Politica

2011-2021 il fil rouge di Mario Draghi

Il governo dei tecnici viene spesso identificato in quello di Monti entrato in carica il 16 novembre 2011. Il governo dell’ex presidente della Bocconi non fece altro che aumentare le tasse disintegrando interi settori come quello nautico esattamente come un qualsiasi governo politico di basso rango: in altre parole, la figura di Monti non portò alcun valore aggiunto, anzi. Per non parlare della querelle relativa alla indicazione del numero degli esodati, neppure ora conosciuti all’ex presidente Monti quanto alla, per fortuna, ex ministra Fornero.

La vera salvezza del governo Monti, che ebbe persino l’ardire di arrogarsi l’abbassamento dello spread, venne rappresentata dall’azione parallela del presidente della BCE Mario Draghi che acquistò tutti i titoli invenduti del debito pubblico al mercato secondario riportando sotto controllo lo spread. Una strategia decisamente importante la quale innescò anche un vivace dibattito al Parlamento tedesco in quanto il presidente della BCE venne accusato dai parlamentari tedeschi di esulare dalle proprie competenze ma soprattutto di utilizzare risorse comunitarie per obiettivi nazionali.

Quindi Monti e Draghi rappresentano due esempi opposti di competenza in ambito governativo e soprattutto di capacità di intervenire con responsabilità a favore del nostro Paese.

Negli anni successivi alla caduta del governo Monti il perdurare della stagnazione economica ha determinato le scelte del presidente della BCE con l’introduzione del quantitative easing e successivamente del “whatever it takes” lasciato in eredità anche alla nuova presidenza della BCE.

Politiche di forte espansione monetaria e finanziaria che hanno permesso una vera e propria “sospensione dalla realtà” della valutazione dei titoli del nostro debito pubblico proprio grazie all’azione calmierante della BCE. Questa politica espansiva ha permesso al nostro Paese e soprattutto ai nostri governi di aumentare vertiginosamente tanto la spesa pubblica improduttiva quanto il debito contando proprio sull’effetto anestetizzante dell’azione del presidente della BCE e con la conseguente valutazione “bonaria” dei nostri titoli del debito pubblico.

Questa situazione ora comincia a vacillare in considerazione del fatto che il tasso di interesse nei nostri titoli di Stato è superiore a quello della Grecia: un indice che esprime una valutazione molto ma molto preoccupante.

Inoltre, rispetto alla figura di Monti, sicuro della propria superiorità intellettuale, la figura di Mario Draghi viene evocata per coprire l’incompetenza dell’attuale governo dimissionario anche nella semplice estensione del Recovery Plan. La figura dell’ex presidente della BCE deve quindi assicurare la funzionalità delle risorse del Recovery fund ottenute per il sistema economico nazionale.

Indubbiamente la scelta del presidente Mattarella è con largo anticipo auspicata da chi scrive già nel marzo 2020 (https://www.ilpattosociale.it/attualita/draghi-tra-omt-e-credito-alle-imprese/).

La scelta presidenziale rappresenta ora l’extrema ratio al fine di rimediare ad una situazione di assoluto stallo politico ormai insostenibile nel quale gli ultimi due governi Conte 1 e Conte 2 avevano offerto il peggio di quanto fosse umanamente possibile sopportare da parte dei cittadini italiani. Basti pensare, solo per dare un esempio: 1. ai banchi con le rotelle destinati ora ai magazzini degli edifici scolastici e bocciati persino dei medici, 2. al Cashback, 3. alla lotteria degli scontrini, 4.ai ristori sulla base del codice Ateco, 5. al bonus monopattini, 6. all’incapacità organizzativa del Piano sanitario per la vaccinazione, 7. alle vergognose primule firmate dall’archistar Boeri e che costeranno oltre 400 milioni, 8. alla vergognosa figura nei confronti del Cio per la creazione di Sport& Salute, 9. agli  imbarazzanti conti, rispetto ai costi reali, delle prossime Olimpiadi del 2026 di Cortina e Milano, 10. Agli scandalosi costi aggiuntivi per l’acquisto delle siringhe, 11. alla mancanza di un piano pandemico avendo solo aggiornato nella data, in modo truffaldino, quello del 2006, 12 .alla mancata riforma del sistema elettorale, 13. alla conclamata incapacità di redigere  un Recovery Plan mentre la Francia l’ha presentato la terza settimana di settembre, 14. ad una risibile apertura all’economia cinese priva di ogni tutela per i prodotti italiani (Via della Seta), 15. alla Sugar e Plastic tax, anche se per ora rimandate, 16. alla ridicola gestione della problematica di Autostrade che offre alla famiglia Benetton la possibilità di appellarsi all’Unione europea, 17. alla continua importazione di mascherine dalla Cina prive dei requisiti richiesti dal protocollo europeo, 18. al rifinanziamento di Alitalia con altri tre miliardi.

