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Ipocriti che continuano a nascondere gravissime realtà

Solo l’ipocrita è davvero marcio fino al midollo.

Hannah Arendt; da “Sulla rivoluzione”

Era il 9 aprile dell’anno 1300, verso le ore 9 del mattino quando Dante e Virgilio, scesi all’ottavo cerchio dell’Inferno, ossia le Malebolge, sono stati inseguiti dai diavoli dell’Inferno, i Malebranche. Alla fine però sono riusciti ad allontanarsi. Erano arrivati all’orlo della sesta bolgia dove soffrivano le pene dell’inferno gli ipocriti. Quelli che hanno sempre presentato per vero ciò che in realtà non lo era. Peccato gravissimo. E, per aumentare il loro castigo, erano costretti ad indossare sempre delle cappe che fuori erano dorate, ma all’interno erano imbottite di piombo, perciò molto pesanti. “…Là giù trovammo una gente dipinta/che giva intorno assai con lenti passi/piangendo e nel sembiante stanca e vinta”. Così scrive il sommo poeta Dante Alighieri nella sua Divina commedia (canto XXIII dell’Inferno). Quelli erano proprio gli ipocriti, rinchiusi nella sesta bolgia. Erano tanti e stavano stretti. Camminavano con molta fatica, a causa delle lunghe e pesanti cappe lucenti d’oro, ma imbottite di piombo e con dei bassi cappucci che scendevano giù. Erano dei lunghi mantelli fatti come quelli dei monaci cluniacensi (monaci di un noto monastero benedettino che si trova a Cluny, una cittadina in Francia; n.d.a.). Poi il canto prosegue: “Oh in etterno faticoso manto!/Noi ci volgemmo ancor pur a man manca/con loro insieme, intenti/al tristo pianto;/ma per lo peso quella gente stanca/venìa sì pian, che noi eravam nuovi/di compagnia ad ogne mover d’anca”. Questo ci racconta Dante, nel suo canto XXIII dell’Inferno, testimoniando così le sofferenze atroci e perpetue degli ipocriti. Ed era una pena per l’eternità quella loro.

Il 6 dicembre scorso a Tirana, nella capitale dell’Albania si è svolto il vertice dell’Unione europea con i rappresentanti dei sei Paesi dei Balcani occidentali. Oltre al presidente del Consiglio europeo, alla presidente della Commissione europea e di altri rappresentanti dell’Unione, erano presenti anche i capi di Stato e di governo dei Paesi membri dell’Unione europea, tranne il primo ministro della Spagna, perché nello stesso giorno si celebrava la festa della Costituzione nel Paese iberico. Erano presenti i massimi rappresentanti dei Paesi balcanici e di altre istituzioni internazionali. Un vertice, quello di Tirana, che tra l’accoglienza dei partecipanti, i ricevimenti ufficiali ed i concerti di danza tradizionale e moderna non ha lasciato molto tempo per delle necessarie discussioni sulle problematiche che riguardano la situazione internazionale, la regione dei Balcani ed altro. Era stato previsto che durante il vertice si dovevano trattare alcune questioni. Ci si doveva accordare su come affrontare le conseguenze dell’aggressione russa contro l’Ucraina. Si doveva altresì trattare come intensificare il dialogo politico e strategico per l’allargamento dell’Unione. Si dovevano discutere anche il rafforzamento della sicurezza e della resilienza contro le ingerenze straniere, il preoccupante problema della migrazione e la lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata. Alla conclusione del vertice è stata approvata una dichiarazione comune dei partecipanti. In quella dichiarazione, tra l’altro, è stato sottolineato che l’aggressione della Russia contro l’Ucraina sta mettendo in serio pericolo la pace e la sicurezza a livello europeo e globale. Ragion per cui bisogna consolidare e garantire un partenariato strategico tra l’Unione europea e i Paesi balcanici. In più l’Unione europea ha riconfermato il suo pieno impegno per l’allargamento dell’Unione ai Paesi dei Balcani occidentali. Nella dichiarazione finale si ribadisce che l’Unione europea apprezza la determinazione dei partner dei Balcani occidentali per sostenere i valori e i principi fondamentali dell’Europa. In quella dichiarazione si evidenziano anche altre affermazioni comuni e le decisioni prese durante il vertice, come l’abbassamento dei costi dell’uso del servizio roaming per i Paesi balcanici, a partire dal prossimo anno, alcuni accordi di collaborazione e di sostegno nel campo economico, energetico, delle università ecc.. Alla fine del vertice, si è svolta una conferenza comune con i giornalisti del presidente del Consiglio europeo, della presidente della Commissione europea e del primo ministro albanese, come Paese ospitante del vertice.

