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In attesa di Giustizia: carnevale di Rio

Accingendomi a commentare alcuni eventi, una premessa è d’obbligo: se un giornalista riceve una notizia ha il dovere di pubblicarla. E se riguarda un personaggio pubblico ancora di più.

Il problema è che certe notizie non dovrebbero mai essere fatte esfiltrare: nè dagli inquirenti e nemmeno dai vari altri soggetti coinvolti nell’accertamento dei fatti e la violazione di questi obblighi non dovrebbe essere sanzionata alla stregua di un parcheggio abusivo perché l’indagine di per sé intacca l’onorabilità e neppure un’assoluzione contribuisce a diradare completamente le zone d’ombra lasciate dallo schizzo di fango.

Le indagini per certi reati la cui verifica si basa sulle sole dichiarazioni della parte offesa dovrebbero essere secretate e rimanere tali almeno fino al giudizio di primo grado.

Emblematico è quanto sta accadendo riguardo alla vicenda della presunta violenza sessuale attribuita ad uno dei figli di Ignazio La Russa: in questo caso è stato l’avvocato che assiste la ragazza a distribuire a piene mani notizie in favor di microfoni ed intervistatori, salvo ritirare la mano subito dopo aver gettato il sasso sostenendo che vi è e vi deve essere un riserbo massimo mentre le indagini sono in corso. Nella stretta osservanza di questa regola del silenzio da monaco benedettino ha preannunciato l’intenzione di citare lo stesso Ignazio La Russa che, con le sue affermazioni, sarebbe diventato testimone contro il suo stesso figlio: se anche così fosse, evidentemente gli sfugge la circostanza che i prossimi congiunti possono avvalersi (loro sì) del diritto al silenzio. Ma tutto quanto fa spettacolo e c’è già chi avanza la richiesta di dimissioni dalla sua carica del Presidente del Senato, bissando quelle invocate per Daniela Garnero meglio nota come Santanchè.

Quest’ultima, invece, sta passando la sua gogna mediatica (e non solo) grazie al tradizionale impiego, sin dal novembre scorso, della redazione del Corriere della Sera come casella delle lettere della Procura di Milano; il tutto non senza l’abituale confusione (un po’ ignorante e un po’ creata ad hoc ): ha ricevuto l’informazione di garanzia, anzi no, non è iscritta nel registro delle notizie di reato, anzi si e non ultima la bufala più potente secondo la quale sarebbe indagata per bancarotta che come crimine, in effetti, è bruttarello, fa certo “meno fine” del falso in bilancio che evoca una frode fiscale che non scandalizza quasi nessuno piuttosto che l’appropriazione e sperpero di denaro in danno dei creditori, dipendenti inclusi. Peccato che questo reato possa contestarsi solo ad avvenuta dichiarazione di fallimento di una società e non consta che “Visibilia” sia stata dichiarata fallita, anzi stia negoziando un concordato.

Nessuno dubita che per la sensibilità della carica ricoperta sia stato corretto chiedere che il Ministro del Turismo riferisse nella sua Camera di appartenenza su tali accadimenti. Magari poteva prepararsi un filo meglio nel chiarire certi aspetti tecnici piuttosto che dare ancora più fiato alle trombe di chi sta preparando una mozione di sfiducia. Sarà quale, la sesta, la settima da inizio legislatura? Tutte andate a vuoto. L’opposizione dovrebbe sapere tre cose: che il suo ruolo è proporre alternative all’azione della maggioranza con critica costruttiva, che una richiesta di dimissioni non si fa se non si hanno i numeri (ma se si fa significa che non si hanno idee) ed è un fuor d’opera alimentare questa sorta di Carnevale di Rio ogni volta che – in mancanza d’altro – c’è la possibilità di ricorrere allo sputtanamento dell’avversario invece di dire o fare “qualcosa di sinistra”. Attenzione, poi, ad operazioni “politiche” di bassa macelleria perché il “banco del taglio” è lo stesso che un domani può ospitare chi ama frequentarlo da primattore e non da vittima.

Per concludere, una nota quasi di buonumore con una carnevalata giudiziaria: la Procura di Genova ha contestato anche il tentato omicidio ad un avvocato che, in base a quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, avrebbe sottratto i soldi all’anziana di cui era amministratore di sostegno e, secondo gli inquirenti, avrebbe pure commissionato ad un’amica maga un rito vudoo con delle candele nere, proprio per sbarazzarsi della signora che accudiva. Un simile reato è definito “impossibile” dallo stesso codice ma secondo il P.M. serve a valutare la personalità.

Contestazione quanto meno insolita, anche per offrire prova di pericolosità di un soggetto; chiaramente non è punibile avere fatto ricorso a candele e magia nera per intentare un omicidio e però viene da chiedersi, a questo punto, perché non sia indagata anche la fattucchiera.

Con le carnevalate più o meno divertenti per questa settimana è tutto: la Giustizia può attendere, magari la settimana prossima andrà meglio: ma non è affatto certo.

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