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Tempo di coronavirus, di bugie e d’inganni scandalosi

Quello che c’è di scandaloso nello scandalo, è che ci vi si abitua.

Simone de Beauvoir

Il coronavirus non ha risparmiato neanche l’Albania. Si tratta dei due primi casi registrati, padre e figlio, ritornati alcuni giorni fa da Firenze. Almeno così ha dichiarato ufficialmente il ministero della Sanità ieri, 8 marzo, a notte fonda. E purtroppo non poteva essere diversamente. Era ragionevolmente temuto da alcune settimane e da tanti in Albania. Ma purtroppo i rappresentanti delle istituzioni responsabili hanno dato sempre delle garanzie e hanno assicurato i cittadini. Tutti coloro che pretendevano il contrario e suggerivano delle misure da prendere venivano considerati dal primo ministro e dai suoi, come stupidi allarmisti e pericolosi diffamatori. Mentre invece, se il primo ministro e i suoi rappresentanti delle istituzioni responsabili, avessero fatto almeno riferimento alle esperienze vissute dagli altri paesi che stavano affrontando l’epidemia, nonché alle fasi consecutive della sua evoluzione, dal contagio al periodo dell’incubazione e fino alla manifestazione dei primi sintomi, potevano risparmiare certe dichiarazioni pubbliche. Se essi avessero agito da persone consapevoli e responsabili, come chiedeva e obbligava il caso, avrebbero dovuto cominciare a prendere delle misure concrete e in concomitanza con quanto consigliavano gli specialisti e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Almeno qualche minima misura precauzionale. Ma non lo hanno fatto. Lo dimostra anche il caso dei due primi contagiati. Il loro caso, padre e figlio, ha invece smascherato anche l’ennesima bugia delle istituzioni responsabili, smentendo la dichiarazione pubblica del ministero della Sanità, proprio poche ore dopo essere stata fatta. Secondo quella dichiarazione infatti, tutti e due, padre e figlio, sono stati insieme per alcuni giorni a Firenze. Fatto smentito anche dai dati della polizia di frontiera, come reso pubblico oggi dai media. A Firenze c’è stato soltanto il figlio che, rientrato il 26 febbraio in Albania, ha contagiato in seguito anche il padre. E potrebbe, malauguratamente, aver contagiato anche altre persone. Perché nell’arco dei seguenti giorni dal suo rientro, lui ha contattato molte altre persone, in vari ambienti, ignaro di essere stato, a sua volta, contagiato durante il suo soggiorno a Firenze e/o comunque in Italia. Perché lui è entrato in Italia ed è tornato in Albania in macchina. Attraversando così, tra entrata e uscita, più di mille chilometri nel nord Italia. A titolo di cronaca, coloro che hanno redatto la dichiarazione pubblica del ministero della Sanità, fatta ieri a notte fonda, hanno “sbagliato” anche il punto d’entrata in Albania della persona contagiata il 26 febbraio scorso.

In tutto il mondo, fino a ieri, erano 106 i paesi dove sono stati verificati i casi di contagio con il coronavirus a livelli diversi. Partendo dalla Cina, la Corea del Sud, l’Iran e l’Italia con i maggiori casi di contagio e, purtroppo, anche di decessi, fino ad altri paesi con un numero ridotto di casi. In tutti quei paesi le istituzioni responsabili, sia a livello centrale, che a quelli locali, si sono seriamente e professionalmente attivati per affrontare tutti i casi, affermati e/o temuti di contagio. Hanno tentato, e lo stanno tuttora facendo, di ridurre al massimo i casi di infezione e di decessi, prendendo delle drastiche misure, a tempo debito, mai o quasi mai effettuate in precedenza, Cercando così, consapevolmente e responsabilmente, di prevenire ed evitare il peggio. Questa si che è una vera responsabilità istituzionale e civile.

