La certezza del diritto
Uno stato democratico si caratterizza attraverso la certezza del diritto che assicura equità tra i diversi poteri all’interno di una società sempre più complessa ed articolata. La stessa divisione dei poteri rappresenta lo scheletro di garanzie istituzionali dal quale poi vengono esercitati i diversi poteri nella piena e reciproca legittimità. In questo contesto democratico, la sola idea, si ribadisce la sola idea, di spostare l’appuntamento elettorale delle elezioni regionali, in scadenza nel 2025, all’anno successivo e, di conseguenza, aumentando di un anno il mandato in una carica, rappresenta un attacco senza precedenti non solo alla certezza di diritto ma anche alla tutela del diritto di voto attraverso il quale si esercita la volontà dei cittadini.
A questi ultimi, infatti, verrebbe posticipato di un anno il diritto costituzionalmente garantito di confermare o meno la fiducia alla coalizione al governo, anche se regionale, dopo cinque anni che ora, nella proposta, diventerebbero sei.
Pur essendo condivisibile l’obiettivo di istituire un unico Election Day per evitare la campagna elettorale perenne nel Paese, questa modifica della durata del mandato elettorale dovrebbe venire dichiarata all’ultimo appuntamento elettorale, non certo in corso d’opera e comunque escludendo le autorità in carica.
In più, a “sostegno” di questa iniziativa si aggiunge una ulteriore miserabile motivazione individuabile nella volontà espressa del Vice Presidente del Consiglio di offrire la possibilità al governatore del Veneto in carica di inaugurare le prossime Olimpiadi del 2026.
La sintesi si traduce nella modifica e nell’utilizzo per fini espressamente privati di una garanzia democratica, i tempi del mandato elettorale, per di più manifestata da un vicepresidente del Consiglio, espressione cioè del potere esecutivo, un potere concorrente rispetto a quello legislativo.
In altre parole, quando il potere esecutivo intende modificare i principi istituzionali così come la certezza del diritto automaticamente si esce dal modello democratico per entrare in una selva oscura.
Questa iniziativa rappresenta una strategia politica assolutamente priva di qualsiasi fondamento democratico, ed anche se potrebbe esprimere un sostanziale analfabetismo istituzionale, ma non certo giustificarla, risulta assolutamente inaccettabile e rappresenta un pessimo e molto pericoloso esempio di utilizzo delle prerogative democratiche finalizzate al perseguimento di obiettivi personali o di un singolo partito.
L’election day rappresenta una delle fondamentali riforme da adottare per evitare di vivere in un paese in continua campagna elettorale, incapace quindi di elaborare qualsiasi programma a medio e lungo termine. Tuttavia va ribadito che il percorso verso la sua adozione dovrebbe escludere i rappresentanti attualmente in carica. L’idea di ridurre il perimetro di garanzia istituzionale attraverso la proroga di un anno del mandato elettorale offre il senso della cultura democratica di chi la propone e rappresenta un ulteriore insulto ai cittadini che vedrebbero rimandato di un anno il proprio diritto al voto.
In ultima analisi questa proposta rappresenta il senso e la volontà di prevaricazione del potere esecutivo nei confronti delle garanzie istituzionali e della stessa certezza del diritto. La sola ignoranza non può più rappresentare una giustificazione accettabile.