Un po’ di chiarezza sulle scorte
Secondo i dati pubblicati, sabato 23 giugno, dal Corriere della Sera in Italia sarebbero 560 le persone che godono di una scorta e gli agenti addetti alla tutela sarebbero 2000. Non sono né troppi né pochi, dipende dalle motivazioni che hanno portato a dotare 560 italiani di una protezione e dall’uso effettivo della scorta. Come abbiamo chiesto il 21 giugno, per trasparenza e democrazia, sarebbe giusto conoscere i nomi almeno di coloro che rivestono un incarico pubblico, sarebbe giusto avere conferma che la scorta tutela la persona in pericolo durante le sue funzioni e non mentre eventualmente va a divertirsi in un locale notturno. La scelta di dare o confermare una scorta non può basarsi sulla simpatia o sull’appartenenza partitica o culturale e le polemiche nate intorno alla scorta di Saviano ci sembrano l’ulteriore utilizzo di notizie, battute, minacce per scopi propagandistici mentre un paese serio deve pensare a tutelare chi è in pericolo punto e basta così come chi è in pericolo non può utilizzare la scorta per andare a divertirsi.
Per troppo tempo in Italia la scorta ha rappresentato, per alcuni, una sorta di status symbol e si sono date scorte a chi non era in pericolo e tolte a coloro che, come Marco Biagi, erano nel mirino. Ci auguriamo che il ministro dell’Interno, esternando meno, effettui una verifica corretta sull’utilizzo delle scorte non facendosi guidare da emotività e pregiudizi: chiunque governi deve comprendere che non rappresenta più soltanto i propri elettori ma un intero Paese e che quanto può sembrare utile oggi ad ottenere qualche voto in più può trasformarsi un domani in un boomerang elettorale, e comunque il fine di chi governa deve essere il bene comune e non quello della propria parte politica. Gli esempi di questi anni hanno dimostrano quanto i proclami e le battute abbiano il fiato corto, Renzi docet.