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Ipocrisia, bugie e inganni che, invece, accusano pesantemente

Ci sono tre cose al mondo che non meritano alcuna pieta: l’ipocrisia, la frode e la tirannia.

Frederick William Robertson

Jean de La Fontaine, uno dei più noti scrittori del Seicento, che si legge con interesse e si impara in ogni tempo, riusciva sempre ad additare e punzecchiare i vizi e i difetti della società. Seguendo con maestria e creatività le orme di Esopo, Fedro e altri favolisti dell’antichità, egli ha fatto degli animali i personaggi principali delle sue favole. La volpe e il busto è una delle tantissime favole di La Fontaine, In pochi versi il noto scrittore francese ha messo in evidenza quelle “larve di commedianti” che pretendono di essere i “grandi del mondo” e che riescono ad attirare l’attenzione soltanto delle persone incapaci di pensare, degli “ignoranti”. Coloro che La Fontaine considera dei somari, che non riescono a pensare con la propria testa. Ma per fortuna in questo mondo ci sono anche quelli che sono capaci di pensare e non permettono ai “grandi’ di farli passare per dei somari. In questa favola essi vengono rappresentati dalla volpe. La favola comincia così: “I grandi, presi in blocco, son di solito larve di commedianti, che fanno effetto sol sugli ignoranti. I ciuchi a lor s’inchinano, perché capir non sanno più in là di quel che vedono”. E poi La Fontaine prosegue, mettendo in contrasto le capacità dei “grandi” che sfruttano la stupidità dei ciuchi per ingannarli, con la saggezza e la furbizia della volpe. E cioè delle persone che non si lasciano infinocchiare e pensano con la propria testa. Si perché “…i furbi, che con più prudenza vanno, dapprima non si fidano se in ogni parte chiaro non ci vedono, o come quell’antica Volpe fanno”. E cosa fa la volpe ce lo racconta in seguito, negli ultimi versi, lo stesso La Fontaine. “Un dì (narra la favola) innanzi a un colossal busto d’un grande eroe la Volpe si fermò e subito esclamò: “Testa stupenda e nobile opera di scalpello, ma vuota di cervello”.

Sempre e in diverse parti del mondo ci sono delle persone, spesso cariche di responsabilità istituzionali anche importanti, che sono simili a quelle “larve di commedianti” della favola di La Fontaine. Loro però hanno sempre bisogno di avere intorno dei “ciuchi che a lor s’inchinano”, per far passare le loro ipocrisie, per portare a compimento i loro inganni e le loro malvagità. Loro fanno di tutto, però, a ridicolizzare, distorcere, annebbiare e, magari, annientare quello che pensano e dicono coloro che riescono a capire, e cioè le “volpi”. E come sempre e in diverse parti del mondo, anche in Albania ci sono i “grandi” quelle “larve di commedianti”, i “ciuchi che a lor s’inchinano” e le “volpi” che riescono a capire. Il primo ministro albanese, soprattutto quando si trova in difficoltà, cosa che accade spesso, soprattutto in questi ultimi anni, cerca di ingannare chi lui può e chi a lui “acconsente”. Lui, simile ad una “larva di commediante”, avrebbe voluto che tutti fossero dei “ciuchi”. Così che gli sarebbe stato facile mentire loro e ingannarli, per coprire tante malefatte, tanti abusi di potere, tanta corruzione che adesso sono di dominio pubblico. Una realtà quella che non vedono, non sentono e non capiscono soltanto i “ciuchi”, i consenzienti interessati per vari motivi e, purtroppo, anche i soliti “rappresentanti internazionali”. Ma adesso neanche l’ipocrisia, le bugie e gli inganni del primo ministro albanese, dei suoi “fedelissimi” e della propaganda governativa non bastano, anzi, ormai gli si ritorcono contro. Quanto sta accadendo in questi ultimi giorni in Albania lo sta testimoniando palesemente. E sono pochi i “ciuchi” che si lasciano infinocchiare dalle ipocrisie, dalle bugie e dagli inganni del primo ministro.

Tutto quanto sta accadendo in questi giorni in Albania sta dimostrando che il sistema “riformato” della giustizia e le sue istituzioni, sono sotto il diretto controllo del primo ministro, il quale, per salvare se stesso, non bada a niente e può sacrificare chiunque. Ci sono persone, contro le quali le istituzioni del sistema “riformato” della giustizia possono agire e avviare delle indagini. Così come ci sono altre persone, gli “intoccabili”, primo ministro in testa, di fronte alle quali le stesse istituzioni diventano “comprensibili e tolleranti”. Compresa anche la Struttura Speciale contro la Corruzione e la Criminalità organizzata, nota come la Struttura Speciale Anticorruzione. Ed è proprio l’operato di questa Struttura, dalla sua costituzione nel dicembre 2019, che lo dimostra, mettendo in evidenza il controllo del sistema da parte del primo ministro e/o da chi per lui. Tutto ciò rappresenta una grave e preoccupante realtà, che non riescono a vedere e capire soltanto i “ciuchi che a lor s’inchinano” e i “consenzienti interessati”. Ma, purtroppo, una simile realtà non la vedono e capiscono neanche i soliti “rappresentanti internazionali” in Albania. Anzi, loro continuano ad applaudire i “successi” della riforma e delle istituzioni “riformate” della giustizia. Struttura Speciale Anticorruzione compresa. Ormai tutte le persone che riescono a pensare con la propria testa sono convinte che se non si comincia ad indagare sugli abusi del primo ministro e dei suoi “fedelissimi”, niente può essere più credibile sull’operato del sistema di giustizia in Albania.

