International

Le preoccupanti conseguenze degli interessi geopolitici

L’interesse parla ogni genere di lingua e interpreta ogni

genere di personaggio, perfino quello del disinteressato.

François de La Rochefoucauld; da “Massime”, 1678

Il 20 settembre scorso a Siracusa si sono incontrati il presidente della Repubblica dell’Italia ed il presidente della Repubblica Federale di Germania. L’occasione era la cerimonia della seconda edizione del Premio dei Presidenti per la Cooperazione comunale tra Germania e Italia, istituito dai due presidenti nel settembre 2020 a Milano. Un premio che si assegna ogni anno, partendo dal 2021, e premia le città e i comuni in Italia ed in Germania che hanno attivato tra loro degli accordi di gemellaggio. Una visita quella del presidente tedesco in Sicilia, ospite del suo omologo italiano, che è proseguita l’indomani, 21 settembre, nel comune di Piazza Armerina, parte integrante del libero consorzio comunale di Enna. I due presidenti sono stati anche nella sede dell’Associazione Don Bosco 2000 a Piazza Armerina, dove è stata presentata loro l’attività che svolge l’associazione e che riguarda l’accoglienza e l’integrazione dei migranti. Un grave problema quello dei migranti che da anni sta generando delle serie preoccupazioni in Italia. Ma non solo. Quanto sta accadendo ormai da anni a Lampedusa ne è una chiara ed inconfutabile testimonianza. Soprattutto il naufragio di un barcone proprio dieci anni fa, il 3 ottobre 2013, a circa mezzo miglio dalle coste dell’isola, che causò 368 vittime umane e 20 dispesi. Ma anche quello che ormai è noto come il “naufragio dei bambini”, accaduto sempre a Lampedusa. Un altro barcone, partito dalla Siria, in piena guerra civile, affondò l’11 ottobre 2013 a poca distanza da Lampedusa. Morirono 268 profughi, tra cui circa sessanta bambini e minorenni.

Il presidente tedesco, prima di arrivare in Sicilia, a Siracusa, il 20 settembre scorso, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. Il giornalista ha fatto, tra l’altro, anche la domanda: “Signor presidente, lei ha sempre detto che l’Italia non dev’essere lasciata da sola dall’Europa sulla questione dei migranti”. A quella domanda il presidente tedesco ha risposto: “Quella frase è ancora valida e voglio ringraziare l’Italia per avere mostrato negli ultimi anni tanta responsabilità umanitaria verso i rifugiati venuti dal Mediterraneo. Non è la prima volta che dico che noi nel resto d’Europa non abbiamo riconosciuto abbastanza questa assunzione di responsabilità da parte italiana”. Il 21 settembre scorso, durante la comune conferenza con i giornalisti a Piazza Armerina, il presidente italiano ha detto: “Abbiamo ascoltato qui a Piazza Armerina le iniziative messe in campo innanzitutto per accogliere i migranti che sono giunti qui attraverso sofferenze indicibili, ma anche per integrarli e inserirli in progetti di crescita, incentivando oltretutto programmi nei Paesi d’origine dove possano assumere iniziative grazie alle competenze acquisite, creando nuove aspettative di vita in quei luoghi dove resterebbero volentieri se non fossero spinti dalla fame, dalla miseria, dalle intolleranze”. Il presidente italiano ha, altresì ribadito: “Quello che è importante è che tutti comprendano in Europa che il problema esiste e non si rimuove ignorandolo, ma va affrontato per non lasciare il protagonismo di questo fenomeno plurale ai crudeli trafficanti di esseri umani”. E poi ha aggiunto che “Le regole di Dublino sono la preistoria, nessuno ha la soluzione in tasca”. Mentre il presidente tedesco, durante la stessa conferenza con i giornalisti, riferendosi ai migranti, ha affermato che la Germania “è il Paese che ha partecipato di più alla redistribuzione di quelli giunti in Italia. Ma gli arrivi devono diminuire e servono regole dell’Unione europea se le frontiere interne devono essere aperte”. Un’affermazione quella che ha suscitato speranze per una concreta e sostanziale collaborazione tra i due Paesi, anche nell’ambito delle strutture dell’Unione europea, soprattutto del Consiglio europeo, per risolvere lo spinoso problema dei migranti che arrivano continuamente e massicciamente in Italia. Ma purtroppo quella speranza si è spenta alcuni giorni dopo. Si perché il cancelliere tedesco e i suoi ministri degli Esteri e dell’Interno la pensano diversamente dal presidente della Repubblica di Germania. Ovviamente ci sarebbero dei motivi politici, viste le elezioni regionali in Baviera ed Assia, domenica prossima, 8 ottobre. Ma anche le elezioni per il Parlamento europeo, che in Germania si svolgeranno il 9 giugno 2024. Elezioni che secondo gli opinionisti e i sondaggi vedono in difficoltà sia il partito del cancelliere che quelli dei suoi alleati. Ma potrebbero esserci anche altri interessi, oltre a quelli politici, che hanno portato a delle decisioni del governo, in pieno contrasto con quanto ha dichiarato il presidente della Repubblica di Germania, sia alla sopracitata intervista al Corriere della Sera che durante la conferenza con i giornalisti a Piazza Armerina il 21 settembre scorso.