Questo passaggio istituzionale voluto dal Presidente della Repubblica Mattarella apre uno scenario assolutamente nuovo per il nostro Paese ma non privo di incertezze.

Dall’inizio della prima ondata della pandemia nella primavera del 2020 le scellerate scelte di questo governo hanno ridotto Il nostro Paese a sostenere come costi di servizio al debito un tasso di interesse superiori persino alla Grecia. Questo valore indica come in questo momento l’Italia venga considerata nello scenario internazionale finanziario esposta a rischio maggiore della stessa Grecia.

Tutto questo è ovviamente anche la sintesi di vent’anni di disastrosa politica economica della spesa pubblica e della conseguente esplosione del debito stesso imputabile ai governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte 1 e Conte 2.

Basti pensare come al febbraio 2020 (inizio di questa terribile epidemia) il nostro Paese risultasse arrivato ad debito pari al 135 % del PIL mentre la Germania registrava un rapporto al 69%. A distanza di un solo anno la Germania arriverà ad un debito pari al 75% programmando, anche se non senza polemiche, di tornare, attraverso il pareggio di bilancio, a percentuali pre-covid già dal 2022.

In Italia, invece, siamo passati ad un debito pubblico ora al 160% del PIL. Il governo di Angela Merkel, quindi, è riuscito, con soli 6 punti addizionali di nuovo debito, a far fronte alla pandemia, mentre il governo Conte 2, con oltre 25 punti di nuovo debito pubblico, si ritrova nella medesima situazione disastrosa avendo perso nel frattempo oltre 400 mila posti di lavoro.

A questa disastrosa gestione governativa hanno contribuito anche i vari ed “ottimi” commissari scelti dallo stesso governo uniti ad una schiera di oltre 400 consulenti.

In questo complesso e articolato momento politico economico che l’Italia sta attraversando sicuramente si torna ad uno scenario di ritrovata incertezza politica legato alla compagine governativa soprattutto rispetto all’individuazione della maggioranza parlamentare che dovrà sostenere il governo Draghi.

Contemporaneamente, va sottolineato, rappresenterà invece sicuramente un plus sia politico che finanziario, la ASSOLUTA CERTEZZA di non vedere i personaggi d’avanspettacolo del governo dimissionario alla guida del nostro Paese. Una ritrovata certezza rappresenterà un fattore talmente positivo che probabilmente verrà premiato dagli stessi mercati.

Mario Draghi sicuramente rappresenta la nostra ultima carta anche perché molti non riconoscono l’importanza della sua azione fin dal 2011, l’anno di insediamento del governo Monti, ad oggi nella sospensione dalla realtà della valutazione dei nostri titoli del debito pubblico.

Il presidente incaricato, in altre parole, ha assicurato l’equilibrio economico-finanziario del nostro Paese nonostante i governi alla guida nell’ultimo decennio. Va ricordato, infatti, come, a differenza di quanto affermavano, tutte le compagini governative abbiano sempre aumentato la spesa corrente e il debito pubblico attraverso gli 80 euro di Renzi o il reddito di cittadinanza con quota 100 ed altre “visioni politico finanziarie”. Scelte politiche finalizzate solo ad una crescita del consenso elettorale ma finanziariamente sostenute sempre dall’azione del presidente della BCE attraverso le diverse stagioni dal 2011 al 2021 con il riacquisto dei titoli del debito invenduto: un Fil Rouge a copertura involontaria della assoluta irresponsabilità dei diversi governi.

Di fatto Mario Draghi rappresenta l’unica figura istituzionale che dal 2011 ad oggi abbia dimostrato la capacità e la volontà di mantenere a galla l’Italia.

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