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Di male in peggio

Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta,
si arriva sempre, con un po’ d’attenzione, a distinguerla dal volto.

Alexandre Dumas

Quella presa dal Consiglio europeo il 18 ottobre scorso a Burxelles era una decisione preannunciata. Il 18 ottobre scorso il Consiglio europeo, con la sua decisione, ha negato all’Albania, per la terza volta, l’apertura dei negoziati, come paese candidato, all’adesione nell’Unione europea. Ma questa volta, a differenza delle altre, senza dare neanche una data per il futuro. Niente! Il nostro lettore ha avuto modo di essere informato, il 30 settembre scorso, sulla reale situazione e sulle aspettative per il percorso europeo dell’Albania. L’autore di queste righe, riferendosi a quel percorso, scriveva tra l’altro, che “la prossima sfida sarà la riunione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre di quest’anno. I segnali però sono tutt’altro che rassicuranti. Anzi!”. E poi si chiedeva “Chissà che bugie dirà il 18 ottobre prossimo il primo ministro albanese?”. Ed infatti, il primo ministro albanese non ha smentito le aspettative. Lui ha semplicemente e soltanto trovato un nuovo “nemico che sta ostacolando il percorso europeo dell’Albania”. Questa volta il “nemico” era la Francia e il suo presidente. Ma anche alcuni altri paesi europei che, di fronte ai loro problemi interni, “condannavano ingiustamente” l’Albania. Così faceva anche il dittatore albanese negli anni bui del regime comunista, quando si trovava sempre più isolato dai paesi dell‘est europeo e dal resto del mondo, in seguito alle sue ripetute paranoiche e irresponsabili decisioni.

Di fronte all’allarmante realtà albanese di questi ultimi anni, la decisione presa dal Consiglio europeo del 18 ottobre scorso sull’Albania non poteva essere diversa. Una realtà dovuta all’irresponsabile operato del primo ministro e del governo albanese, dal 2013 in poi. Una realtà creata dalla galoppante e ben radicata corruzione, dalla consapevole connivenza del potere politico con la criminalità organizzata e i clan occulti. Perché in Albania ormai tutto si decide da quello che oltreoceano chiamano “Deep state – Stato profondo”. E di fronte ad una simile realtà il primo ministro albanese ha cercato di nuovo di scaricare le sue colpe, le sue irresponsabili e pericolose scelte, agli altri. Come ha fatto sempre. Secondo lui l’Albania, questa volta, è stata la vittima innocente dello “scontro tra i grandi (dirigenti europei; n.d.a.)”, i quali stanno giocando ad un “gioco di approcci e di interessi che sono più grandi dell’Albania”! Secondo il primo ministro albanese la decisione di non aprire i negoziati con l’Albania e di non dare neanche una data dell’apertura per il prossimo futuro “…è una responsabilità interna dell’Unione europea”! Sicuro comunque che tutto ciò non è dovuto al “non adempimento dei doveri (del suo governo; n.d.a.)”! Il primo ministro albanese è convinto che la decisione del Consiglio europeo il 18 ottobre scorso “non è per colpa dell’Albania, ma per causa dello scontro tra la Francia e la Germania”. E pensare che per lui i negoziati erano stati aperti un anno fa. Così dichiarava nel giugno 2018, dando dimostrazione delle sue immense capacità di mentire spudoratamente. Tutto ciò allora corredato da esaltanti dichiarazioni pubbliche, festeggiamenti e decorazioni!

Prima della sopracitata decisione del Consiglio europeo, il presidente Macron aveva ribadito, senza mezzi termini, la ragione per cui la Francia era contraria all’apertura dei negoziati per l’Albania. Secondo lui, “prima di tutto, riguardo l’Albania, è difficile spiegare ai francesi che apriremo i negoziati”. Aggiungendo anche che “con l’Albania abbiamo fatto le cose al contrario. Abbiamo tolto i visti… E [gli albanesi] ci hanno inondato di richiedenti asilo”. Una realtà che ormai, da alcuni anni, sta preoccupando le autorità francesi e di altri paesi europei. Il nostro lettore è stato sempre informato di tutto ciò, come anche il 14 ottobre scorso.