Il 2 luglio scorso era una giornata carica di avvenimenti in Albania. In mattinata è stata resa nota la decisione della Corte Costituzionale sul Teatro Nazionale. Il nostro lettore è stato informato la scorsa settimana (Una barbara e talebana distruzione che rivendica giustizia; 5 luglio 2021). Il 2 luglio scorso, è stato reso noto pubblicamente anche l’esito di un’operazione comune della Direzione investigativa antimafia (DIA) di Bari e delle autorità specializzate albanesi. Tutte le indagini sono state svolte nell’ambito di una Squadra investigativa comune. L’operazione è stata coordinata dal rappresentante italiano dell’Unità di Cooperazione giudiziaria dell’Unione europea (Eurojust), con sede all’Aia (Olanda). Si trattava di quattro ben organizzati gruppi criminali operanti in Albania in stretto contatto con organizzazioni criminali baresi. Gruppi che, dal 2014 al 2017, hanno trafficato ingenti quantità di droga provenienti dall’Albania. Il 2 luglio scorso, durante una videoconferenza, i rappresentanti della Squadra investigativa comune hanno reso noto che sono stati eseguiti i decreti di sequestro patrimoniale che riguardavano beni mobili e immobili, per un valore di alcuni milioni di euro. Sono stati eseguiti anche 35 provvedimenti cautelari in carcere e 3 agli arresti domiciliari in Albania, in Italia, in Spagna e in Montenegro. Le accuse sono quelle di corruzione, abuso d’ufficio, riciclaggio di denaro e traffico internazionale di droga. Risulterebbe che nell’ambito della sopracitata operazione siano state sequestrate circa sei tonnellate di droga tra marijuana, cocaina ed hashish. Droghe che dovevano portare alle organizzazioni criminali dei proventi stimati in oltre 55 milioni di euro. Sono state di grande aiuto alle indagini anche le dichiarazioni di quattro pentiti albanesi arrestati in Italia, ormai collaboratori di giustizia. Dalle indagini è risultato che la criminalità organizzata in Albania è talmente potente che riesce a gestire anche lo spegnimento dei radar che dovrebbero controllare, continuamente, ogni movimento sugli spazi marini albanesi, anche nell’ambito della NATO!

Non è la prima volta che accadono operazioni del genere, ma è la prima vota che tra le persone arrestate e quelle ancora da arrestare, oltre ai trafficanti, ci sono anche degli alti funzionari della polizia di Stato albanese, un procuratore, funzionari dell’amministrazione pubblica e due guardie del corpo dell’ex ministro degli Interni albanese, del ”capitano della lotta contro la criminalità”, come lo chiamava il primo ministro! Il “capitano” però si è “dimesso” nella primavera del 2017 perché è stato direttamente coinvolto ad “agevolare” le attività di un gruppo criminale, diretto da suoi parenti, come risultava dalle indagini fatte dalla giustizia italiana. Tutto quanto è stato reso noto il 2 luglio scorso ha messo in grande difficoltà il primo ministro e la sua propaganda. Ragion per cui hanno subito “fabbricato” un diversivo. Il 6 luglio scorso la Struttura Speciale Anticorruzione ha chiesto l’arresto di un sindaco con l’accusa di corruzione e abuso d’ufficio. E neanche cinque minuti dopo l’arresto, guarda caso, il primo ministro ha reagito, “determinato”, contro la corruzione, “sacrificando” uno dei suoi. Perché con una fava si potevano prendere due piccioni. Si spostava l’attenzione da tutto quello che è stato reso pubblicamente noto il 2 luglio scorso e si poteva “applaudire” ai “successi” del sistema “riformato” di giustizia. E non potevano, ovviamente, mancare neanche le congratulazioni, all’operato del sistema di giustizia, da parte dei soliti “rappresentanti internazionali”. Per “annebbiare” tutto quanto è stato reso noto il 2 luglio scorso bisognava trovare, come sempre, anche dei colpevoli. E questa volta, oltre al sindaco, il primo ministro ha deciso di “incolpare” le strutture della polizia di Stato. Proprio di quella polizia che fino a pochi mesi fa era la “Polizia che vogliamo”. Detta proprio con vanto dallo stesso primo ministro e in varie occasioni pubbliche. Ma questo è il suo ben noto modo di agire, quando si trova in grande difficoltà. E questo accade molto spesso. Lui però, non avendo scrupolo alcuno ed essendo un ipocrita, un bugiardo e un ingannatore nato cerca di convincere ed entusiasmare i “ciuchi che a lui s’inchinano”. Ma sono ipocrisia, bugie e inganni che, invece di salvare, stanno accusando pesantemente sia il primo ministro che i suoi “fedelissimi”. Nel frattempo lui, direttamente e/o da chi per lui, sta coordinando altri “diversivi”, insieme con la Struttura Speciale Anticorruzione, per “offuscare” quanto è accaduto e sta tuttora accadendo. Comunque sia però, lui, il primo ministro, è il primo degli “intoccabili”. Lo ha dichiarato il 9 luglio scorso, di fronte a tutti i sindaci, che “…sarà chiunque di voi, ma non io […] che andrà davanti alla Struttura Speciale Anticorruzione per dare spiegazioni.”. Più chiaro di così!

Chi scrive queste righe seguirà questi ultimi sviluppi, tuttora in corso, ed informerà in seguito il nostro lettore. Egli è convinto però che sono tanti, ma veramente tanti gli scandali e gli abusi del primo ministro e dei suoi “fedelissimi”. Scandali ed abusi che metteranno veramente in difficoltà il sistema “riformato” di giustizia. Ma anche i soliti “rappresentanti internazionali” e tutti i “ciuchi che a lor s’inchinano”. Chi scrive queste righe concorda però con il pastore anglicano Frederick William Robertson, che nel XIX secolo diceva: Ci sono tre cose al mondo che non meritano alcuna pietà: l’ipocrisia, la frode e la tirannia”.

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