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In attesa di Giustizia: autunno caldo

Ennesima puntata della saga milanese del processo truccato per far condannare qualcuno a tutti i costi: dopo Davigo, condannato dal Tribunale di Brescia – sentenza confermata dalla Corte d’Appello – per l’ uso disinvolto di atti secretati che neppure avrebbe dovuto ricevere e De Pasquale, condannato, appunto, per aver occultato prove a discarico di imputati, tutti assolti a prescindere da questa innocente malizia (figuriamoci che sostanza poteva avere l’accusa…) ora tocca al terzo protagonista dell’articolata vicenda: Paolo Storari P.M. a Milano, che era stato assolto in sede penale per mancanza di dolo dall’accusa di rivelazione di segreto di ufficio avendo indebitamente spedito quei documenti d’indagine proprio a Davigo.

Ora, per la medesima ragione è “sotto schiaffo” della giustizia del C.S.M. perché il suo agire integrerebbe comunque un illecito disciplinare ed è stata fatta una richiesta di sanzione tutto sommato modesta: la perdita di un anno di anzianità con conseguenze contenute solo sul piano del progresso in carriera e stipendiale.

Nel chiederne la condanna, la Procura Generale della Cassazione ha argomentato che il comportamento di Storari è di assoluta gravità e che affermare il contrario sarebbe un precedente pericolosissimo per la tutela dell’Ordine Giudiziario anche per la rilevanza mediatica e le ricadute in termini di immagine dell’Ufficio Giudiziario dove lavora e delle persone menzionate in quei verbali…sarà, ma allora che dire di De Pasquale che è ancora al suo posto e che proprio di quegli atti avrebbe voluto fare uso in altro processo, brigando insieme al collega Spadaro sputtanando un collega? Se le condotte di Storari sono così gravi solo per aver contribuito a scoperchiare il vaso di Pandora su una stomachevole combine per mandare in galera degli innocenti che giudizio si dovrebbe dare di chi, ad oggi, risulta essere autore di cotanta indecenza con una dura sentenza del Tribunale di Brescia? Per molto meno il C.S.M. trasferisce tempestivamente i magistrati coinvolti in altre sedi ad occuparsi di ben altre cose che della vita e della libertà dei cittadini. Quanto al discredito all’ufficio giudiziario in cui lavora lo ha provocato Storari o chi, come sembra, ha dimenticato il giuramento fatto sulla Costituzione al momento di assumere le funzioni di magistrato?

Nel giudizio disciplinare, secondo quanto riferito proprio da Storari è emerso che De Pasquale e Spadaro volevano “togliere di mezzo” lo sgradito Presidente del Tribunale, Tremolada, che stava giudicando il loro processo truccato facendovi deporre un celeberrimo mentitore come il pluripregiudicato avvocato Amara per fargli dire, parlando delle accuse pencolanti a carico dei vertici dell’ENI, che quel Presidente era stato avvicinato da almeno due avvocati per “aggiustare il processo”, informazione che – peraltro – Amara aveva ottenuto di seconda se non terza mano e senza nessuna possibilità di fare verifiche sulla genuinità della fonte.

Autunno caldo, rovente, per la Procura di Milano e chi scrive, come cittadino, non può commentare altrimenti che questa montagna di porcherie dà il voltastomaco; come avvocato – che non solo predica ma pratica la presunzione di non colpevolezza – fa dire che il giudizio deve essere sospeso in attesa della verità affermata dalle sentenze quando saranno definitive.

Tuttavia, se all’esito del terzo grado di giudizio questi fatti fossero confermati, altro che promuovere Spadaro alla Procura Europea e limitarsi a retrocedere De Pasquale da Procuratore Aggiunto a semplice Sostituto: in questo caso, il cittadino e l’avvocato vorrebbero vederli in galera, là dove (forse) provavano a mandare degli innocenti e dove qualcuno, in passato, ha preferito chiudere la partita infilandosi un sacchetto di cellophane sulla testa.

Arriveranno querele per queste considerazioni? Quasi c’è da augurarselo: sarebbe una interessante disfida in Tribunale tra l’arroganza e la voce della libertà e delle garanzie. Basta che non trucchino le carte.

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