Ma le accuse del primo ministro albanese sull’atteggiamento della Francia e del presidente Macron hanno avuto una chiara ed esaustiva risposta dal diretto interessato. Il presidente francese ha smentito pubblicamente tutte le falsità delle dichiarazioni del primo ministro albanese, svelando anche degli inediti dalla riunione del Consiglio europeo della scorsa settimana. Egli ha detto chiaramente che “l’apertura dei negoziati con l’Albania è stata contrariata dalla maggior parte dei paesi dell’Unione europea”! Indignato dalle falsità dette dal primo ministro albanese e dai suoi ubbidienti luogotenenti, il presidente Macron ha aggiunto: “Ieri (19 ottobre 2019; n.d.a.) ho sentito alcune parole, secondo le quali eravamo quasi arrivati all’unanimità sull’apertura dei negoziati con l’Albania e la Macedonia del Nord. Non è vero! Senza dubbio c’era una vasta maggioranza [di paesi] per l’apertura dei negoziati con la Macedonia del Nord. Ma la maggior parte dei paesi erano contro l’Albania. L’avvio dei negoziati per l’adesione con un solo paese sarebbe stato un terribile sbaglio per i Balcani”. E con questa ultima frase, il presidente Macron ha dato un ulteriore schiaffo alle bugie del primo ministro albanese e dei suoi. Svelando anche la ragione per cui è stata negata alla Macedonia l’apertura dei negoziati. Un’apertura che per tanti era meritata, visto anche gli impegni presi dalle Istituzioni dell’Unione europea dopo l’accordo con la Grecia per il nome della Macedonia. Grazie a quelle dichiarazioni del presidente Macron adesso è di dominio pubblico la conferma di quello che si temeva alla vigilia della riunione del Consiglio europeo, il 17 – 18 ottobre scorso. E cioè che il meritato sostegno del futuro percorso europeo della Macedonia del Nord poteva essere penalizzato  dall’Albania. Cosa che purtroppo è accaduta.

Nel frattempo ieri, 20 ottobre, al primo ministro albanese è arrivato un ulteriore schiaffo morale, proprio dal suo collega macedone. Prendendo le sue responsabilità, come dichiarato circa un mese fa, lui ha dato le dimissioni, chiedendo nuove elezioni politiche. Elezioni che si svolgeranno il 12 aprile prossimo. Mentre il primo ministro albanese non solo non ha fatto la ben che minima mea culpa, ma ha dichiarato che non pensa di dare le sue dimissioni. Secondo lui “l’Albania non deve andare verso elezioni anticipate, perché l’Albania non ha lasciato niente di incompiuto a questo processo (europeo; n.d.a.)”. Aggiungendo che “noi non solo non andremo verso le elezioni anticipate, ma continueremmo il nostro lavoro”. Più chiaro di così! Chissà però, al quale lavoro si riferiva!

Chi scrive queste righe è convinto che la decisione presa sull’Albania dal Consiglio europeo il 18 ottobre scorso a Bruxelles era quella giusta. Una decisione diversa sarebbe stata contraria ai principi fortemente voluti dai Padri Fondatori e sanciti con i Trattati di Roma del 25 marzo 1957. Egli pensa che la decisione presa dal Consiglio europeo sull’Albania il 18 ottobre scorso sia stata anche una chiara presa di posizione nei confronti dell’irresponsabilità dei massimi rappresentanti della Commissione europea. Proprio di quelli che hanno raccomandato l’apertura dei negoziati con l’Albania senza condizioni, dimostrando una palese parzialità nel loro operato e procurando danni enormi, sia all’Albania, che all’immagine stessa delle Istituzioni europee. Nel frattempo è stata da sempre una ferma convinzione dell’autore di queste righe, e tale rimane, che l’adesione dell’Albania all’Unione europea dovrà avvenire solo e soltanto per meriti e per nient’altro. Ed egli valuta che ormai diventa indispensabile, per tutti i responsabili cittadini albanesi, trovare il modo per liberarsi una volta per tutte da colui e coloro che stanno volutamente ostacolando il percorso europeo dell’Albania. Perché altrimenti tutto andrà di male in peggio.

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