelazioni mediatiche e gli sviluppi socio-politici, diventa non difficile pensare e credere che una simile strategia sia veramente in atto in Albania. Una strategia per lo spopolamento del paese. A questo punto viene naturale la domanda: “Perché, con quali obiettivi e a chi interessa l’attuazione di una simile strategia?”. Le cattive lingue dicono che si tratterebbe di interessi di alcuni raggruppamenti occulti, capeggiati e rappresentati da un certo miliardario speculatore di borse dell’oltreoceano e/o da chi per lui. Sempre le cattive lingue affermano che l’obiettivo della “strategia di spopolamento” dell’Albania sarebbe quello di annientare la memoria storica e di far diventare il territorio dello Stato albanese una specie di “zona franca”. Una “zona franca” nella quale si potrebbero svolgere delle attività illecite, come riciclaggio di denaro sporco proveniente da varie parti del mondo, traffico e/o smistamento di stupefacenti di ogni genere, attività bancarie simili e/o del tipo “off-shore” ecc. Ovviamente tutto con il beneplacito e il diretto coinvolgimento dei massimi rappresentanti politici e non solo, dietro, naturalmente dei cospicui e garantiti guadagni. Naturale, però, verrebbe la domanda: “ma se tutti stanno andando via, dove si troveranno la mano d’opera e coloro che presteranno i dovuti e/o i necessari servizi. E non soltanto servizi riguardanti le attività illecite, ma anche quelli indispensabili/necessari per la vita quotidiana di tutti coloro che rimarranno e vivranno in Albania nei prossimi decenni. Perché di quei servizi si tratta, visto che le attività produttive si stanno chiudendo l’una dopo l’altra e gli investimenti stranieri hanno abbandonato e/o ignorato, durante questi anni, l’Albania. Tranne i miliardari “investimenti” della criminalità organizzata, locale e internazionale. Ma anche a questa naturale e logica domanda c’è la risposta. La mano d’opera a basso costo, arriverebbe da paesi orientali e/o da dove si stanno svolgendo scontri etnici e vere e proprie guerre. Paesi da dove partono, da anni ormai, milioni di profughi verso l’Europa. Non a caso negli ultimi mesi il Parlamento albanese, controllato totalmente dal primo ministro, ha approvato leggi che facilitano sia l’ingresso che la cittadinanza, “per motivi di lavoro”, di mano d’opera straniera. E non a caso adesso si vedono in Albania sempre più persone con tratti somatici diversi da quelli locali. Tutto questo dicono le cattive lingue e, purtroppo, le cattive lingue hanno spesso avuto ragione in Albania durante questi ultimi anni.

Un significativo e inconfutabile indicatore del funzionamento della “strategia di spopolamento” dell’Albania sarebbe anche il preoccupante incremento, in questi ultimi anni, del numero dei cittadini albanesi richiedenti asilo, spesso famiglie intere, in vari paesi europei. Non solo, ma per numero relativo, sono i primi, lasciando dietro i siriani, gli afgani ecc… Il nostro lettore è stato informato, a tempo debito, di questo allarmante fenomeno sociale e demografico.

La “strategia di spopolamento” si baserebbe su alcuni pilastri come l’impoverimento sistematico e crescente della popolazione, la delusione della fiducia data, maltrattata e abusata, la perdita della speranza per un futuro migliore, il disinteresse, l’indifferenza e l’apatia per quello che accade e potrebbe accadere. Ma non solo. Per arrivare a tutto ciò, e si è riusciti, la “strategia di spopolamento” prevede, tra l’altro, l’abbandono forzato di quelle poche attività che generano dei guadagni per il sostentamento quotidiano delle famiglie. Attività soprattutto legate all’agricoltura e/o agli allevamenti che coinvolgono e interessano una grande fascia sociale e demografica. Negli ultimi anni, ma soprattutto durante l’anno appena passato, hanno chiuso le attività, a malincuore e buttando via gli investimenti di una vita, molti piccoli proprietari. Anche perché, non avendo sovvenzioni statali e altre agevolazioni, come promesso, non riescono a vincere la concorrenza dei prodotti importati da paesi confinanti.  In più, dal 2013, non sono stati previsti e, perciò non sono stati effettuati, aumenti salariali e delle misere pensioni. Non sono state effettuate neanche le dovute indicizzazioni dei salari e delle pensioni con l’inflazione. Il che ha pesato ancora di più sul potere d’acquisto dei cittadini, di per se ormai compromesso. Sono dati ormai ufficiali che testimoniano questa grave e allarmante situazione. Quanto sopracitato, sono soltanto alcune delle cause che stanno spingendo gli albanesi a lasciare il paese, in seguito all’attuazione continua e attiva della “strategia di spopolamento”. Il nostro lettore sarà di nuovo e come sempre informato dell’attuazione e delle inevitabili conseguenze di questa strategia.

Chi scrive queste righe è convinto e considera il crescente spopolamento dell’Albania come un fatto veramente allarmante. Lo considera come una vera e propria sciagura che, nei prossimi decenni, la “figlia d’Albania” non riuscirà e non saprà come scongiurare. Sarà una calamità le cui conseguenze non si potranno evitare. Perciò, finché c’è ancora tempo, è doveroso ricordare quanto affermava il profeta Isaia, compresa la condanna del Signore per la “figlia di Babilonia”.

 

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