Mentre in Albania il primo ministro, i rappresentanti delle istituzioni responsabili, nonché la sua propaganda governativa e mediatica, hanno sempre dato ai cittadini delle garanzie, assicurando della mancanza di casi del coronavirus. Invece loro tutti, nessuno escluso, hanno l’obbligo istituzionale, civico e morale di non considerare come “garanzia”, nel migliore dei casi, che non era stata evidenziata ufficialmente nessuna persona contagiata. Perché, come la scienza e gli specialisti hanno insegnato durante questi mesi, dal gennaio in poi, il virus, potrebbe aver già contagiato e nel frattempo essere in uno stato d’incubazione. Stato che, secondo l’OMS, potrebbe variare da qualche giorno, fino a due settimane e forse anche di più. Le istituzioni responsabili in Albania, che dovrebbero avere informato/consigliato anche il primo ministro, almeno queste cose le dovevano sapere. Avevano l’obbligo di saperle. Allora viene naturale la domanda: perché hanno osato agire così irresponsabilmente?!

In Albania, fino a ieri, 8 marzo, il primo ministro, i rappresentanti delle istituzioni responsabili, nonché la sua propaganda governativa e mediatica hanno categoricamente e istituzionalmente negato la presenza del virus. Loro hanno dato tutte le garanzie e hanno assicurato i cittadini della mancanza del virus nel territorio. Un vero e proprio irresponsabile comportamento, una cretinata, un’assurdità logica, un vergognoso tentativo ad ingannare l’opinione pubblica, visto quanto hanno detto e consigliato gli specialisti, sia quegli albanesi, che di altri paesi, italiani compresi. Ogni persona normale, in grado di ragionare con la sua testa, in base ai dati e le informazioni scientifiche divulgate durante queste settimane e rese note dai media in varie lingue, comprese quella albanese, avrebbe capito subito e senza difficoltà l’allarmante realtà in arrivo e, perciò, anche la falsità della propaganda governativa. Ogni persona, con un normale livello d’intelligenza, avrebbe capito subito una semplice cosa. E cioè che anche se una sola persona fosse arrivata in Albania dall’Italia, senza sottoporsi quasi a nessun controllo e a nessuna misura preventiva, e ne sono arrivati a migliaia durante queste settimane, sarebbe stato un potenziale contagiante. Perché avrebbero preso in considerazione quello che ha ignorato il primo ministro e i rappresentanti delle istituzioni responsabili, mentre davano delle garanzie e assicuravano i cittadini. “Ignorando” però, e tra l’altro, anche un “piccolo dettaglio”: la durata del periodo d’incubazione del coronavirus. Non sono state prese neanche le minime misure preventive indispensabili, come è stato già fatto negli altri paesi. Non solo, ma il primo ministro ha additato di nuovo e come sempre i media e gli specialisti, che stavano cercando di sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica dell’imminente pericolo. Basta pensare che soltanto ieri sono stati bloccati, per “motivi operazionali” alcuni voli tra Tirana e le città più colpite del nord Italia! Ormai in Albania la presenza del coronavirus è, purtroppo ed inevitabilmente, una realtà. Lo era già da prima. Almeno, da quello che si è saputo, dal 26 febbraio scorso. Ma da ieri a notte fonda, è confermato anche ufficialmente. Questa è la vera verità che ormai le bugie e gli inganni del primo ministro e della sua propaganda non possono più coprire.

Chi scrive queste righe da alcuni anni ha continuamente ribadito che in Albania, purtroppo, ogni giorno che passa, si sta consolidando una nuova dittatura. Di tutto ciò e della grave e allarmante realtà albanese ha informato anche il nostro lettore. Egli è convinto che nei regimi totalitari e nelle dittature la verità propagandata, quella voluta dai dittatori, non è, quasi sempre, quella veramente vissuta e sofferta dai cittadini. E anche se potrebbe sembrare non appropriata in una simile situazione, chi scrive queste righe è convinto che il coronavirus non è e non sarà, per gli albanesi, così pericoloso e non recherà tanti danni quanto ha fatto e sta facendo la dittatura restaurata ormai in Albania. Quella dittatura che ha negato anche il pericolo dell’epidemia e ha garantito il contrario. Registrando così un altro e clamoroso scandalo. Diventa obbligatorio perciò non abituarsi con questi scandali, ricordando anche quanto scriveva Simone de Beauvoir. E cioè che quello che c’è di scandaloso nello scandalo è che ci vi si abitua.

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