Nell’indifferenza dei partiti l’astensionismo è la prima forza in Italia e questo non fa bene alla democrazia
Bene, in Liguria il centro destra ha vinto e il Pd è il primo partito della regione, i 5 Stelle si sono ridotti al lumicino e la Lega si è dimezzata.
Detto questo ed aggiunti altri eventuali commenti sui successi ed insuccessi dei partiti colpisce, una volta di più, fino a quando troveremo la forza di stupirci, che all’analisi delle forze politiche, ma anche di molti media, continui a mancare il dato principale: il forte astensionismo.
Certo c’era il maltempo, molte parti della regione erano state sconvolte, certo c’erano stati scandali, che per altro non hanno impedito la vittoria del centro destra con un sindaco che è stato un esempio nella gestione della tragedia ponte di Genova, ma niente giustifica la non partecipazione al voto, specie in un momento così delicato, se non la disaffezione, l’indifferenza, insofferenza che troppi cittadini hanno verso le forze politiche.
L’astensionismo non è un rifiuto alla politica ma è invece la più palese espressione di contestazione proprio alla mancanza della politica in un sistema dove sempre più la partitocrazia si è sostituita ad un progetto di bene comune che ogni partito dovrebbe avere come faro di riferimento per le sue attività.
Non si è fatta, come sempre accade da troppi anni, campagna elettorale per sostenere un proprio modello di società ma per contrastare, colpire l’avversario.
Qualcuno anni fa ha inneggiato alla morte delle ideologie, la verità è che sono morte le idee, le visioni, i progetti, è morta la ragion d’essere di quello che i partiti avrebbero dovuto rappresentare e cioè la proposta offerta a tutti, non solo ai propri iscritti e simpatizzanti, di dare vita ad una società capace di indicare percorsi che includano ciascuno, nel rispetto e nella comprensione di esigenze diverse e mai prevaricatrici del bene comune.
Partitocrazia, leaderismo, annunci e slogan fini a se stessi, pressapochismo, dichiarazioni non seguite dai fatti, mancanza di conoscenza dei reali problemi dei cittadini, arroganza e autoreferenzialità, solo per citare alcuni dei difetti delle forze politiche, hanno portato alla costante e progressiva disaffezione dei cittadini resi ancor più sospettosi dai tanti scandali che, vicendevolmente, i partiti si trovano ad affrontare e dalle reciproche accuse.
Diciamolo molto chiaramente la democrazia è a rischio quando tanta parte dell’elettorato non va al voto e vi sono leggi elettorali e proposte di leggi elettorali per le quali con la maggioranza di una minoranza di aventi diritto al voto si può pensare di governare a nome di tutti usufruendo di un parlamento di fatto blindato.
Nel 1953 un sistema di questo tipo si era chiamato ‘Legge truffa’ e ben fece allora il MSI a combatterla, una legge non è buona perché ci premia, ci fa comodo, una legge è buona se preserva la democrazia e il diritto di rappresentanza di tutti, in primis dei cittadini che oggi continuano ad essere esautorati dal loro diritto di eleggere i propri parlamentari.