Purtroppo, anche questo vertice non ha potuto evitare comportamenti, constatazioni e dichiarazioni poco credibili, ipocrite, che non rispecchiano la vera, vissuta e sofferta realtà dei Paesi dei Balcani occidentali. Lo testimonia quanto sta accadendo nel Kosove del nord, dove, da sabato scorso, sono cominciati degli scontri, anche armati, tra dei raggruppamenti paramilitari serbi ed il contingente internazionale che opera in Kosovo. Una preoccupante situazione questa tuttora in corso. Lo testimonia quanto sta succedendo, almeno da alcuni mesi, in Bosnia ed Erzegovina. Così come lo stanno testimoniando gli sviluppi in Montenegro e anche nella Macedonia del Nord. Quanto è stato scritto nella dichiarazione finale del vertice di Tirana del 6 dicembre scorso tra l’Unione europea e i Paesi dei Balcani occidentali, non rispecchia la vera realtà in Serbia. Non solo, ma la Serbia, un Paese candidato all’adesione nell’Unione europea, è anche l’unico Paese che non ha aderito alle diverse sanzioni poste dall’Unione alla Russia, in seguito all’aggressione contro l’Ucraina. E continua a non diventare parte attiva di quelle sanzioni, anzi! La Serbia, in più, continua ad avere un rapporto di dichiarata amicizia e di collaborazione con la Russia. Soltanto durante questi ultimi mesi sono ormai di dominio pubblico le dichiarazioni sia del ministro degli Esteri russo, che quelle del ministro degli Interni serbo e anche dello stesso presidente della Serbia.

Nel caso dell’Albania, quanto è stato ribadito dagli alti rappresentanti dell’Unione europea durante e alla fine del vertice di Tirana del 6 dicembre scorso tra l’Unione e i Paesi dei Balcani occidentali, nonché quanto è stato scritto nella dichiarazione finale del vertice, dimostrano la non veridicità delle constatazioni e delle affermazioni. Ma testimoniano, purtroppo, allo stesso tempo, anche un loro comportamento ipocrita. Sono delle dichiarazioni, delle constatazioni e delle affermazioni che non evidenziano la drammatica e molto preoccupante realtà albanese. Così come suonano ridicole ed ingannatrici anche le dichiarazioni del primo ministro albanese. Ma di lui non ci si può e non ci si deve stupire perché lui non è mai stato vero e credibile in tutto ciò che ha dichiarato pubblicamente in tutti questi anni, sia in lingua albanese che in altre lingue. Il nostro lettore, nel corso di non pochi anni ormai, è stato spesso informato, fatti accaduti alla mano, dell’irresponsabilità istituzionale e personale del primo ministro. Così come è stato informato della sua caratteriale inaffidabilità, della sua innata capacità di mentire e di ingannare come se niente fosse. Ragion per cui anche quanto ha detto durante il vertice del 6 dicembre scorso a Tirana tra l’Unione europea e i Paesi dei Balcani occidentali era prevedibile. E non si è smentito neanche questa volta. In più, riferendosi anche a quanto ha affermato sia il presidente del Consiglio europeo prima e durante il vertice, che quanto lui stesso, il primo ministro albanese ha detto, risulterebbe che lui ha voluto che questo vertice si svolgesse proprio in Albania. Ed aveva delle buone e serie ragioni. Ragioni che hanno a che fare con diversi scandali clamorosi tuttora in corso in Albania. Scandali milionari ed abusi di potere che coinvolgono anche il primo ministro, sia istituzionalmente che personalmente. Basta riferirsi soltanto a due scandali, quello dei tre inceneritori e del porto di Durazzo, per capire le difficoltà in cui si trova il primo ministro albanese. Anche di questi scandali il nostro lettore è stato informato durante queste ultime settimane. Il vertice del 6 dicembre scorso a Tirana poteva e doveva servire a lui per motivi puramente propagandistici, per “sponsorizzare se stesso”.  Il primo ministro voleva trattare ed usare il vertice proprio a Tirana come un suo successo personale, come un sostegno meritato e riconosciuto anche dai “grandi dell’Europa”. Ed ha fatto di tutto, spettacoli folcloristici compresi. Non ha esitato neanche ad inginocchiarsi davanti al primo ministro del Lussemburgo. Chissà perché? Ma le cattive lingue parlano anche di cose della vita personale dell’ospite.