Ebbene, proprio un giorno dopo, il 22 settembre, la ministra tedesca dell’Interno ha dichiarato: “L’Italia non rispetta il sistema delle riammissioni [previste dal Trattato] di Dublino, e finché non lo farà, nemmeno noi accoglieremo rifugiati dall’Italia con il meccanismo di solidarietà”. Ed ha preteso che “Roma venga di nuovo incontro a noi per adempiere ai suoi impegni”. Bisogna sottolineare che la Convenzione (Trattato) di Dublino sulla determinazione dello Stato competente per l’esame di una domanda di asilo presentata in uno degli Stati membri della Comunità Europea è stata firmata il 15 giugno 1990 ed è resa attiva sette anni dopo, il 1º settembre 1997, per i primi dodici Stati firmatari. In seguito altri Paesi hanno aderito e la stessa Convenzione è stata modificata nel corso degli anni. Dal 19 luglio 2013 è diventato attivo il Regolamento di Dublino III che deve essere rispettato da tutti gli Stati dell’Unione europea, eccezion fatta della Danimarca. Ma i tanti sviluppi geopolitici di questi ultimi anni hanno reso necessario la revisione del Trattato di Dublino. Ragion per cui anche il presidente italiano, il 21 settembre scorso a Piazza Armerina, lo ha considerato come un atto che appartiene alla “preistoria”. Ma oltre alle sopracitate dichiarazioni della ministra tedesca dell’Interno, lo stesso giorno c’è stata anche una dichiarazione di un portavoce del ministero degli Esteri. In più il governo tedesco prevede il finanziamento di un’organizzazione non governativa (Ong) impegnata con le sue navi nei salvataggi di profughi. Subito dopo è arrivata anche la replica dall’Italia. “Grande stupore per la notizia secondo la quale un portavoce del ministero degli Esteri della Germania avrebbe annunciato un imminente finanziamento ad alcune Ong per un progetto di assistenza di migranti sul territorio italiano e un progetto di salvataggi in mare”. Mentre la presidente italiana del Consiglio dei ministri ha scritto una lettera al cancelliere tedesco, ribadendo che “…il finanziamento della Germania di attività di Ong in territorio italiano rappresenterebbe una gravissima anomalia nelle dinamiche che regolano i rapporti fra Stati ….”. Sullo stesso argomento c’è stata anche una replica, senza peli sulla lingua, da parte del ministro italiano della Difesa.In merito alle recenti e rinnovate dichiarazioni sull’operato del governo italiano e, in particolare, sulla questione dei salvataggi dei migranti e dei finanziamenti alle Ong, voglio ricordare che mi sarei aspettato aiuto e solidarietà in un momento di difficoltà, come abbiamo l’abitudine di fare noi italiani con tutte le nazioni, quando sono in difficoltà. A noi italiani viene naturale”.

Ma alcuni giorni dopo, un’altra decisione arriva dalla Germania. Di nuovo la ministra dell’Interno ha dichiarato che si effettueranno “…ulteriori controlli flessibili e mirati sulle rotte del traffico di esseri umani”. E lei si riferisce a controlli ai confini statali con la Polonia, l’Austria, la Svizzera e la Repubblica Ceca. La ragione di queste nuove e restrittive misure è legata, sempre secondo la ministra tedesca dell’Interno, all’aumento eccessivo del numero degli arrivi, sul territorio tedesco, di profughi. Profughi provenienti dalle stesse aree da dove partono continuamente, ma molto più numerosi, i profughi che ogni giorno arrivano in Italia, soprattutto a Lampedusa. Il che mette in evidenza l’incoerenza del ragionamento e delle decisioni prese dal governo tedesco in questi ultimi giorni. Lo sottolinea anche il ministro italiano della Difesa che considera, con ironia, la decisione del governo tedesco come “coerente e geniale”. E poi aggiunge, sempre riferendosi alle sopracitate decisioni del governo tedesco, che “si cerca di bloccare l’immigrazione in una parte d’Europa e se ne agevola il trasporto in un’altra”. Chissà perché?! E chissà come si sente il presidente della Repubblica Federale di Germania, dopo le sue dichiarazioni fatte il 20 e 21 settembre scorso al Corriere della Sera e a Piazza Armerina in Sicilia?!

