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Una democrazia è tale solo quando i cittadini hanno il diritto di esprimere liberamente e consapevolmente le proprie scelte

Che il governo italiano non abbia una linea univoca su: quali fondi europei utilizzare e come utilizzarli, come affrontare i prossimi mesi, dalla riapertura delle scuole alle decisioni da prendere per far ripartire l’economia, al di là delle tante promesse fatte e non realizzate, su come risolvere il vulnus costituzionale che si creerà se, insieme alle elezioni regionali, ci sarà anche il voto referendario, appare chiaro anche ai più distratti. Parliamo di vulnus alla Costituzione perché nella stessa si vieta di dare corso ai referendum contestualmente ad elezioni che abbiano carattere politico come è per la Camera, il Senato e le Regioni. I motivi di contrasto, nel governo, sono anche molti altri, mentre troppi lavoratori aspettano la cassa integrazione da mesi e ogni giorno chiudono piccole e medie attività, portando nuova disoccupazione e nuovi problemi in molti settori.

La mancanza di visione comune tra il Pd ed i Cinque Stelle, e all’interno di questi stessi partiti, rende sempre più difficile dare risposte in tempi brevi alle tante urgenze, né renderà facile trovare un accordo per la nuova legge elettorale che dovrebbe comunque essere varata sia per ridare maggior democrazia al voto che per risolvere i problemi conseguenti ai risultati del referendum.

Come abbiamo più volte detto e scritto una democrazia è tale solo quando i cittadini hanno il diritto di esprimere liberamente e consapevolmente le proprie scelte e in Italia, da troppo tempo, abbiamo leggi elettorali che espropriano gli elettori di questo diritto imponendo loro le scelte fatte dai capi partito i quali decidono, scelgono chi dovrà essere parlamentare. Altra conseguenza negativa dell’attuale sistema elettorale è quella che porta gli eletti, che di fatto sono dei nominati, a non occuparsi più del territorio, delle reali esigenze dei cittadini, ma a rapportarsi solo con le gerarchie di partito perché le stesse possono garantire loro un nuovo mandato. Si è di fatto tolto al Parlamento il suo ruolo di rappresentante dell’elettorato ed i partiti, contro i quali, a partire dai 5Stelle, si è tanto gridato sono più che mai i veri detentori del potere. Un potere che esercitano senza remore anche perché non si è mai dato corso a quanto la Costituzione chiedeva e cioè che i partiti avessero quella personalità giuridica che li avrebbe costretti a rispettare regole interne di democrazia e a sottoporre il controllo dei loro bilanci alla Corte dei Conti.

Fino a quando i cittadini non potranno eleggere i propri rappresentanti liberi dalle imposizioni dei segretari e presidenti delle varie formazioni politiche avremo sempre una democrazia incompiuta ed un Parlamento condizionato e, come è avvenuto sempre più anche negli ultimi mesi, esautorato dai suoi compiti e poteri. Uniamo tutti la nostra voce per chiedere che il referendum sulla diminuzione del numero dei parlamentari si svolga in una data diversa dalle elezioni regionali e in un momento nel quale ci si possa confrontare in dibattiti pubblici, cosa che per il Covid non si potrà fare ancora per molto. La diminuzione del numero dei parlamentari comporta una modifica costituzionale importante che non si può realizzare in tempi brevi, con un governo diviso praticamente su tutto e alieno da qualunque dialogo con l’opposizione.

Il problema resta comunque uno, per una democrazia compiuta i parlamentari devono rispondere ai cittadini che li hanno eletti non ai partiti che li hanno nominati, per una democrazia compiuta non è importante avere qualche parlamentare in più o in meno ma avere la certezza che ogni eletto faccia il lavoro che gli compete, non sia corrotto o corrompibile e sappia quello che sta facendo perché, piaccia o meno, il potere legislativo spetta al Parlamento, onore importante dal quale discende il presente e il futuro di ciascuno di noi.

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