In attesa di Giustizia: fantasia al governo
Uno dei tanti delicatissimi compiti affidati ai magistrati è la motivazione tanto delle loro richieste – quando si tratta di Pubblici Ministeri – che delle loro decisioni nel caso dei giudicanti e cioè dire devono esporre le ragioni che le sorreggono descrivendo il percorso conoscitivo e l’analisi delle prove che, a sua volta, deve risultare immune da vizi di logica, contraddizioni, omissioni di evidenze.
E qui viene il bello, si fa per dire, per la fantasia non sempre sana che viene impiegata: basti dire che una volta, appena approdato in Cassazione, Piercamillo Davigo, durante una conversazione, affermò “che fatica che a volte bisogna fare per salvare delle sentenze insalvabili”. Ma stiamo parlando del campione del giustizialismo, fortunatamente pensionato, che di quella fantasia abbondava.
Le “chicche” peraltro continuano a non mancare ed un esempio recente è questo con il quale si è deciso che se un avvocato non può leggere gli atti di un processo si tratta di trascurabile cosa.
L’argomento è stato affrontato alla sesta sezione penale della Cassazione, sentenza depositata il 2 maggio, esaminando l’ennesima forzatura, priva di buon senso, di un Tribunale prima e di una Corte di Appello poi che hanno negato la sussistenza di legittimo impedimento ad un difensore che aveva chiesto rinvio di udienza certificando di essere affetto da un “riacutizzarsi della miodepsia in occhio sinistro con esiti di distacco posteriore del vitreo con calo visivo e deficit di concentrazione”; raccomandati sette giorni di riposo assoluto evitando sia la lettura che la scrittura.
Secondo i giudici di merito l’avvocato non avrebbe comunicato immediatamente quell’impedimento e la patologia documentata non “avrebbe esposto il legale ad un rischio grave per la propria salute” in quanto, in quella udienza, si sarebbero solo dovuti ascoltare dei testimoni. Poco importa, quindi, se nei giorni precedenti non è stato possibile preparare il controinterrogatorio rileggendo atti e documenti, poco male se l’avvocato non può confrontare ciò che viene riferito a voce con quanto verbalizzato in precedenza e poco male anche se la sua patologia peggiora perché deve fare gli sforzi sconsigliati in un’aula.
La sesta sezione, una delle migliori della Corte di Cassazione, ha accolto il ricorso contro queste bestialità ritenendo – in particolare – che l’impedimento fosse stato comunicato tempestivamente come prevede la legge: in questo caso la certificazione medica era datata un venerdì 22 gennaio e depositata il lunedì successivo ma i primi giudici avevano preteso ben diversa e fulminea attivazione…come se fosse possibile credere che nel week end (a prescindere dai momenti di chiusura totale al pubblico) le cancellerie fossero aperte alla bisogna ed i giudici in anelante attesa di ricevere una pec con siffatta comunicazione.
Ma passiamo ad un diverso esempio ed alla fantasiosa motivazione che viene stesa dal Consiglio Giudiziario di Milano a vantaggio…ma – vedi un po’ – di un Pubblico Ministero. Per chi non lo sapesse, il Consiglio Giudiziario è una sorta di C.S.M. “periferico” che si occupa di valutazioni dei magistrati locali da inoltrare, poi, al Consiglio Superiore per quanto di sua competenza: come nel C.S.M., nel Consiglio Giudiziario ci sono anche avvocati ma qui non hanno voce in capitolo se non per quanto riguarda i Giudici di Pace (che, a loro volta sono avvocati che svolgono la funzione a titolo onorario).
Parliamo di quel Fabio De Pasquale che la settimana scorsa abbiamo visto annaspare in una improbabile difesa di sé davanti al Tribunale di Brescia che lo sta giudicando per avere occultato prove a favore di imputati al fine di ottenerne la condanna. Ingiusta, c’è bisogno di dirlo?
Ebbene il nostro uomo è in corsa per vedersi confermare il ruolo di Procuratore della Repubblica Aggiunto per altri quattro anni ed il Consiglio Giudiziario ha espresso un apprezzamento che sarà trasmesso a Roma: è ben vero che la condotta di De Pasquale è da considerarsi “non imparziale” (il termine esatto sarebbe ben altro…), tuttavia si tratta di episodi legati ad un solo processo che non intaccano i requisiti di imparzialità ed equilibrio richiesti dalla legge. Peccato che queste innocenti marachelle siano costate un patrimonio allo Stato per imbastire un monumentale processo finito nel nulla esponendo la Procura di Milano ad una figuraccia di livello planetario, peccato che sia stato dimenticato il parere negativo originariamente espresso dal Procuratore Facente Funzioni, Riccardo Targetti, un gentiluomo andato in pensione, peccato che avere uno dei vertici dell’Ufficio sotto processo (forse, presto condannato per come stanno andando le cose a Brescia) non sia esattamente il fiore all’occhiello della Procura ma, probabilmente, stiamo assistendo una volta di più ad uno di quei giochetti tra correnti della magistratura, ad uno scambio di favori ed una motivazione fantasiosa aiuta.
Come direbbe Cicerone: le malattie dell’anima sono più pericolose di quelle del corpo.