Nel frattempo, anche durante questa settimana, quanto è accaduto domenica 24 settembre nel nord del Kosovo sta attirando l’attenzione sia delle cancellerie europee e statunitense, che delle istituzioni dell’Unione europea. Il nostro lettore è stato informato di quello che era accaduto il 24 settembre in Kosovo. “Non erano ancora le tre del mattino quando una pattuglia delle forze speciali della polizia del Kosovo, arrivata sul posto, è stata attaccata da persone armate che sparavano da diverse postazioni. In quell’attacco è rimasto ucciso un poliziotto e due sono stati feriti. Le forze speciali della polizia del Kosovo hanno seguito gli aggressori armati […]. Gli scontri sono continuati per tutta la giornata di domenica, per finire solo in serata. Durante gli scontri intorno al monastero, le forze speciali della polizia del Kosovo hanno ucciso quattro degli aggressori ed hanno catturato altri sei. (Si sentono responsabili alcuni rappresentanti internazionali;25 settembre 2023). Durante tutta la scorsa settimana sono continuate le denunce e la presentazione di nuovi fatti che dimostrano il diretto coinvolgimento di strutture paramilitari serbe. Lo testimonia anche un video in cui si vede chiaramente il vice presidente del partito Srpska lista (Lista serba, un partito che rappresenta la popolazione di etnia serba in Kosovo; n.d.a.). Un partito quello in stretto contatto con i massimi rappresentati politici della Serbia, presidente della repubblica incluso. Il vice presidente del partito Srpska lista è stato da tempo inserito nella cosiddetta Lista nera sia negli Stati Uniti d’America che nel Regno Unito per le sue attività. Lui era il dirigente del gruppo paramilitare che ha aggredito la pattuglia della polizia del Kosovo nelle primissime ore del 24 settembre scorso. Bisogna sottolineare che le cancellerie europee e quella statunitense, nonché i massimi rappresentati delle istituzioni dell’Unione europea hanno condannato l’aggressione del 24 settembre scorso. Mentre il presidente della Serbia ha dichiarato un giorno di lutto nazionale il 27 settembre scorso, in onore dei sei serbi uccisi durante l’aggressione. Il che smaschera tutta la sua demagogia e la sua falsità durante questi giorni, cercando di “tenersi fuori” da quella “aggressione terroristica”. E come consolazione ha avuto soltanto e come sempre l’appoggio della Russia. Bisogna sottolineare che durante questa settimana si sono “pentiti” e hanno cambiato linguaggio anche tutti quei rappresentanti delle istituzioni dell’Unione europea, la Commissione in primis, che hanno sempre appoggiato il presidente della Serbia per delle “ragioni geopolitiche e geostrategiche”, senza, però, nessuna basata e credibile giustificazione. Adesso loro possono costatare però e purtroppo anche le conseguenze di quel comportamento. Le cattive lingue da tempo parlano anche di “interessi geopolitici” ai quali “ubbidiscono” quei rappresentanti delle istituzioni dell’Unione europea. E le cattive lingue sanno molto più delle altre persone.

Chi scrive queste righe continuerà a seguire gli sviluppi, tuttora in corso, che riguardano tutti gli aspetti relativi all’aggressione del 24 settembre scorso nel nord del Kosovo. Chi scrive queste righe considera preoccupante la situazione, tenendo presente anche determinati e ben presenti interessi geopolitici e geostrategici, soprattutto della Russia. Mentre, riferendosi a quei rappresentanti istituzionali e governativi che hanno finora appoggiato il presidente della Serbia, egli condivide quanto affermava François de La Rochefoucauld. Bisogna perciò ricordare che l’interesse parla ogni genere di lingua e interpreta ogni genere di personaggio, perfino quello del disinteressato.

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