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Detective stories: un hacker ha cercato di attaccarmi con Emotet

Un hacker ha cercato di imbrogliarmi inviandomi una mail “trappola” e, dato che ci troviamo di fronte ad un tipo di minaccia particolarmente diffusa in questo periodo, mi sembra giusto parlarne per sensibilizzare i lettori di questa testata.

Parliamo di “Emotet”, e non si tratta del nome di un film di Cristopher Nolan, ma di un pericoloso malware creato in Russia nel 2014 che tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 sta vivendo un periodo di fortissima diffusione.

Il modus operandi degli hacker è quello di attaccare la vittima (solitamente una azienda), inviando una mail con annessa la richiesta di spiegazioni circa una fattura/pagamento il cui file di riferimento si trova in allegato.

In allegato però invece del solito pdf o file di word troveremo un file con al suo interno un malware pronto ad installarsi automaticamente sui vostri pc in seguito all’apertura.

Sostanzialmente si tratta sempre della solita tattica utilizzata dagli hacker i quali però, una volta eseguito con successo l’attacco ad un utente, inviano a cascata mail (e quindi attacchi) a tutti i contatti presenti nella rubrica della vittima, questa volta però scrivendo dall’indirizzo email della prima vittima e quindi aumentando la propria credibilità e possibilità di successo.

A differenza di altri virus o ransomware utilizzati negli ultimi anni, Emotet consente agli hacker di effettuare un periodo di “monitoraggio” della vittima, supportandoli nell’acquisizione di più dati possibili, puntando principalmente alle password per i servizi bancari digitali tipo home banking o simili. I danni possono essere irreparabili, soprattutto a livello aziendale.

Nel mio caso specifico è stato curioso osservare come la mail in questione, apparentemente spedita da un conosciuto hotel di Milano con il quale la nostra agenzia investigativa ha effettivamente avuto per molti anni un rapporto consolidato di lavoro, provenisse in realtà da un altro indirizzo, ovvero quello di una società brasiliana a me del tutto sconosciuta.

Effettuata l’analisi del file ed accertatomi subito della presenza del malware, ho effettuato alcuni approfondimenti ed ho scoperto che la vittima dell’attacco (del tutto inconsapevole fino al momento del mio contatto) si era effettivamente recata a Milano in vacanza qualche anno prima dove aveva soggiornato proprio presso quel famoso hotel.

Come siano poi giunti a me resta un mistero che per motivi di tempo non ho intenzione di approfondire, ma non posso fare altro che consigliare a tutti i lettori di diffidare sempre da mail (conosciute o meno) che richiedono di aprire documenti in allegato senza fornire troppe spiegazioni.

Gli hacker puntano sempre sull’effetto sorpresa e sulla paura, perciò nella mail faranno riferimento a pagamenti urgenti, multe o chiarimenti circa fatture affinché venga subito aperto il file in allegato. Perciò verificate sempre che il mittente sia conosciuto (condizione però che non può garantire l’attendibilità della mail) e che corrisponda al nome dell’intestatario della mail, che il tono, lo stile della scrittura sia quello utilizzato solitamente dal vostro interlocutore (spesso, per evitare di farsi scoprire, gli hacker scrivono poche frasi standard evitando di dilungarsi), ma soprattutto non aprite mai documenti in allegato contenenti file .zip o .exe . ed evitate di cliccare su link presenti all’interno della mail.

Infine, avere un buon antivirus è sempre utile, qualora un hacker dovesse colpirvi durante una giornata nella quale per mille motivi siete meno attenti del solito nella maggior parte dei casi sarà l’antivirus ad individuare il malware e ad avvertirvi in tempo.

Per domande e consigli di natura investigativa e/o di sicurezza, scrivetemi e vi risponderò direttamente su questa rubrica: d.castro@vigilargroup.com

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