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In attesa di Giustizia: caccia al colpevole

Nei giorni del timore degli effetti collaterali e della dilagante, improvvisa, sfiducia nei vaccini in seguito ad alcuni decessi di persone vaccinate con AstraZeneca, la magistratura inquirente non ha perso l’occasione per una muscolare dimostrazione del proprio potere, dando avvio alla caccia al colpevole.

Il riferimento non è certo all’Autorità Giudiziaria che ha, responsabilmente, disposto il sequestro dei lotti sospetti di vaccino quanto al Procuratore di Siracusa che, in seguito alla morte di un ufficiale della Marina ha iscritto sul registro degli indagati una decina di persone tra personale medico ed infermieristico impegnato a livello locale nella campagna di somministrazione.

Iniziativa formalmente legittima seguita dalla notifica della informazione di garanzia:  “atto dovuto” come si suol dire in questi casi, volto a stimolare il diritto di difesa sin dalle prime battute di un indagine.

Già, ma la difesa da che? Ammettendo senza concederlo che sia stato commesso un reato, ciò potrebbe essere avvenuto a monte: nella produzione ovvero nella catena di distribuzione/conservazione del vaccino ma, a prescindere dal fatto che – allo stato – manca persino un principio di prova che qualcosa di simile sia accaduto, per quello che riguarda, a valle,  il personale sanitario non è ipotizzabile alcuna responsabilità.

Il nostro codice penale, infatti, prevede la scriminante (cioè a dire una circostanza, una condizione, che esclude la antigiuridicità della condotta) dell’adempimento di un dovere: e quello di somministrare il vaccino era ed è sicuramente un compito specifico dei sanitari.

Cose che si studiano al secondo anno di giurisprudenza e il Procuratore di Siracusa dovrebbe saperle…tuttavia, ormai è storia nota, così van le cose nel Paese del diritto dove è spesso buio fitto: un P.M., con buona pace di quello che cerca di sostenere a contrario Piercamillo Davigo, può indagare chi vuole e come vuole anche in assenza di un indicatore pur minimo della commissione di un reato.

Nel frattempo, l’“atto dovuto” determina ansia, spese, tempo da dedicare a difendersi a carico dei destinatari della informazione di garanzia esposti – per non farsi mancare nulla – ad un giudizio anticipato di condanna da parte dell’opinione pubblica.

Vero è che l’azione penale è obbligatoria ma esercitarla con prudenza dovrebbe essere suggerimento che il buon senso detta ad ogni Pubblico Ministero.

Gli accadimenti, anche sul versante giudiziario – che fa sempre audience – rischiano di determinare un diffuso senso di sfiducia nella campagna vaccinale di cui non si sentiva il bisogno dopo avere scampato l’effetto rebound della campagna pubblicitaria messa in campo da Domenico Arcuri prima di essere sostituito, discretamente interrotta dopo la messa in onda del primo inquietante spot di una serie di tre: duetto in chiaroscuro tra madre-figlia, in una RES, con la genitrice che sollecita la figlia a farsi vaccinare perché “deve volersi bene”.

Campione di zapping immediato verso altri canali nel brevissimo tempo della sua programmazione, questo capolavoro è stato firmato d Giuseppe Tornatore, la colonna sonora è di altro premiato con l’Oscar, Nicola Piovani, e c’è solo da sperare che all’ex Commissario Straordinario tutto ciò sia stato generosamente offerto e non pagato con denari pubblici meglio destinabili altrove. Rimane una quasi certezza visti gli sviluppi della campagna vaccinale e l’apertura del fronte giudiziario: sia mai che Domenico Arcuri, oltre che essere un paradigma del flop, porti anche un po’jella?

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