Rappresentanti corrotti di servizi segreti internazionali in azione
Fra gli errori ci sono quelli che puzzano di fogna e quelli che odorano di bucato.
Indro Montanelli
Era il 21 gennaio 2023 quando, all’aeroporto internazionale John Fitzgerald Kennedy di New York, veniva arrestato un uomo di 54 anni. Si trattava di un alto ed importante ex funzionario dell’Ufficio Federale di Investigazione degli Stati Uniti d’America (Federal Bureau of Investigation – FBI; n.d.a.), con ventidue anni di carriera presso quell’Ufficio. Lui nel 2016, prima di trasferirsi a New York, era a capo dei servizi di controspionaggio dell’FBI a Washington DC. In seguito, dall’inizio d’ottobre 2016 fino al 2018, quando è andato in pensione, ha diretto la più importante divisione del servizio di controspionaggio statunitense con sede a New York. Le accuse a suo carico, fatte dalle autorità competenti di Washington DC e di New York, erano diverse. Era stato accusato della violazione delle sanzioni poste dal governo statunitense a determinati oligarchi russi e soprattutto ad uno di loro, noto per essere molto vicino al presidente russo. In più veniva accusato di non aver dichiarato diversi suoi viaggi ed incontri all’estero e di essere stato impegnato personalmente nel riciclaggio di denaro sporco. Un’altra accusa era quella di aver ricevuto 225.000 dollari, non dichiarati, da un ex agente dei servizi segreti albanesi. Per settimane i più importanti media statunitensi, ma non solo, hanno trattato il caso. Caso di cui è stato informato anche il nostro lettore (Collaborazioni occulte, accuse pesanti e attese conseguenze, 30 gennaio 2023; Un regime corrotto e che corrompe, 13 febbraio 2023; Angosce di un autocrate corrotto e che corrompe, 20 febbraio 2023; Un autocrate corrotto e che corrompe, ormai in preda al panico, 27 febbraio 2023; La messinscena con un ‘sostegno’ avuto in un periodo difficile, 10 luglio 2023 ecc.).
L’autore di queste righe scriveva nel gennaio 2023 che il sopracitato oligarca russo “…insieme con l’ex alto funzionario dell’FBI hanno registrato ufficialmente, da alcuni anni, delle attività di impresa e di consulenza in Albania” (Collaborazioni occulte, accuse pesanti e attese conseguenze, 30 gennaio 2023). Dalle indagini risultava altresì che, tra le persone che avevano collaborato con l’ex alto funzionario del FBI, era anche un “consigliere esterno” del primo ministro albanese che ha goduto da lui di un “trattamento speciale”. L’autore di queste righe scriveva che “…Si tratta di una persona che ha avuto però “utili rapporti di conoscenza” anche con i dirigenti delle organizzazioni malavitose e trafficanti di stupefacenti in Messico. Rappresentanti che il “consigliere esterno” ha accompagnato nell’ufficio del primo ministro due anni fa” (Angosce di un autocrate corrotto e che corrompe; 20 febbraio 2023). Bisogna sottolineare però che dalle dichiarazioni ufficiali delle autorità statunitensi rese pubbliche sul caso dell’ex alto funzionario dell’FBI, il nome del primo ministro albanese veniva citato per ben 14 volte come persona coinvolta. Lui stesso, nel settembre 2022 aveva dichiarato, proprio riferendosi all’ex alto funzionario del FBI, che “il capo del controspionaggio dell’FBI è stato ed è mio amico, non si discute!”.
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum dicevano i latini. Con la loro esperienza e saggezza essi ci insegnano che commettere errori è umano, ma perseverare è diabolico. Però nel caso del primo ministro albanese, fatti accaduti e che stanno tuttora accadendo, fatti documentati sia in Albania che in altri Paesi, fatti testimoniati e denunciati alla mano, risulterebbe che lui è un individuo che non sbaglia per caso. Lui continua, persevera con le sue scelte che non sono degli “errori”, bensì sono obblighi dovuti alla criminalità organizzata e ai clan occulti con i quali da anni collabora e ne approfitta.
