Non permettere che si dimentichi…
Si può perdonare, ma dimenticare è impossibile.
Honoré de Balzac
“Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”. Una frase scritta in trenta lingue diverse su un monumento commemorativo nel campo di concentramento di Dachau. Un messaggio ammonitorio valido per tutti, in qualsiasi tempo e luogo. Un appello per non dimenticare. Per non dimenticare le tragedie collettive che hanno segnato la storia e che hanno coinvolto milioni di persone. Tragedie causate da regimi totalitari e dittature, costituite anche in paesi tra i più evoluti e colti del mondo.
Ragion per cui si commemora, tra l’altro, ogni 27 gennaio, anche il “Giorno della Memoria” per non dimenticare le atrocità nei campi di concentramento e le conseguenze dell’Olocausto, della Shoah e delle leggi razziali. Riferendosi al “Giorno della Memoria”, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite affermava nel 2005 che “…tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno il dovere di inculcare nelle generazioni future le ‘lezioni dell’Olocausto’”.
Ragion per cui, ogni 10 febbraio in Italia si commemora il “Giorno del Ricordo”, riferendosi alle famigerate “Foibe”. Nell’apposita legge del marzo 2004 si sancisce l’obbligo civile e morale per conservare e rinnovare “…la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati italiani, durante la seconda guerra mondiale e dell’immediato secondo dopoguerra (1943-1945), e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Per questo, anche in Albania, si dovrebbe ricordare, tra l’altro, il 20 febbraio 1991. Per commemorare il giorno, durante il quale decine di migliaia di cittadini, scrollandosi di dosso la paura, si ribellarono e abbatterono la statua del dittatore, eretta in pieno centro di Tirana. Un significativo atto storico che segnò l’inizio di un lungo e, purtroppo, ancora impantanato processo di democratizzazione del Paese.
Gli albanesi, tutti gli albanesi responsabili, non devono e non dovranno mai permettere di dimenticare il vero significato del 20 febbraio 1991! Non solo per non dimenticare le atrocità della dittatura in Albania. Ma anche per non permettere che una cosa del genere si possa ripetere. I segnali, purtroppo, stanno pericolosamente aumentando di giorno in giorno.
Quest’anno, sfortunatamente e nonostante l’allarmante realtà nella quale si trova l’Albania, le attività per commemorare il 20 febbraio sono state sporadiche e hanno deluso le aspettative. Sono mancate soprattutto e inspiegabilmente le attività organizzate dal partito democratico, il maggior partito dell’attuale opposizione e lo stesso che, ventisette anni fa, ispirava e guidava gli albanesi per rovesciare la dittatura comunista. Quegli albanesi che, tra l’altro, il 20 febbraio 1991, abbatterono il simbolo per eccellenza della dittatura: la statua del dittatore.
Quanto (non) è accaduto lo scorso 20 febbraio 2018 deve allarmare tutti quelli che, da cittadini responsabili e/o da persone politicamente e istituzionalmente coinvolte, hanno il dovere di non dimenticare. Perché “mettere nell’oblio” una data così importante per la recente memoria collettiva degli albanesi potrebbe avere preoccupanti conseguenze nel futuro. Perché la dittatura, una nuova e sui generis dittatura, quella della criminalità organizzata che ormai controlla e/o collabora con la politica, sta alle porte.
Coloro che governano adesso in Albania sono gli eredi politici del famigerato partito comunista della dittatura, adesso in Albania stanno governando di nuovo anche i discendenti diretti e i rampolli di coloro che governavano durante la dittatura. L’attuale primo ministro è uno di quelli. Come anche il ministro degli esteri e altri ancora. L’attuale presidente del Parlamento è uno dei più spietati esecutori istituzionali di tante persone, essendo l’ultimo ministro degli Interni della dittatura. La dittatura fu abolita ufficialmente in Albania nel 1992, ma, purtroppo, continua ad essere presente tuttora, tramite i suoi rampolli.
In una simile realtà, il ruolo dell’opposizione politica in Albania diventa cruciale. Ma quanto sta facendo attualmente l’opposizione, soprattutto da un anno a questa parte, dovrebbe veramente preoccupare tutti coloro che non vogliono che la storia si ripeta di male in peggio.
Il dramma dell’Albania adesso è doppio. Da un lato c’è un primo ministro, il quale ha ideato e attuato la strategia della ‘cannabizzazione’ di tutto il territorio e della connivenza con la criminalità organizzata, per scopi elettorali. Dall’altro lato c’è un capo del maggior partito dell’opposizione e dell’opposizione stessa che tutto sta facendo tranne quello che veramente e realmente doveva e dovrebbe fare. Si tratta proprio del capo di quel partito che rovesciò la dittatura, ispirando e motivando i cittadini anche durante quel 20 febbraio 1991 a Tirana.
In realtà in Albania adesso il primo ministro governa senza problemi, nonostante i continui scandali, proprio perché l’opposizione gli sta servendo “da spalla”. Adesso in Albania il capo dell’opposizione e l’opposizione stessa sembrano stiano facendo e/o reggendo il gioco del primo ministro e di certi interessi occulti, compresi anche quelli di qualche speculante miliardario dall’oltreoceano.
Nel 1991 la dittatura, in crisi di sopravvivenza, cercò di ingannare gli albanesi, rappresentando come “sistema pluripartitico” una strana miscela tra l’unico partito al potere e alcune cosiddette “organizzazioni di massa”, controllate completamente dal regime. Organizzazioni che venivano considerate, con vanto, come “le leve del Partito”. Con ogni probabilità adesso si stia cercando di ripetere la stessa “strategia di sopravvivenza”, da parte del primo ministro. Purtroppo servendosi, in questo caso, non più delle organizzazioni di massa, come fecero i suoi predecessori nel 1991, ma bensì dell’opposizione stessa, ventisette anni dopo. Non a caso quest’anno è stata lasciata nell’oblio anche la commemorazione del 20 febbraio da parte del capo dell’opposizione!
Chi scrive queste righe è convinto che gli albanesi non dovranno mai dimenticare di commemorare quanto accade il 20 febbraio 1991 e di riflettere sul suo significato! Sarebbe stato come se gli ebrei e tanti altri avessero dimenticato il “Giorno della Memoria” e, con quel giorno, anche l’Olocausto e la Shoah! Sarebbe stato come se gli italiani, ma non solo, avessero dimenticato il “Giorno del Ricordo” e le foibe. Sarebbe stato come se i tedeschi e altri milioni di cittadini in Europa e nel mondo avessero dimenticato il “Berliner Mauer” (il Muro di Berlino) e tutto quello che il “Muro” rappresentava e rappresenta! Chi scrive queste righe è convinto che se gli albanesi cominciassero a dimenticarsi del 20 febbraio 1991 allora bisognerebbe che qualcuno ricordasse loro quanto disse Erich Honecker sul Muro di Berlino. E cioè che “…Il Muro esisterà ancora fra cinquanta e anche fra cento anni, fino a quando le ragioni della sua esistenza non saranno venute meno”.