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In attesa di Giustizia: botti di fine anno

Chissà se a Capodanno assisteremo ad altre scene di giubilo dai balconi di Palazzo Chigi? La legge finanziaria è in via di approvazione in “zona Cesarini” e ce la dovrebbe fare, evitando il problematico esercizio provvisorio di bilancio; ci sarà poi da attendere il via libera definitivo da Bruxelles a gennaio inoltrato e la declinazione di una quantità di decreti attuativi. Forse niente botti di fine anno per questo motivo e, forse, la delicatezza del momento ha fatto passare in secondo piano l’approvazione del c.d. “Spazzacorrotti”: la complessa disciplina che rielabora il palinsesto delle norme a contrasto dei reati contro la Pubblica Amministrazione.

In passato ne avevamo già trattato, quando era solo una bozza, ora meriterebbe approfondimenti non esauribili in un solo articolo ma – sin d’ora – è possibile considerare come ci sia poco da compiacersi per un intervento che, ancora una volta, non va alla radice del problema per marginalizzare il fenomeno corruttivo bensì tocca, più che altro, lo statuto penale inasprendo le pene. Il che, come si è visto in passato, come l’esperienza insegna anche in altri settori del diritto punitivo, non impatta significativamente sulla riduzione degli illeciti.

D’altronde le linee guida di questo Governo sono chiare e irretrattabili: il Ministro della Giustizia, a proposito proprio dello “Spazzacorrotti” ebbe addirittura a dire, in fase di lancio del provvedimento, che “sarà molto difficile evitare il carcere anche in caso di sospensione condizionale”, con ciò alimentando la speranza che Babbo Natale gli abbia portato in dono un codice da rileggersi con attenzione prima di fare certe dichiarazioni.

O, forse, il Guardasigilli intendeva riferirsi ad una diversa – ben diversa – norma prevista dall’Ordinamento Penitenziario (di cui i pentastellati sono nemici acerrimi) che prevede limiti molto rigorosi alla fruizione di benefici per i colpevoli di determinati reati quali l’associazione mafiosa, il narcotraffico organizzato, la violenza sessuale.

Ora l’elenco è stato arricchito con i reati contro la Pubblica Amministrazione ma un legislatore quanto mai sciatto non ha fatto i conti con una necessaria armonizzazione del sistema creando confusione – non scenderemo qui in dettagli eccessivamente tecnici per i lettori – non solo con la legge penale sostanziale e processuale ma anche con riguardo alla giurisprudenza sia della Corte Costituzionale che della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Insomma, c’è poco da festeggiare, soprattutto per i cittadini e – tra questi – gli interpreti della legge: l’attesa di Giustizia non è nemmeno questa volta coronata positivamente tranne che, ai botti di fine anno, non si preferisca il tintinnare delle manette.

                                                                      

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