Il 12 giugno scorso alcuni media in Romania rendevano pubblico uno scandalo internazionale in cui risulterebbe attivamente coinvolto l’ex vice direttore del Servizio dell’Intelligenza Romena, un ex generale ormai in pensione. Mercoledì scorso, in mattinata, lui ha affrontato i procuratori della Direzione nazionale Anticorruzione a Bucarest, essendo accusato di corruzione, ricatto ed altro. Le indagini nei suoi confronti sono state avviate il 24 maggio scorso. Il media televisivo România TV, che trasmette notizie 24 ore, affermava che l’ex vice direttore del Servizio dell’Intelligenza Romena, una persona vicina “…ad alcuni importanti politici albanesi” ha aiutato la sua amante di “…farsi parte di una rete internazionale del traffico della droga. La cocaina arrivava dal Messico in Albania, direttamente dal cartello Sinaloa, in grandi quantità e poi veniva trasferita a Bucarest, tramite un percorso segreto”. Si evidenziava che il ruolo dell’ex generale “era, indubbiamente, un ruolo strategico”. I media romeni hanno pubblicato anche una fotografia in cui apparivano tre persone. C’erano l’ex generale in pensione e la sua amante. E con loro c’era anche il sopracitato “consigliere esterno” del primo ministro albanese. La foto era stata scattata a Berlino.
România TV specifica che “…il generale in pensione aveva un contratto di consulenza con l’Albania, dove consigliava politici di alto livello. E più precisamente il primo ministro”.
Il media romeno evidenzia, tra l’altro, che l’ex vice direttore del Servizio dell’Intelligenza Romena da circa quattro anni “…ha fatto quello che sapeva fare meglio; è stato infiltrato profondamente nel sottosuolo della mafia in Albania attuando una serie di legami; legami pericolosi […] con i vertici degli ambienti criminali e politici in Albania”. Specificando che lui, l’ex vice direttore del Servizio dell’Intelligenza Romena era in continuo contatto con il “consigliere esterno” ed affidato del primo ministro albanese”. In più si specificava che il “consigliere esterno” è noto in Albania come la persona che “…aiuta il primo ministro nei suoi rapporti con l’imprenditoria e l’ambiente criminale albanese”. In seguito si evidenziano anche i rapporti del noto cartello di Sinaloa, che gestisce il traffico della cocaina con la criminalità organizzata albanese. In base a quei rapporti “…i trafficanti messicani hanno cominciato a riciclare grandi quantità di denaro in Albania”.
Due settimane fa l’autore di queste righe informava il nostro lettore del programma Report dedicato alla realtà albanese, trasmesso su RAI 3 il 2 giugno scorso. Durante l’intervista il giornalista ha rinfacciato al primo ministro di essersi incontrato nel suo ufficio con “…un trafficante albanese, membro attivo di un noto cartello messicano che gestisce la cocaina della Colombia”. E poi il giornalista ha detto al primo ministro: “Per me, come giornalista, il fatto che il capo del Consiglio dei ministri dell’Albania si incontra con una persona che, in seguito, si scopre riciclare il denaro del cartello Sinaloa e [di essere] uno dei membri più importanti [del cartello], è una notizia ed io le chiederò di questo. Non avrei fatto bene il mio mestiere se non glielo avessi chiesto.” (Nuove verità inquietanti da un programma televisivo investigativo; 3 giugno 2024). E anche in questo caso era presente anche il “consigliere esterno” del primo ministro! La stessa persona che risultava anche nelle indagini dell’ex alto funzionario del FBI. Chissà perché?!
Chi scrive queste righe seguirà questo nuovo scandalo ed informerà il nostro lettore delle attività pericolose di certi rappresentanti corrotti di servizi segreti internazionali. Egli però è convinto che gli “errori” del primo ministro albanese sono, parafrasando Indro Montanelli, quelli che puzzano di fogna. E puzzano davvero.