Al gioco della fune qualcuno resta sempre per terra
Se a molti è nota la professionalità ed il valore di Savona era anche noto ai più che la posizione, sull’euro e sull’Europa, dell’economista contrastava con la necessità di non creare i presupposti per un ulteriore aumento di sfiducia nella capacita italiana di affrontare il proprio debito e rimanere nella zona euro. Le riforme e i necessari interventi, compresi i posti di lavoro, a favore dei cittadini, dipendono anche dalla fiducia degli investitori stranieri, dalla possibilità per la BCE di continuare a sostenerci e dal rapporto con i nostri alleati e partner europei. Che questa Europa debba essere migliorata è evidente, che non si possa migliorare con slogan, populismi ed improvvisazioni è ancora più evidente. Salvini e Di Maio sapevano benissimo quanto la proposta di Savona al ministero economico fosse uno scoglio insormontabile e forse proprio per questo hanno insistito caparbiamente, nonostante avessero, nei giorni precedenti, ripetuto più volte che non avrebbero fatto imposizioni alle scelte di Conte e di Mattarella. Anzi avevano dichiarato che il Presidente della Repubblica si era mosso con grande accortezza e che a lui spettavano le scelte!
Il governo del cambiamento si è invece fermato davanti a un nome pur avendo ottenuto tutto il resto: Conte aveva l’incarico, la lista dei ministri era stata accettata, a prescindere dalle competenze effettive di alcuni, ma tutto è stato gettato alle ortiche di fronte all’unica richiesta del Presidente della Repubblica e cioè indicare un altro nome per l’economia. Se il professor Savona avesse voluto modificare, ammorbidire quanto affermato nei suoi scritti e nelle sue dichiarazioni avrebbe potuto farlo e che non lo abbia fatto, pur con tutta la sua precedente esperienza di uomo ben uso alla politica ed alle istituzioni, dimostra in modo inequivocabile che il recondito pensiero di Cinque Stelle e Lega era ed è l’uscita dalla moneta unica. Il progetto non è più impegnarsi per migliorare l’Europa, raggiungere l’unione politica ed i traguardi promessi ed ancora lontani, Salvini e Di Maio non vogliono l’Europa, non vogliono neppure difendere l’orgoglio italiano, ma mirano a nuove alleanze e strategie economiche che possono essere un salto nel buio e senza rete.
Il legittimo no del Presidente della Repubblica si è tramutato nel delitto di lesa maestà per i due capi partito che hanno dimostrato di essere o troppo giovani o troppo cinici perché è evidente, ormai, che non volevano veramente governare ora ma tornare alle urne. Forse anche manipolati alcuni da regie esterne e Incapaci di comprendere che il gioco alla fune lascia sempre qualcuno per terra. Più che a uno scontro istituzionale da uno scontro di piazza in un momento nel quale un po’ tutti hanno gli animi esacerbati da mille reali e quotidiani problemi. Nelle prossime ore in molti saranno costretti a tirare giù le carte e i bluff verranno scoperti, resta comunque una sola verità: avevano in mano il Presidente del Consiglio e tutti i ministri che avevano scelto salvo uno. Chiunque, se voleva veramente il bene del Paese, avrebbe accettato una piccola sconfitta per una grande vittoria: governare l’Italia, misurarsi in Europa, dimostrare al mondo cosa si è capaci di realizzare. Savona è stato il pretesto per non misurarsi con la realtà, per continuare nella politica delle promesse, per sentirsi vittime invece che provare a diventare, se non statisti almeno politici veri, quelli che mancano da anni in Italia. Salvini e Di Maio hanno gettato via un’occasione per mire inconfessate, l’Italia forse può sperare in una diversa opportunità.
Tutto questo purtroppo non indebolisce ma rafforza chi, a partire dai giornali tedeschi, tenta ingerenze e manovre e le conseguenze ricadranno, come sempre, non sulla grande finanza o sul capitalismo autoreferenziale ma sull’economia reale e sulla gente comune. Se però qualcuno pensa, togliendo le foto di Mattarella da qualche sperduto comune, o portando in piazza forcaioli e arrabbiati di distruggere le nostre istituzioni si sbaglia. L’obbiettivo della maggioranza degli italiani è di liberare le istituzioni da tutti coloro che le utilizzano a proprio uso e consumo e purtroppo Salvini e Di Maio hanno dimostrato di fare anche loro parte del branco.