I “grandi dell’Europa”, alcuni di quelli che erano a Tirana il 6 dicembre scorso, ma anche altri (adesso e/o prima), sono coloro che hanno scelto non di rado la “stabilità” e la “sicurezza” invece di una funzionale e funzionante democrazia. Sono coloro che spesso predicano i principi della democrazia ed invece appoggiano quelli che calpestano consapevolmente quei principi. Come il primo ministro albanese. E così facendo hanno, nolens volens, condannato gli albanesi con il loro comportamento ipocrita. Hanno condannato gli albanesi con il loro appoggio per il primo ministro, il nuovo autocrate, il nuovo dittatore che imita, tra gli altri, anche quello comunista che ha causato innumerevoli sofferenze, tragedie, drammi e privazioni agli albanesi per più di quarant’anni di dittatura comunista. Bisogna evidenziare che il primo ministro è un discendente diretto, biologico, ma anche per mentalità e comportamento, di una nota famiglia della nomenklatura comunista. Adesso il primo ministro albanese vuole a tutti i costi l’appoggio pubblico dei “grandi d’Europa”. Di quelli che erano a Tirana il 6 dicembre scorso, ma anche di altri, che dichiarano di voler tenere lontano il dittatore russo dai Balcani. Ma che, guarda caso, sono stati proprio alcuni di loro, con i loro accordi, dovuti anche alle loro amicizie personali con il dittatore russo e/o con chi per lui, che hanno acconsentito a degli accordi miliardari con la Russia. Miliardi che hanno poi permesso al dittatore russo di sentirsi forte e di aggredire l’Ucraina il 24 febbraio scorso, con tutte le gravissime e drammatiche conseguenze di questa guerra tuttora in corso.

Guarda caso, da anni ormai, i “rappresentanti internazionali” non vedono, non sentono e non capiscono cosa sta accadendo in Albania. Il che ha permesso, nolens volens, la restaurazione ed il consolidamento della nuova dittatura sui generis in Albania, rappresentata istituzionalmente dal primo ministro. Chissà perché i “rappresentanti internazionali” non “si rendono conto” del continuo abuso di potere da parte di coloro che esercitano potere politico in Albania. I “rappresentanti internazionali” non “si rendono conto” della galoppante corruzione che sta divorando tutto; una corruzione che, fatti accaduti, documentanti ed ufficialmente denunciati alla mano, coinvolge direttamente il primo ministro, ma anche tutti i suoi stretti collaboratori ed alcuni famigliari. I “rappresentanti internazionali non “si rendono conto” dell’allarmante e molto preoccupante spopolamento dell’Albania. Proprio loro, i “rappresentanti internazionali” non “si rendono conto” neanche del voluto fallimento della riforma del sistema della giustizia e continuano a dichiarare ed applaudire il “successo” di quella fallita riforma. I “rappresentanti internazionali” non “si rendono conto” che l’Albania sia diventata da anni non solo uno dei più importanti Paesi produttori ed esportatori della cannabis, ma da qualche anno anche un centro di smistamento della cocaina. I “rappresentanti internazionali” non “si rendono conto” del diffuso e molto preoccupante riciclaggio del denaro sporco in Albania. Sono dei miliardi che arrivano anche dall’estero e si “puliscono”, soprattutto nel campo dell’edilizia. Il riciclaggio del denaro sporco in Albania da anni è stato evidenziato, tra l’altro, anche nei rapporti ufficiali di Moneyval (struttura di monitoraggio del Consiglio d’Europa; n.d.a) ed il nostro lettore è stato spesso informato di una simile e molto preoccupante realtà. I “rappresentanti internazionali”, purtroppo, non “si rendono conto” di tutto questo e di tanto altro. Chissà perché?! Ma si sa però che un simile e consapevole comportamento testimonia la loro ipocrisia, istituzionale e/o personale. Ed il sommo poeta, Dante, è stato chiaro.

Chi scrive queste righe anche questa volta, anzi, soprattutto questa volta, avrebbe avuto bisogno di molto più spazio per continuare a trattare, analizzare ed evidenziare, fatti alla mano, le dannose conseguenze causate dall’ipocrisia. Compresa anche quella dei “rappresentanti internazionali”. Di quegli ipocriti che continuano a nascondere delle gravissime realtà in Albania. Proprio di coloro che, come affermava Hannah Arendt, sono davvero marci fino al midollo.

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